Inserita in Cultura il 02/08/2016
da REDAZIONE REGIONALE
DOMANI ULTIMA SERATA DEL PAGLIORUM, SI CHIUDE CON LA COMICITÀ DI LISMA
La comicità dell’attore e regista mazarese Rosario Lisma e il suo esilarante monologo su aneddoti privati e incidenti bizzarri chiuderanno domani la seconda edizione del “Pagliorum”, la seguita rassegna di teatro in campagna che, dallo scorso 4 luglio, offre l’occasione unica di assistere a eventi artistici di livello in un’arena di paglia allestita all’interno del Parco Baiata, in via Sapone, a Paceco (Trapani). Dopo il sold out registrato con la performance di danza contemporanea “Psycho”, il Pagliorum si affida per la serata conclusiva di mercoledì 3 agosto, ore 21,30, all’artista di recente apparso sul piccolo schermo nella fiction “Romanzo Siciliano” e al suo “Che gusti ci sono”, spettacolo di cui è autore e interprete e che è stato semifinalista al Premio Scenario 2007. “Sono anni che racconto le mie storie – spiega Lisma – dopo lo spettacolo, a cena agli amici. E spesso mi chiedono di raccontarle anche agli sconosciuti perché, mi dicono, le tue storie sono quelle di tutti. Così nasce il mio progetto. È sorprendente come la vita possa essere tanto comica. Forse è questo che trascina i miei ricordi, il filo rosso che lega me a chi mi ascolta”. Il Pagliorum è promosso dall’associazione culturale “Spazio OniricO” e da “91027 ecosistemaAPE”, e nasce da un’idea di: Danilo Fodale, direttore artistico, Manuel Mancino, responsabile della progettazione ecologica, Maria Trombino, responsabile della grafica e della promozione. Per info e prenotazioni contattare i numeri 3403557680 e 3294831521. Ingresso per soci. SINOSSI DELLO SPETTACOLO “Che gusti ci sono - autobiografia definitiva di uno che ha una vita davanti” è un percorso a ritroso nel tempo in forma di monologo. Storie private accadute, “Fatto Vero!” come si usa dire in Sicilia quando si comincia un racconto reale. Storie di famiglia, di sapori lasciati, di identità da costruire, di giovani fuorisede che a 18 anni emigrano verso “il continente”, non più per le fabbriche, ma per le università. Il tutto è narrato in una scena semplice, essenziale: una cucina, dopo cena, un tavolo, poche sedie, il vino e le molliche sulla tovaglia, le canzoni e il vento fuori. Uno spettacolo che si guarda alle spalle e si ride addosso. Un racconto che non ha vergogna della verità: ché senza un po’ di tenerezza si corre il rischio di rimanere tristi.
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