Inserita in Cultura il 10/05/2016
da REDAZIONE REGIONALE
LA GRANDE CRITICA INTERESSATA ALLE OPERE DI PINA MAZZAGLIA LA PITTRICE CATANESE CRITICATA DA PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE
FIRENZE-PALAZZO DEI PITTORI. La luce tenue custodita dalla scena, l’apprensione, gli sforzi, i segni, il movimento delle donne, ma anche il loro indebolimento: un’istantaneità descritta dal Critico quale frutto di uno studio accurato, di una passione per la realtà: quelle di “Gruppo in un interno” sono donne inibite a gioire di qualcosa che le accomuna e caratterizza nell’olio su tela di un metro per un metro e mezzo di Pina Mazzaglia. Sono rappresentate in una unione autentica e ardita. Esplicita l’attenzione innanzitutto per il colore, intanto che il disegno, di invidiabile precisione, protende a smembrarsi e le figure femminili, restituite prive di dettagli anatomici, “accettano” le tonalità del fondo. Forme, espressioni e sguardi di straordinaria naturalezza sono resi grazie a pennellate quasi impercettibili, ritraggono un universo di grazia e bellezza che si concede ai sentimenti. L’equilibramento delle masse, delle pose e soprattutto degli atteggiamenti è preponderante rispetto allo studio del movimento. Osservando altre sue opere, si ha la sensazione che la Mazzaglia adotti, in certe circostanze, un solo disegno per professare sentimenti analoghi nella realizzazione di quadri diversi. Non si tratta di donne dipinte nude al fine di accalappiare l’attenzione del visitatore con l’inganno e la seduzione, sono donne viste intanto che vivono di sé, ed appartengono al mondo contemporaneo in una febbre dolce e gelida. Le figure sono troncate a significarne la privazione, e ciò in qualunque ambiente sociale, quegli ambienti che qui sono dipinti dall’assenza di particolari segni di appartenenza. L’uso del verde e del suo complementare, il rosso, regge le esili nuance in un effetto di colore particolarmente intenso e sensualizzato. Le sfumature dell’incarnato e l’armonia dei colori sono più importanti di qualsiasi altra definizione. L’artista si dimostra capace di dipingere figure evidenziandone il carattere e l’aspetto psicologico. I corpi emanano tepore e sono ritratti uniti: la decisione di una simile posatura sarebbe scaturita in un’opera poco felice coi pennelli di un artista mediocre, invece Mazzaglia conferisce alle sagome un particolare senso di eleganza e discernimento. La ragazza di sinistra è separata dalle altre e guarda le due per capire la loro sensazione comune, e Mazzaglia traduce abilmente l’espressione interrogativa. Le pettinature composte lasciano pochi spazi a disinvolture libertine e le figure in qualche modo voluto, o non voluto, cercano la trinità delle Grazie di Pico della Mirandola ed esprimono le tre forme dell’amore: la Castità, la Voluttà, la Bellezza.
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