Inserita in Cultura il 28/08/2013
da redazione
A Selinunte va in scena la storia di Mosko
Debutta venerdì 30 agosto alle ore 21 presso il giardino del Campus Archeologico Museale di Triscina di Selinunte (Castelvetrano) lo spettacolo “Mosko” la cui regia è firmata da Giuseppe Cimarosa, reduce del successo de “Il sogno del centauro” rimesso in scena qualche settimana addietro alle Latomie.
Lo spettacolo, interamente scritto da Cimarosa, sarà replicato sabato 31 sempre al Cam della Fondazione Kepha. LO SPETTACOLO – Lo spettacolo è stato ispirato proprio dal ritrovamento in un antica sepoltura del periodo d’oro di Selinunte dei resti di un uomo di cui si sa solo il nome – appunto Mosko – attraverso un’iscrizione trovata incisa sul fondo della coppa adagiata accanto al suo corpo forse dai parenti che conteneva l’acqua per dissetare l’anima durante il cammino verso l’eterno. «È un lavoro personale e corale al tempo stesso, in cui diverse forme espressive si confrontano e si uniscono in un canto primigenio che riemerge alla memoria da un lontano passato per arrivare al profondo dell’animo umano – spiega Cimarosa – un viaggio interiore, per riscoprire il senso di legami antichi e renderli nuovamente attuali». Impronte di uomo e di cavallo affondano nell’antica Necropoli via via sempre più fitte e scandiscono con infinita eleganza la trama dello spettacolo, che ha il sapore di qualcosa a metà tra il sogno e il mito. Le dune terrose del Timpone Nero assistono immobili al celebrarsi di un rito. «Eco di voci antiche, immagini rarefatte dai sapori di Grecia, oniriche suggestioni intrise di mistero riportano questo luogo alla sua natura giusta – racconta ancora Cimarosa – e riemerge dagli abissi del tempo uno spirito inqueto, Mosko. Egli attraversa gli spazi consentiti alle anime e il suo viaggio è la sua pace e il suo tormento. In questo cammino dell’anima Mosko si incontra e si scontra con delle creature oscure, demoni dallo splendore occulto, nere come la notte dell’anima, incarnazione dei suoi rimorsi , delle sue cattive azioni commesse da vivo che lo attanagliano. Ma in suo aiuto intervengono le Eumenidi spiriti disincarnati, luce della coscienza, splendori di alba, riflessi di purezza delle sue opere e parole , che illuminano lo spirito ferito di Mosko donandogli la coppa che debella la sete eterna. L’acqua che disseta, l’acqua che purifica, l’acqua che accompagna, è il cavallo l’acqua stessa che lo protegge, lo accompagna nel suo viaggio verso l’eterno». IL RITROVAMENTO DI “MOSKO” – Lo scheletro in ottimo stato di conservazione è stato ritrovato nel novembre 2012 proprio nell’area scavi di Timpone Nero in contrada Manicalunga a Triscina, a pochi chilometri dai templi. Agli occhi degli archeologi si è presentato infatti uno scheletro con una tazza di fine argilla a vernice nera in prossimità della mano destra recante inciso il nome Mosko. Successivi esami di laboratorio hanno accertato che i resti rinvenuti nella tomba appartenevano ad un individuo di sesso maschile, di circa dodici/quindici anni di età, deceduto per cause naturali e vissuto con molta probabilità negli ultimi anni del V secolo A.C. La zona dello scavo si trova sul margine sudoccidentale dell’antica “chora” selinuntina, subito ad ovest dei santuari extraurbani di contrada Gaggera (Demetra Malophoros, Zeus Meilichios, Hera Matronale), dove si estende una delle più vaste e importanti necropoli nel periodo di maggiore splendore di Selinunte. Localizzata e sporadicamente scavata da F. S. Cavallari sul finire dell’Ottocento, nel dopoguerra fu indagata da Jole Bovio Marconi che rinvenne anche alcune tombe a grotticella, parzialmente distrutte dallo scavo delle sepolture di età greca, con corredi riferibili alla facies di Naro–Partanna e alla cultura del bicchiere campaniforme. Scavi regolari, furono successivamente ripresi negli anni Sessanta dello scorso secolo da Vincenzo Tusa (1963-1967) per arginare l’attività degli scavatori di frodo che avevano già saccheggiato un considerevole numero di tombe che, quasi senza soluzione di continuità, si estendono sulla sommità e lungo le pendici del Timpone Nero. Dal 2008 nell’area archeologica di Selinunte la Fondazione Kepha possiede un complesso di edifici con antistanti 10 ettari di terreno, all’interno dei quali si effettuano ricerche e campagne di scavo finalizzate allo studio della necropoli e dei reperti recuperati che vengono restaurati nei moderni laboratori del Cam. IL REGISTA - Giuseppe Cimarosa ha 30 anni, originario di Castelvetrano (in provincia di Trapani), ha vissuto a Roma dove ha studiato archeologia all’Università La Sapienza. Appassionato di cavalli sin dall’età di 6 anni, ha fatto la sua prima esperienza di teatro equestre in «Lacrime di luna» (2006). Suo maestro ispiratore è Bartabas (all’anagrafe Clement Marty), fondatore del teatro equestre «Zingaro» in Francia. Cimarosa ha studiato volteggio col più stretto collaboratore di Bartabas, Etienne Regnier. Quest’anno Cimarosa è stato vincitore del concorso nazionale “Talenti e Cavalli” di Fiera Cavalli a Verona. Biglietto unico d’ingresso: 10 euro, infoline 340.5506372
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