Inserita in Cultura il 06/08/2016
da REDAZIONE REGIONALE
SEGESTA DIONISIACHE - CON MEDEA TORNA AD SEGESTA LA GRANDE TRAGEDIA GRECA
Grande affermazione ieri sera della “Medea” da Euripide messa in scena al Teatro Antico di Segesta, per la Regia di Nicasio Anzelmo. Straordinaria l’interpretazione di Cristina Borgogni nel ruolo di Medea. Donna, amante, madre, assassina. Un ruolo che ancora una volta ha saputo interpretare quasi come una seconda pelle. Intensa, coinvolgente dall’inizio della Rappresentazione e fino alla fine, nel momento del maggior pathos, quando a Giasone viene annunciata dal Coro la morte degli amati figli e lì con lui c’è anche la madre assassina per troppo amore: Medea. Brillante, convincente, l’interpretazione di Paolo Lorimer nel ruolo di Giasone capo degli Argonauti. Mai sopra le righe, quasi accattivante, un uomo reale, così come del resto è stato il Testo messo in scena dal regista Nicasio Anzelmo, e gli stessi Costumi di Alessandro Calabrese. Di grande effetto la voce dell’IO di Medea. Una voce da brivido, che incuteva angoscia, paura,spavento. Una voce che rompeva il silenzio della cavea, quasi completamente occupata da spettatori, attenti e soprattutto preparati. Un pubblico davvero variegato e internazionale quello che ha assistito ieri sera alla Prima di Medea. “Un testo che – come ammette lo stesso regista Anzelmo - partendo dalle radici del celebre mito, lo rielabora per ricavarne una drammaturgia in cui la figura di Medea è affrontata globalmente, facendo leva sul nocciolo che sembra stare alla base di tutto ciò che il mondo antico ci ha tramandato intorno a queste vicende: la famiglia. Infatti, la famiglia può considerarsi uno degli elementi cruciali di questa storia terribile e affascinante al tempo stesso: un marito e una moglie che insieme ai due figli formano un nucleo familiare e, all’interno di esso, desideri, paure, dolori, sogni, gelosie. Molto si è scritto su Medea e – dice ancora Nicasio Anzelmo - molto ci è rimasto dalla letteratura antica: l’insieme di queste tracce, simili ma incomplete, amalgamate fra loro, può rendere più minuziosa e più dettagliata la storia di questa famiglia, offrendo sia il punto di vista di Medea, sia quello di Giasone. La madre Medea entra di diritto tra le ‘madri assassine’ che uccidono i propri figli per meglio distruggere il marito, togliendo così allo sposo la tracotante tranquillità del padre il cui nome e la stirpe i figli perpetuano”.
In scena anche:Alessandra Fallucchi, Roberto Baldassarri,Valentina Ferrante, Ludovica Di Donato Coro:Alessandro Burzotta, Clara Ingargiola, Bruno Prestigio, Roberta Andronico. Coreografie:Barbara Cacciato- Costumi e scene:Alessandro Calabrese Aiuto regia:Giorgia di Giovanni, Antonella Compagnini - Assistente alla regia: Roberto Oliveri - Direttore organizzativo:Rossella Compatangelo Produzione: Artelé . Si REPLICA STASERA e DOMANI SERA alle 19,15.
Sarà TRUCULENTUS – Ovvero Intrighi d’amore in una Casa di piacere di T. M. Plauto - Regia e adattamento:VINCENZO ZINGARO ad aprire lunedì alle 19,30 la settimana ferragostana al Teatro Antico. Con:Annalena Lombardi, Piero Sarpa, Laura De Angelis, Rocco Militano, Giovanni Ribò, Ugo Cardinali, Fabrizio Passerini, Mario Piana.
In Truculentus, lo spettatore verrà catapultato tra imprevedibili colpi di scena e divertenti e commoventi dialoghi. Vincenzo Zingaro e la sua eccezionale compagnia di attori riusciranno a fondere, in una classicità d’altri tempi, caratteri e profili umani tipicamente moderni. Insomma attraverso il Testo proposto da Zingaro, Plauto non è mai stato così vicino a noi. Musiche:Giovanni Zappalorto- Costumi:Emiliana Di Rubbo Scene:Emilio Ortu Lieto- Luci:Giovanna Venzi Produzione: Castalia Produzioni Teatrali
Note: Pur considerabile una delle commedie meglio riuscite di Plauto, Truculentus è stata raramente rappresentata. L’originale riscrittura di Vincenzo Zingaro ne trasferisce la vicenda in Sicilia alla fine degli anni ’30, creando un affresco storico di grande impatto emotivo. Un Amarcord dagli echi felliniani, che ci trasporta in una scoppiettante vita di provincia, in cui i personaggi plautini si trasformano facilmente in figure familiari, dimostrando quanto il teatro latino abbia un radicato fondamento nella vita quotidiana. Una rappresentazione di Plauto davvero unica, divertente e commovente, che ci fa scoprire quanto il commediografo latino possa veramente ritenersi un nostro ‘contemporaneo’. Si replica martedì 9 agosto alle 19.30
Il 10 Agosto alle 05,00 al Teatro Antico Arriva la seconda ALBA in Cartellone . Di scena il bravissimo - VINCENZO PIRROTTA – che vi condurrà al sorgere del nuovo giorno narrando “DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA”, di Miguel De Cervantes. Ovvero Disgrazie ed avventure dell’ingegnoso e armato cavaliere.
Note: Era il 1605 quando il capolavoro letterario della letteratura del Siglo de Oro fu completato. E il suo protagonista, il personaggio più celebre di tutta la letteratura spagnola, rimane ancora una figura pressoché universale, soprattutto per quanto di simbolico è racchiuso nel racconto delle sue imprese: Don Chisciotte, ‘il cavaliere dalla triste figura’ aspira a restaurare la giustizia nel mondo emulando gli eroi dei romanzi cavallereschi, eroi di una realtà tramontata, ma in cui continua fermamente a credere. Lo sguardo dell’autore è certamente più disincantato e meno ingenuo di quello del suo personaggio: Cervantes sembra infatti aver avuto l’intenzione di sottolineare, con la sua opera,l’inadeguatezza della nobiltà di allora nel far fronte ai tempi nuovi che si andavano caratterizzando per un trionfo di materialismo e per il tramonto dei vecchi ideali e insieme quella di mettere in ridicolo la letteratura cavalleresca, preferendo ai suoi eroi immaginari e pomposi, il valore di quelli veri, quello dei soldati,ad esempio che, come lui, erano stati sul campo reale delle battaglia di Lepanto.
La giornata del 10 Agosto si concluderà con l’appuntamento alle 19,15 ancora Teatro Antico – con “LA COLPA DI OTELLO” (Othello’sGuilt) Adattamento e regia di ROBERTO CAVOSI Con:Marco Gambino Traduzione di Loredana Ottomano Musiche di Alfredo Santoloci Costumi:Marina Roberti Assistente alla regia:Claudia Puglisi Produzione:Associazione Culturale Oltreconfine
Note: La colpa di Otello è un monologo per un solo attore, il quale si trova a dover interpretare un personaggio doppio in cui convivono sia Otello che Iago. Otello è un carcerato condannato all’ergastolo, o meglio, condannato a rivivere in eterno le sue colpe; Iago, dal canto suo, costituisce per ‘il Moro’un alter ego imprescindibile e complementare:una specie di anima nera, una coscienza cattiva, una ‘voce’di cui la gelosia di Otello ha continuamente bisogno di alimentarsi. E per distruggersi. L’adattamento di Roberto Cavosi utilizza esclusivamente battute dell’originale shakespeariano, cercando, con rispetto filologico, di non forzarlo e di non tradirlo mai.
Othello’sGuilt andrà in scena dal 20 settembre all’1 ottobre 2016 al Rose Theatre Bankside di Londra
Teatro Antico – 11-12-13 agosto, ore 19.15
ANNATA RICCA di N. Martoglio Regia:Giuseppe Romani con TUCCIO MUSUMECI MIKO MAGISTRO e Margherita Mignemi, Lorenza Denaro, Evelyn Famà, Lucia Fossi, Roberto Fuzio, Enrico Manna, Claudio Musumeci, Luigi Nicotra, Alessandro Pizzimento, Marina Puglisi, Giampaolo Romania, Laura Sfilio, Giovanni Strano, Giorgia Torrisi Musiche:Matteo Musumeci Coreografie: Silvana lo Giudice Costumi: Rosa e Mela Rinaldi Scene: Jacopo Manni Produzione:Teatro della Città
Note: È il 29 settembre, siamo in tempo di vendemmia. Nella notte di San Michele, la natura esplode durante la raccolta dell’uva e la pigiatura; siamo in una campagna siciliana, per l’esattezza in una masseria catanese È il tramonto. La festa della sera scatena gli istinti più nascosti. Fa caldo. Il sudore del lavoro si trasforma nel sudore dell’accoppiamento. Giovani e meno giovani sono preda dei propri desideri. Massaro Michelangilu, maturo marito della giovane Grazia e padre di Pina, una ragazza inquieta, riesce ad allontanare dalla moglie Marianu, smanioso di sessualità ma non può impedire che egli seduca invece la figlia. Un racconto gioioso e intricato,i cui fili più volte s’aggrovigliano e si sbrogliano. La libera e spontanea coralità della festa si alterna alla coralità imposta dal lavoro: i due momenti s’intrecciano alternando l’inquietudine dell’impegno alla gioia del tempo libero. Il contesto è quello della povertà, della fatica e del dolore e gli attori esprimono il tentativo umano di dimenticare angustie e sofferenze affidandosi totalmente alla festa e alla trasgressione, anche se poi, di fatto, non sono altro che palliativi.
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