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Inserita in Tempo libero il 11/04/2017 da Direttore

SiciliAntica e ATC a Pietraperzia per “Lu Signuri di li fasci”, una delle commemorazioni più suggestive della Pasqua in Sicilia

SiciliAntica
Venerdì 14 Aprile 2017, nell’ambito del “Progetto Conoscenza”, SiciliAntica e ATC, l’Associazione che viaggia, organizzano una visita guidata a Pietraperzia per “Lu Signuri di li fasci”, una delle commemorazioni più suggestive della Pasqua in Sicilia. La partenza è prevista alle ore 15,00 da Palermo e Termini Imerese. Dopo l’arrivo a Pietraperzia è prevista la visita guidata al centro storico. Si parte dalla Piazza Vittorio Emanuele con il Chiostro dell’ex Convento di Santa Maria, attiguo alla Chiesa di Santa Maria di Gesù, sorto nel 1636. Il chiostro è abbellito da archi e colonne in pietra. Appena fuori dall’ex convento si trova il Teatro comunale con una interessante facciata, edificato nel 1927: sculture dei mensoloni, dei portali e dei mascheroni furono eseguite dall’artista Matteo Di Natale. Sempre in piazza si trova la Chiesa di San Rocco, edificata dopo il 1624, quando in preda alla carestia e alla peste la popolazione si rivolse al santo ricevendone la grazia. S. Rocco in quell’occasione fu proclamato patrono di Pietraperzia, al posto di S. Nicolò di Bari. All’interno è possibile ammirare una tela dell’Immacolata con S. Rocco e S. Sebastiano, d’autore ignoto, alcune statue lignee, come quella di S. Rocco, dell’Immacolata, S. Sebastiano ed un Crocifisso. Tra la piazza Matteotti e la via S. Nicolò sorge il Palazzo Tortorici, progettato dall’architetto Ernesto Basile e costruito, verso la fine del 1880, utilizzando pietra arenaria rossa. In Piazza Matteotti si visita la Chiesa del Rosario, unico edificio religioso a croce greca della diocesi di Piazza Armerina, con l’altare maggiore al centro. I vari elementi dell’interno sono collegati tra loro da archi e piastrini. La struttura è arricchita da stucchi, affreschi, marmi preziosi, tele e statue lignee. Si giunge così alla Chiesa Madre, costruita sull’area dove sorgeva una Chiesa medievale che Matteo Barresi, Marchese di Pietraperzia, fece abbattere nel 1530, per costruirne un’altra che incorporò alla precedente. La chiesa è a croce latina a tre navate, con archi poggianti su pilastri con cappelle laterali. Il soffitto è arricchito di cassettoni in stucco con rosoni e fogliami. Splendido l’altare maggiore, che si eleva sul coro di tre gradini rispetto alla navata centrale, dove troneggia tra colonne e stucchi, un quadro firmato Filippo Paladino del 1604. Si visita poi la Chiesa della Caterva di cui si possono notare alcuni muri dell’antica struttura cinquecentesca che formavano la parte absidale di un precedente edificio trecentesco. Dell’antica chiesa non si è salvato nulla. L’attuale edificio, sorto successivamente, era probabilmente la cripta della chiesa cinquecentesca. Originariamente questa era chiamata delle “anime sante” e si venera ancora un crocifisso di stile bizantino. Proseguendo si passa davanti il Palazzo del Governatore, con una grandissima balconata d’angolo sorretta da mensoloni in pietra arenaria come i portali, con sculture antropomorfe e fogliami. Si giunge alla Chiesa del Carmine ad unica navata, oggi famosa perché in essa si conserva il Crocifisso che viene portato in processione il Venerdì Santo, opera in legno di uno scultore della famiglia Matinati di Messina.
Alle ore 20,00 dalla Chiesa del Carmine prende inizio la Processione di “Lu Signuri di li fasci”, una delle commemorazioni più suggestiva dei riti della Pasqua in Sicilia. L’anima di tutta la manifestazione è una trave di legno di cipresso di circa nove metri di altezza che viene innestata su una base cubitale in legno di rovere detta “vara”. Essa viene portata all’esterno della chiesa verso il tramonto e lasciata in posizione orizzontale, mentre nella parte alta della trave viene apposta una struttura metallica di forma circolare. Di lì a poco i fedeli si avvicinano alla croce e cominciano ad annodare al cerchio 200 fasce di lino bianco della lunghezza di circa 32 metri e della larghezza di circa 40 centimetri. La funzione delle fasce sarà quella di consentire ai fedeli di mantenere in equilibrio la lunga asta di legno durante il percorso processionale. Le fasce bianche, una volta alzata la lunga trave, che diventano fluorescenti per il riflesso della luce delle lampade impiantate sull’asse verticale della croce, viste da lontano danno ai presenti la sensazione di assistere ad un avvenimento miracoloso: la visione di una montagna alta e innevata, con sulla cima un Crocifisso che si muove da se. Poco prima dell’inizio della processione viene posto, sulla sommità della croce, l’antico crocifisso. Commovente il suo sincronico passaggio da una mano all’altra (“passamànu”) dei confrati, disposti a catena dentro la chiesa del Carmine: ciò al fine di far pervenire il Crocifisso all’esterno dell’ingresso della Chiesa dove già la croce è pronta per essere innalzata. Ai piedi del Cristo in croce viene posto un globo a vetri colorati, simbolo del mondo e delle sue diversità, dominato dalla potenza salvifica di Cristo. Questo globo viene internamente illuminato da 4 lampade che ne fanno risaltare la sua policromia. Particolarmente suggestivo il momento della “alzata” dell’alta trave: un confrate batte tre colpi sulla “vara” e in un guizzo di luce bianca la Croce è posta in posizione verticale pronta per iniziare la processione: alla sua perfetta riuscita viene attribuito un significato beneaugurate. Invece l’artistica urna col Cristo morto che segue la processione, viene portata a spalla da alcuni confrati incappucciati, mentre altri li affiancano lateralmente tenendo in mano una torcia. La processione, aperta dalla Confraternita del Soccorso, segue un ordine prestabilito e consolidato nel corso dei secoli. Il fercolo di “lu Signuri di li fasci” inizia la processione, con una perfetta sincronia dei fedeli (circa cinquecento tra portatori e possessori di fasce) che ne consentono il movimento. Sul sagrato antistante la Chiesa Madre viene invece portato dalle donne il fercolo dell’Addolorata, che attenderà il passaggio per accodarsi e chiudere la processione

 

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