Inserita in Salute il 29/01/2013
da redazione
Alzheimer, la cittadella resta
Non è cambiata per niente. Solo qualche ruga regalata dalla vita ne ha reso i tratti più maturi. Una vita che, accarezzandola, era passata lasciandole quei segni sul viso pronti a ricordare più agli altri che a se stessa, l’intensità dei giorni passati. Giorni lontani ormai. Anche i suoi occhi sono uguali a prima. Forse solo un po’ più spenti. Brillano di rado adesso che non sa più chi è e non riconosce le persone alle quali, invece, aveva donato anima e corpo prima che quel “mostro” le facesse dimenticare tutto. La “differenza” è arrivata per caso in un giorno come tanti altri ed a farla, un po’ alla volta, è stata la latitanza della memoria.
A volte, quando usciva, non riusciva più a tornare a casa perché ne dimenticava la strada percorsa fino ad arrivare lì dove ora, in mezzo tra ieri e oggi, non riconosceva nemmeno se stessa. Per gli altri diventava sempre più piccola, indifesa e tenera, e lei continuava ad avanzare sola all’interno di un mondo che fino a pochi minuti prima conosceva bene ma che ora, non le dava la possibilità di sapere chi fosse. Chi era quella “Maria” che tutti chiamavano rivolgendosi a lei? E poi chi erano quei tizi che la chiamavano “mamma”, chi quelli che la chiamavano “nonna” o “zia”?
Non era riuscita nemmeno a sapere il nome del suo aguzzino. Un ladro di vita talmente infimo da arrivare lento ma spietato tanto da logorare tutta la materia grigia prima che se ne riuscisse, almeno, a parlare insieme. Eppure alla fine lo avevano riconosciuto tutti. Pure chi diceva “non è niente” adesso si disperava costretto a guardare negli occhi l’Alzheimer. Quegli stessi occhi che silenziosamente, poi, smettono di guardare tutto. Per sempre.
Questa potrebbe essere una storia che molti di voi, purtroppo, riconoscono. La malattia di Alzheimer è un processo degenerativo che pregiudica progressivamente le cellule cerebrali. Causa un graduale deterioramento cognitivo cronico e porta l'individuo che ne è affetto prima alla demenza e poi alla morte. In Italia ne soffrono 492.000 persone. Nel mondo, secondo uno studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, i malati sono 26,6 milioni, con una netta prevalenza - in virtù della maggiore longevità - delle donne rispetto agli uomini. In Sicilia sono 45 mila i malati di Alzheimer e nella nostra provincia i dati non sono certo più rassicuranti. A prendersi cura di loro sono le famiglie, per chi le ha, e le strutture sanitarie alle quali si affidano, o vengono affidati, i malati.
A Trapani vengono curati alla Cittadella della Salute. Il reparto di Psicogeriatria e Alzheimer, guidato dal Dottor Gabriele Tripi, con il supporto della Dottoressa Giulia Urso, ha gestito i servizi sanitari per l'utenza anziana con problemi psichiatrici, e lo farà fino al prossimo 31 gennaio. Poi dal 1 febbraio, cambierà “rotta”. Il reparto pilota, infatti, attivato per la presa in carico di soggetti affetti da demenza o da disturbi cognitivi quali i deficit di memoria, di comprensione, di calcolo, di orientamento, non chiude, come afferma qualcuno ma relativamente alla riformulazione voluta dalla Regione siciliana, «si trasformerà in una struttura semiresidenziale. – annuncia al telefono il dottor Tripi- Non più ricoveri ma accessi mirati prevalentemente alla riabilitazione ed alla famiglia –continua l’esperto-. Una sorta di “Alzheimer cafè” che oltre ad offrire un supporto terapeutico al malato, fornirà un sostegno ai familiari che si trovano a dover convivere e gestire la patologia».
Come funzionerà questa nuova struttura? «Di fatto è ancora da ultimare ma all’interno pazienti e familiari dei malati utilizzeranno la struttura come momento di interazione: sarà possibile fare le terapie diverse da soggetto a soggetto, in base alla gravità raggiunta dalla patologia, ma sarà possibile anche crescere e conoscere la malattia attraverso incontri sociali e formativi».
Ma non sarà più possibile ricoverarsi all’interno. Una sorta di day hospital? «Si. Il reparto era pilota e, a questo punto, poteva o trasformarsi in “residenza sanitaria assistita”, ma non conveniva all’Azienda Sanitaria, oppure trasformarsi in centro diurno. Si è scelta questa seconda opzione perché il ricovero, qualora necessario, è comunque assicurato. Al Serraino Vulpitta, ad esempio, sono ventuno i posti letto disponibili» Alla Cittadella della Salute, dunque, nessuno chiude le porte ai malati di Alzheimer. Al contrario aiuta il paziente e la sua famiglia ad accettare la malattia, a gestirla (per quanto possibile) e riconoscerla. Sotto i 65 anni, eccetto che in rare forme genetiche familiari "early-onset" (con esordio giovanile), l'accertamento della patologia, infatti, avviene raramente, ma quello della diagnosi precoce è uno dei grandi problemi nella lotta all'Alzheimer.
Marina Angelo
|