Inserita in Tempo libero il 07/04/2017
da Direttore
Intervistato il giramondo Janus River dai giovanissimi giornalisti dell´Istituto «Renato Guttuso»
Ottantatré anni, una origine russo-polacca, biondo, occhi azzurri, molto più giovane dell’età che ha, un entusiasmo invidiabile, ha incontrato, anche a Carini (da qualche settimana gira la profumata Sicilia, gli alunni dell’Istituto Comprensivo Renato Guttuso presieduto dal prof. Luigi Cona che lo hanno accolto, nel plesso Vanni Pucci, con molta curiosità, cordialità e, principalmente, interesse. Al termine dell’incontro ufficiale, nel giardino della scuola, lo abbiamo incontrato in Classe, la IIA, trasformata in una redazione giornalistica, dove, su sollecitazione dei giovani giornalisti, ci ha raccontato qualche ulteriore “chicca” del suo lungo e interminabile viaggio. Ha precisato che quella di Carini è solo una tappa e che ancora c’è tanta strada da percorrere. Curiosità ne avete? Ha domandato Mr River. Certamente, ha risposto Pietro Ventura, alunno e giornalista in erba, insieme agli altri compagni, della II sezione “A”, che ha chiesto al non più giovane ospite di raccontarci un poco del suo passato. Ed a turno, dopo Pietro, anche tutti gli altri alunni, giovanissimi ma tanto interessati al mondo e al nuovo. Come ha detto Irene Vallone, all’eccezionale. Ma eccole le domande dei nostri 25 giornalisti: Alagna Eleonora, Carcioppolo Filippo, Carioti Giorgio Maria, Chilà Aurora, Crucillà Antonino, Cucuzza Leandra, Di Mercurio Vita, Genova Mattia, Giambanco Salvatore, Giugno Nicholas, Greco Marco, Lo Piccolo Asia, Lorello Emanuele, Maltese Serena,Marotta Sofia, Mazzola Alice Pia, Mazzola Asia Maria, Mortillaro Giuseppe Salvatore, Pirrotta Riccardo, Pumo Giorgia, Richichi Domenico, Tedesco Giuseppe, Vallone Irene, Vattiato Federico, Ventura Pietro. Puoi farci un accenno di chi sei e di come è nata la passione per la bicicletta? «Un giorno ho deciso, dall’oggi al domani, di lasciare tutto, di non chiamare più nessuno, di dare un taglio al mio passato e di raggiungere Roma per, solo dopo fare il giro del mondo». Quando sei partito? «Sono partito il 30 dicembre del 1999, cioè 18 anni fa». Da dove? «Naturalmente dalla Capitale. Era a Roma che vivevo e lavoravo». Dunque, da dove è iniziato il viaggio? «Proprio da qui, dalla bellissima Roma, è iniziato il mio viaggio in bicicletta». Quando esattamente? «Era il 1° gennaio 2000”». Ma perché ha deciso di partire? Con quale obiettivo? «Il mio obiettivo erano, e ancora lo sono, 152 paesi in tutti e cinque i continenti». Ed adesso quanti continenti ha visitato? «Per la verità 3 e me ne restano ancora 2». Cosa ha visitato e cosa ha visto? Chi ha incontrato in questi lunghi anni? «Nei continenti che ho visitato, ho avuto l’opportunità di incontrare tante persone, ma in maniera particolare, ed è questo che mi dà la forza d’andare avanti, milioni di bambini delle scuole». Come trova l’accoglienza in Sicilia? Le piace? «Buoni gli aranci e i mandarini che raccolgo per strada. Siete un popolo stupendo e principalmente accogliente. Strepitosa l’accoglienza». Dove dorme? «Ogni città mi ha ospitato con cordialità. Tutti i sindaci mi hanno ospitato in hotel o b & b per trascorrere la notte, ma io preferisco continuare a dormire nel mio sacco a pelo e sempre e comunque senza tenda». Mr River, ci racconti come è iniziata la tua esperienza di cicloviaggiatore? «Come dicevo prima, è nato tutto per caso. Dopo le motivazioni interiori, la voglia di cambiare vita. Ho cominciato a pedalare e pian piano ho capito le potenzialità del mezzo che congiuntamente al mio interesse di scoprire ha dato vita a questa passione». Secondo noi i viaggi in bici per l’ignoto hanno un gusto più intenso. Qual è la motivazione dietro questa scelta? «Per dare un senso di completezza ai viaggi bisogna sempre augurarsi l’ignoto. E diciamo che tra foreste, animali selvatici, paure diurne e notturne, il gusto per l’ignoto né sempre il mio migliore amico». Qual è il viaggio che ricordi con più affetto e perché? E quello meno affascinante? «Sinceramente questo viaggio mi ha fatto provare, in ogni momento e in ogni continente visitato, grandi emozioni e ricordi bellissimi che tengo nel cuore, costantemente. E questi viaggi diventano, la notte, immagini meravigliosi. Direi che ogni cosa mi ha gratificato, sia per la bellezza dei luoghi visitati che per i contatti umani che un cicloviaggiatore suscita nelle persone. Voi ne siete una testimonianza. Da Roma a Capo Nord, dal Congo alla Sicilia, per ogni chilometro percorso tante emozioni da ricordare e, principalmente, da raccontare a voi giovani. Vi voglio educare alla curiosità e al gusto pe la natura». Viaggi sempre da solo? Se sì, perché? «Ho sempre viaggiato da solo, naturalmente, per scelta. Trovo che si gusti meglio e più intimamente l’avventura. E da lì è più facile affinare la conoscenza di se stessi. Il cavarsela da soli in situazioni particolari come dover preferire una via invece di un’altra ovvero saper selezionare le informazioni date dalle persone portano ad accrescere la convinzione dei propri mezzi». Come ti definiresti? Cicloviaggiatore, cicloturista, cicloesploratore? «Senza incertezza nel mio piccolo rispondo cicloesploratore. Ho sempre adorato l’avventura e essere il protagonista delle mie scoperte». Dunque? «Con le due ruote a pedali ho raggiunto questo obiettivo». Il tuo sogno? «Attraversare il più grande paese del mondo, l’Asia, con molte etnie, tutte da scoprire, inseguendo un’opera colossale che ritengo essere un’esperienza fantastica, da sogno appunto. Speriamo di farcela. Gli anni corrono velocemente e io divento vecchio». Preferisci muoverti leggero, lasciando il superfluo, mi pare. Vero? Si. Certo. Lo avete visto. Una bicicletta con quasi nulla come bagaglio. Mi organizzo in base all’esperienza che devo affrontare, Capo Nord non è come andare a Roma e il Cammino di Santiago non sono i Balcani. Quindi a volte sono per la tenda e il sacco a pelo mentre altre volte no. Di sicuro faccio tesoro delle esperienze di altri cicloviaggiatori
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