Inserita in Cultura il 22/05/2017
da Direttore
«MISSIONE MOZIA»: SI RINNOVA IL PROGETTO SOCIALE PER GLI SCAVI
Ghana, Costa d´Avorio, Iran, Mali, Pakistan e Guinea. Provengono da questi Paesi i giovani migranti - ospiti di alcuni centri accoglienza Sprar trapanesi - che collaboreranno nella nuova campagna scavi a Mozia, l´isola fenicia di Marsala. Si rinnova così il progetto sociale per la “missione archeologica” nella Laguna dello Stagnone condotta dall’Università di Palermo, di concerto con la Soprintendenza di Trapani e l´Amministrazione Di Girolamo. Una sinergia a beneficio della ricerca scientifica e con una connotazione sociale, tenuto conto che agli Enti istituzionali si affianca il Consorzio “Solidalia”, anch´esso partner del Protocollo d´Intesa che agevola l´integrazione nel territorio dei richiedenti asilo selezionati. Questi sono giovani maggiorenni (18/30anni), con un buon grado di istruzione (uno è pure laureato in Ingegneria meccanica) e qualcuno parla pure due lingue (oltre quella del Pese d´origine). A Palazzo Municipale, il prof. Gioacchino Falsone (Ateneo palermitano) e l´archeologa Rossella Giglio (Soprintendenza) – che hanno illustrato il progetto - sono stati accolti dall´assessore Clara Ruggieri che ha avuto parole di apprezzamento per la nuova campagna scavi: “Il progetto consente ai giovani di colore di vivere un´importante esperienza formativa. Li vedo motivati ed entusiasti per questa attività lavorativa volontaria che, sono certa, li arricchirà sotto il profilo sociale e culturale”. Come hanno comunicato gli archeologi Falsone e Giglio, la campagna scavi nell´isola di San Pantaleo avrà la durata di circa 7 settimane (fino a metà del prossimo luglio), proseguendo i lavori dello scorso anno nella zona K (cd. “cappiddazzu”), luogo di ritrovamento della statua del “Giovanetto”. Interessante il fatto, come hanno evidenziato Sabrina Accardo e Loredana Danese (Consorzio “Solidalia”) nel corso dell´incontro, la candidatura del progetto sociale “Missione Mozia” - che vede assieme archeologi, antropologi, ricercatori, laureandi, studenti e giovani migranti – al riconoscimento comunitario quale esperienza di “buona prassi” (best practice).
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