Inserita in Cronaca il 30/01/2013
da redazione
Megaservice, giocattolo rotto
La sorte di Megaservice sembra ormai segnata ma i lavoratori si sono aggrappati all’ultimo disperato tentativo di evitare l’eutanasia da parte del consiglio provinciale. Al momento in cui l’assemblea presieduta da Peppe Poma stava per votare l’atto deliberativo che sancisce lo scioglimento e la messa in liquidazione della società, hanno occupato l’aula, sedendosi tra gli scranni del consiglio, mentre una cospicua rappresentanza ha praticamente “accerchiato” il bancone della presidenza. Una protesta forte che però si è svolta in maniera civile, non ci sono stati atti esasperati e questo è bene sottolinearlo. E’ il frutto della disperazione di 71 lavoratori che oltre a lamentare il pagamento di ben cinque stipendi arretrati, adesso vedono sfumare il proprio futuro occupazionale. Lavoratori che in mattinata avevano visto riaccendersi la fiammella della speranza nel corso della conferenza stampa convocata nella sede provinciale della Cgil. Nella circostanza era stato reso noto quanto prospettato al tavolo della V Commissione Cultura, Formazione e Lavoro dell’Ars, in cui l’orientamento emerso sembrava proprio quello di voler concedere ulteriori trenta giorni per decidere le sorti di Megaservice, utili ad aprire un tavolo tecnico in sede regionale e vagliare tutte le possibili soluzioni per salvare la società. Il presidente della V Commissione, Marcello Greco, ha dunque inoltrato formale richiesta al presidente del consiglio provinciale di rinviare di qualche settimana il pronunciamento sulla proposta di deliberazione per lo scioglimento e la messa in liquidazione, trasmessa a suo tempo dal commissario straordinario Luciana Giammanco. Ma di fatto l’assemblea attendeva in proposito una comunicazione ufficiale da parte dello stesso funzionario, con la conseguente revoca della delibera. In mancanza di tale documento il consiglio avrebbe dovuto procedere alla votazione dell’atto entro il termine ultimo che scade oggi. In caso di mancata votazione infatti lo stesso consesso rischierebbe un pesante danno erariale. In verità c’è da sottolineare come il consiglio provinciale abbia tentato fino alla fine, ieri sera, di evitare di bere questo amaro calice. L’atto deliberativo è stata inizalmento discusso e poi il presidente Poma ha deciso per una sospesione dei lavori d’aula, utile per una riunione con i capigruppo consiliari. Al termine della stessa è stato deciso di trasmettere via fax la richiesta di revoca della proposta di deliberazione da parte del commissario straordinario. Ma la risposta del funzionario non è arrivata. Alle 20 il presidente Poma si è seduto e dopo aver chiamato l’appello ha deciso di procedere alla votazione. In quel momento erano presenti in aula 26 consiglieri. E’ stato il momento in cui i lavoratori della Megaservice sono entrati con decisione nell’aula consilare provocando di fatto una seconda sospensione della seduta, stavolta per “cause di forza maggiore”. Ci sono stati momenti di comprensibile tensione in cui qualcuno aveva vagliato anche l’ipotesi di rivolgersi alle forze dell’ordine. L’intenzione della maggioranza dei consiglieri era quella di votare l’atto anche se tanto il presidente Peppe Poma quanto i componenti dell’assemblea hanno specificato di essere costretti, a norma di legge, a procedere alla votazione. Del resto l’unico atto ufficiale che avrebbe potuto bloccare l’inevitabile destino della Megaservice era la comunicazione di revoca della proposta di delibera da parte del commissario straordinario Luciana Giammanco. Alcuni consiglieri hanno comunque tentato di dissuadere i lavoratori dalla loro energica ma comunque pacifica manifestazione di protesta. Alla fine è stato deciso di sospendere nuovamente i lavori, che di fatto non erano mai ripresi, per un’altra ora, al termine della quale è venuto meno il numero legale. I destini di Megaservice sono dunque rimandati a questo pomeriggio, alla seduta di prosecuzione che, a meno di sorprese, chiuderà i battenti della società di multiservizi ed assesterà purtroppo l’ennesimo colpo mortale al tessuto occupazionale del territorio oltre a decretare una grande sconfitta per la politica.
“L’ex presidente della Provincia, Mimmo Turano, ha la responsabilità politica della crisi di Megaservice”. Si è espressa senza mezzi termini la segretaria generale della Cgil di Trapani, Mimma Argurio, nel corso della conferenza stampa convocata ieri mattina nella sede del sindacato, che ha preceduto la turbolenta riunione del consiglio provinciale. All’incontro erano presenti anche Mario D’Angelo della Uil e Franco Lo Sciuto della Cisl, oltre ad una nutrita rappresentanza di lavoratori. L’involuzione della società, secondo l’esponente sindacale, sarebbe iniziata nel 2009 e da allora “non è stato fatto nulla, da parte dell’amministrazione provinciale, per porvi rimedio. Non sono serviti nemmeno i contratti di solidarietà e la cassa integrazione accettata lo scorso anno dai lavoratori. Questo ha portato ad un risparmio di 450mila euro che sono serviti in realtà per colmare le scoperture che la società aveva con le banche. Lo sperpero di denaro pubblico ha una responsabilità precisa e non è giusto che debba ricadere sui lavoratori”. Franco Lo Sciuto della Cisl ha rincarato la dose, quando ha sottolineato che “lo scioglimento di Megaservice è stato studiato scientificamente fin dal 2009”. In proposito il sindacalista ha citato commesse per quasi 5 milioni di euro che potevano essere assegnate lo scorso anno alla società e che invece sono state affidate in gara a ditte esterne. Tra queste la manutenzione ordinaria delle strade provinciali (18 aprile 2012, 306.847,97 euro), la messa in sicurezza dei dissesti stradali (23 aprile, 196.064,34 euro e 3 maggio, 972.493,84), la manutenzione delle strade (5 maggio, 184.518,56 e 30 maggio, 2.415.615,81 euro). “In questo modo - ha aggiunto - si è messa in cantiere la liquidazione di Megaservice, anno dopo anno. La motivazione? Forse la “pressione” di aziende private che andranno a svolgere questi lavori”.
Michele Caltagirone
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