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Inserita in Cultura il 22/08/2016 da REDAZIONE REGIONALE

A SEGESTA L’ORRORE DEL CONFLITTO DI TROIA “LE TROIANE”DI SENECA – RIADATTATO DA GIUSEPPE ARGIRÒ

A
Mercoledì 24 Agosto di scena a Segesta uno dei capolavori della drammaturgia senechiana – “Le Troiane”. In questo testo riadattato e diretto da Giuseppe Argirò, viene rappresentato il dramma e l’orrore del conflitto di Troia.

“Uno dei capolavori di Seneca, dove i protagonisti sono i vinti – ricorda Giuseppe Argirò - le donne troiane che, testimoni di un eccidio etnico e culturale, simboleggiano la parte più vulnerabile della società, colpita senza pietà dalla guerra. Una tragedia che racconta l’olocausto dei popoli e l’insensatezza della violenza, principio disgregante dell’universo, evidenti sono le analogie con l’oggi”.
Un testo quello riadattato da Argirò - che sembra ripercorrere la realtà e quanto di più barbaro sta accadendo in diverse parti del mondo.

“Le Troiane costituiscono l’espressione migliore del talento drammatico di Seneca, - prosegue Giuseppe Argirò - contravvenendo all’idea di una scrittura priva di azione. L’autore latino si emancipa dal modello euripideo, rappresentando con maggiore decisione l’orrore del conflitto sullo sfondo della città distrutta”.

Così la città di Troia potrebbe essere qualsiasi altra città del Medio Oriente – come Palmira per esempio, rasa al suolo dagli appartenenti all’Isis o ancora una qualunque città che al momento si trova al centro di un conflitto, di una guerra.
Un testo questo, proposto da Argirò, di una modernità sconvolgente e con analogie con quanto sta accadendo, davvero impressionanti.



Teatro Antico – 24 agosto, ore 19.15

LE TROIANE di Seneca
Regia e drammaturgia: GIUSEPPE ARGIRÒ
Con:Renato Campese, Paola Lorenzoni, Cinzia Maccagnano, Maurizio Palladino, Alberto Caramel, Silvia Falabella
Note:
Uno dei capolavori di Seneca che ha per protagonisti i vinti e le donne di Troia in quanto rappresentanti della parte più vulnerabile di una società colpita dalla guerra. Una tragedia che, con più decisione rispetto al modello euripideo, racconta l’olocausto dei popoli e l’insensatezza della violenza: le analogie con il nostro contemporaneo sono evidenti. Troia potrebbe essere oggi qualsiasi città del Medio Oriente: potrebbe essere, ad esempio, quella Palmira devastata dal terrorismo islamico, potrebbe essere una città siriana sotto le bombe. L’attualità della tragedia non potrebbe essere più chiara.
Si mettono in scena alcune delle pagine drammaturgiche più struggenti di sempre, che parlano della l’ineluttabilità e della recidività della storia umana, che accusano dolorosamente l’indifferenza degli deidi fronte al triste spettacolo del mondo.

A Segesta poi, dopo tanto orrore e sofferenza, arriva la più bella storia d’amore di Shakespeare … spettacolo questo realizzato per il Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2016 …
Al Teatro Antico – 26-27-28 agosto, ore 19.15
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Di W. Shakespeare
Regia:NICASIO ANZELMO
Con: Margherita Mignemi, Plinio Milazzo, Massimo Giustolisi, Giuseppe Bisicchia, Elisabetta Alma, Giorgio Musumeci, Lucia Fossi, Giovanni Strano, Alessandro Burzotta, Marta Cirello, Michele Arcidiacono, Roberta Andronico, Luigi Nicotra, Irene Tetto, Pietro Casano.
Coreografie:BARBARA CACCIATO
Costumi:Nicoletta Sammartano
Aiuto alla regia: Roberto Oliveri
Realizzazione Costumi: Mela e Rosa Rinaldi
Produzione:Teatro Della Città

Note:
“ … il fiore dell’amore svanito“ - la freccia di Cupido, nello sbagliar traiettoria colpisce facendolo diventare rosso vermiglio – che confonde la ragione, il razionale con l’irrazionale e causa di tutti i subbugli dell’inconscio degli esseri umani, è il protagonista assoluto di questo capolavoro shakespeariano.
Due luoghi d’azione: il primo luogo Atene, dove regna Teseo (non a caso uno dei più famosi seduttori della mitologia greca) che si accinge a sposare Ippolita ( non a caso la regina delle amazzoni), dopo averla sconfitta in battaglia. Il secondo luogo d’azione la foresta dove, in una furibonda perenne lite amorosa, regnano Oberon e Titania sovrani, di una corte di fate e folletti.
Atene è il luogo del quotidiano, della razionalità, dell’ordine; la foresta il luogo dell’irrazionale, dove tutto diventa possibile e gli istinti si scatenano e la realtà diventa illusoria e inafferrabile come un sogno. Fra i due luoghi si muovono ed agiscono, su racconti paralleli, i quattro innamorati e i rozzi artigiani. Ciascuno di loro con storie e finalità diverse, chi per ritrovare se stessi negli affetti e le proprie passioni, chi per ritrovare fama, gloria e denaro: ma tutti alla ricerca della propria stabile identità.
In questa magica foresta, complice gli incantesimi di Puck, tutto si dissolve, tutto si complica tutto diventa illusione. Un magico luogo in cui l’erotismo si rafforza con la passione e produce turbamento fino a penetrare nella profondità dei cuori rischiando di minare le basi stesse della civile convivenza tra gli uomini. La luce fa disperdere i fantasmi inquietanti che la notte ha evocato tra i poeti, gli innamorati e i pazzi coi i “ cervelli in ebollizione e fervide fantasie ”. Si rischia di rimane emarginati dal mondo se la luce del giorno non interviene a raffreddare cervello e fantasie e a ridare al mondo ordine ed equilibrio. Ma quando sembra che il corso delle cose siano rientrate nel loro equilibrio, ecco che ritorna la notte e i fantasmi inquietanti delle passioni, che la luce sembrava di avere domato. Un capolavoro shakespeariano che racconta di un mondo dove i fantasmi dell’irrazionale sono necessari e benefici per la razionalità che ci accompagna. Un esplorazione divertente e spesso comica negli abissi dell’inconscio in un allestimento semplice e leggero come semplice e leggera è la scrittura del Bardo.

Teatro Antico – 30 agosto, ore 19.15
GIULIO CESARE
di W. Shakespeare
Regia:NICOLA ALBERTO OROFINO
Con:
Alessandra Barbagallo, Egle Doria, Alice Ferlito, Cinzia Maccagnano, Carmela Buffa Calleo, Emanuele Puglia, Valerio Severino, Sebastiano Sicurezza
Scene:Federica Buscemi
Luci e fonica:Maria Grazia Pitronaci
Produzione: Etna ‘Ngeniousa - XXIin Scena

Note:
Forse uno dei più perfetti drammi politici mai scritti, Giulio Cesare di W. Shakespeare narra gli ultimi giorni di vita del dittatore, il suo assassinio, e le conseguenze politiche della congiura. Un testo denso di teorie, di dottrine e di realpolitik. Eppure l’autore sembra non esporsi mai.
La necessità di rappresentare questo straordinario dramma politico è del tutto evidente: esso potrebbe rispondere all’urgenza di analizzare i meccanismi (che spesso ci appaiono viziati)della politica di oggi,la quale affida sempre più spesso ruoli istituzionali importanti a star televisive, cantanti e subrette e che fa dell’avvenenza femminile uno strumento per far carriera.
Uno spettacolo che ha a cuore il dibattito sulla presenza femminile nelle istituzioni del nostro paese e il problema della democrazia paritaria. Le cause della scarsa rappresentanza femminile sono sicuramente anche storiche – le donne votano solo dal 1946 e solo da allora possono accedere a cariche pubbliche – tuttavia il regista è convinto che sulla cosa pesino di più ragioni culturali e sociali e pregiudizi che spesso non vengono nemmeno ammessi.
Sono queste le ragioni che hanno portato Nicola Alberto Orofino a scegliere proprio delle donne per interpretare il ruolo dei congiurati. L’uccisione del maschio/Cesare diventa un estremo atto di ribellione che sintetizza anni di dura lotta per la conquista delle pari opportunità; così come il suicidio di Cassio e Bruto e il passaggio del testimone a un nuovo maschio/Cesare, Ottaviano, attestano quanto ancora sia lunga e impervia la strada che conduce verso la piena realizzazione degli ideali di libertà e di democrazia,nel nostro paese di oggi come nell’antica Roma.


Teatro Antico – 31 agosto, ore 19.30
EDIPO RE
Da Sofocle
Drammaturgia e regia:CINZIA MACCAGNANO
Con:Dario Garofalo, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Cristina Putignano, Raffaele Gangale
Scene e costumi: Monica Mancini
Musiche a cura di:Lucrezio de Seta
Assistente alla regia:Marta Cirello
Produzione:La Bottega del Pane
Note:
Quello di Edipo è il dramma della conoscenza, il dramma di un uomo vinto dalla fatalità. Egli prova ostinatamente a ribellarsi al fato, attraverso la ragione e la logica, attraverso interrogatori che cercano risposte utili e soluzioni al male della peste che infesta Tebe.Le sue domande, però, lo condurranno a una verità che finirà letteralmente per accecarlo. Edipo in realtà sa,ma ha dimenticato, e perciò intraprende un percorso dall’interno verso l’esterno che porterà lui e gli spettatori a riscoprire una verità nascosta, ma già orribilmente presente. Edipo appare in scena nel cuore della notte, ai piedi del talamo nuziale, tormentato da incubi, pensieri ed echi di voci di popolo in una Tebe preda di un malessere scuro, potente e vorace. Comincia così il suo viaggio dal buio dell’incomprensione alla luce terribile e impietosa della verità.
La scena, man mano che le informazioni si sommano e gli squarci sulla verità terribili si aprono, si va arricchendo di colori e strade su cui i personaggi agiscono loro malgrado, come seguendo percorsi a tappe forzate: c’è il nero della peste, la scia rossa di Giocasta e delle sue viscere inconsapevoli che hanno partorito l’orrore, il viola dell’avvento che taglia la scena come un evento inevitabile, il giallo della luce della verità, il bianco dell’oblio e del tentativo di rinascita.
Edipo è ostinato a voler sapere, a dispetto di tutto, a dispetto del dolore e delle tenebre cui la scoperta finalmente lo condannerà:«Io la mia stirpe, per oscura che sia, voglio vederla» grida di fronte alla rivelazione e all’orrore.

 

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