Inserita in Cultura il 25/08/2017
da Direttore
“Teresa Fardella: l´umile nobiltà” Sabato 26 Agosto 2017 Ore 21.00 Teatro Giuseppe Di Stefano
- Sabato 26 Agosto 2017, alle ore 21.00, presso il Teatro “Giuseppe Di Stefano” di Trapani, andrà in scena “Teresa Fardella: l´umile nobiltà”, un’opera incentrata sulla vita della trapanese Teresa Fardella, nata nel 1867, che distinguendosi dalla “massa” ha tentato per tutta la vita di coniugare le necessità soffocanti del proprio ruolo sociale con il vivere sempre e fino in fondo nell´attimo presente, nell´ hic et nunc ovvero nell´immediato della propria esistenza. Dopo una vita dedita ai bisogni della società, muore il 26 agosto 1957 e a tutt´oggi le sue spoglie riposano presso la Chiesa dell´Addolorata di Trapani.
L’evento è organizzato dall´Istituto Incoronata di Erice in collaborazione con l’Ente Luglio Musicale Trapanese, il Servizio diocesano per il progetto culturale (Progetto Axis) ed il Teatro Instabile di Sicilia (TIS). Drammaturgia di Maria Enrica Sanna e Ivan Alabrese, di quest’ultimo anche la regia, con Rosaria Bonfiglio, Emanuele Campo, Silvia Donato, Eleonora Modica, Filippo Rosario Peralta e la partecipazione straordinaria di Martina Fazio.
Biglietti - Costo del biglietto 3.00 euro con prevendita presso botteghino dell´Ente Luglio Musicale Trapanese o presso Istituto Incoronata Via Argenteria, Casa Santa – Erice.
NOTE DI REGIA Questa “opera scenica” ha come fonte d´ispirazione la biografia di una trapanese nata il 24 maggio 1867 che distinguendosi dalla “massa” ha tentato per tutta la vita di coniugare le necessità soffocanti del proprio ruolo sociale con il vivere sempre e fino in fondo nell´attimo presente, nell´ hic et nunc ovvero nell´immediato della propria esistenza. Dopo una vita dedita ai bisogni della società, muore il 26 agosto 1957 e a tutt´oggi le sue spoglie riposano presso la Chiesa dell´Addolorata di Trapani. Per questi motivi, prescindendo dai valori di ciascuno di noi, Teresa Fardella, la sua vita sociale ed interiore (di cui particolarmente si occupa quest´opera), rappresenta per ogni trapanese un´occasione per mettersi in discussione. È esempio di altissimo senso civico, di come ciascuno dovrebbe rapportarsi all´evanescenza del tempo che scorre, sfuggendo a quello che in molti casi è divenuto un “sepolcro domestico” anziché il focolare familiare, superando l´apatia del quotidiano – luogo comune e verità che ci pregiudica tutti! - nel tentativo di vivere davvero quell´attimo che sublimi la nostra esistenza e aspirando a vivere anziché a lasciarci vivere trascinati dalla “macchina di montaggio” sociale che ci tiene imprigionati, in balìa degli eventi. Il presente scritto drammaturgico è un lavoro di ricerca “sincera” attraverso il quale l´attore aspira continuamente ad allontanarsi dal proprio “io” per tentare di immergersi nei diversi “alter-ego”. In particolare per quanto riguarda i “mistici”, questi non fanno altro che cercare di disfarsi del proprio ego, di rinnegare sé stessi, per tentare di superarsi pur di unirsi e confondersi con l´Essere Divino.
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