Inserita in Cultura il 24/12/2017
da Direttore
All’interno della Casa Circondariale di Trapani è stato inaugurato un monumento in ricordo dell’agente di Polizia Penitenziaria Giuseppe Montalto
23.12.2017,ricorrendo il 22° anniversario dell’omicidio, all’interno della Casa Circondariale di Trapani è stato inaugurato un monumento in ricordo dell’agente di Polizia Penitenziaria Giuseppe Montalto. Il monumento, un mezzo busto raffigurante l’agente,realizzato dalla scultrice Nadia Brucia posto sopra un blocco di marmo donato dalla Ditta Pellegrino Marmi di Custonaci è stato realizzato all’interno del Piazzale del San Giuliano. Dietro il monumento campeggia una significativa frase di Giovanni Falcone “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che c osti, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana” . A ricordare il collega Montalto, oggi, c’erano autorità civili e militari, colleghi, delegazione regionale dell’Associazione nazionale Polizia Penitenziaria, di Libera, la moglie di Montalto – Liliana Riccobene - una delle due figlie e i fratelli di Montalto. Il comandante di reparto della Polizia Penitenziaria di Trapani, Giuseppe Romano, prima di dare inizio alla cerimonia ha letto dei messaggi di Autorità non presenti per precedenti impegni assunti, tra cui il messaggio del Capo del Dipartimento Amm.ne Penitenziaria Santi Consolo; il direttore Renato Persico poi ha dato inizio alla cerimonia rivolgendo un saluto ai presenti e spiegando il valore del ricordo e del monumento realizzato ad imperitura memoria. Toccanti le parole dell’ispettore Maurizio Santo che fu collega di Montalto prima nel carcere Le Vallette a Torino e poi all’Ucciardone. “………di lui ricordiamo l’impegno, la tenacia, il suo essere speciale in tutto quello che faceva. In quel periodo a Palermo lavoravamo in maniera massacrante, senza contare giorno e notte, per assicurare il rispetto delle regole del 41 bis in condizioni davvero difficili. Nessuno di noi, però, immaginava che si potesse arrivare ad un fatto gravissimo come l’uccisione di un poliziotti penitenziario. Forse fu un errore, a quel tempo, permettere che quei mafiosi tornassero così vicini a casa loro, dove intendevano continuare a spadroneggiare. E’ andata poi come sappiamo: hanno preso un ‘angelo’ e lo hanno fatto fuori”. Il responsabile provinciale di Libera, Salvatore Inguì, ha sottolineato l’importanza, non soltanto di ricordare e onorare qualcuno che non c’è più, ma è importante continuare a raccontare quella storia perchè gli orrori della mafia vengano guardati dalla parte di chi li ha subiti semplicemente perchè ha scelto di compiere il proprio dovere. “Oggi non ricordiamo qualcosa che appartiene, dopo tanto tempo, alla storia – ha detto il giornalista Rino Giacalone prima di leggere alcuni passaggi della sentenza di condanna del sicario Vito Mazzara – ma parliamo di cose ancora attuali. Chi pensa di ammorbidire il regime carcerario del 41 bis per i mafiosi dovrebbe ricordarlo”. A scoprire il monumento è stata la vedova, Liliana Riccobene, che poco prima, anche se tra le lacrime, aveva voluto rivolgere alcune parole ai presenti. Parole semplici e forti, che hanno destato commozione. Poi il momento della preghiera e la benedizione impartita dal cappellano del carcere, don Francesco Pirrera, e la chiusura in musica affidata alle struggenti note del violoncello del maestro Enzo Toscano che ha eseguito un brano scritto appositamente in memoria dell’agente ucciso.
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