Inserita in Cultura il 12/04/2016
da REDAZIONE REGIONALE
PRESENTAZIONE NAZIONALE A ROMA DEL LIBRO DEL CAMPOBELLESE ENZO ROSARIO INDELICATO: L’INFERNO DI PIANOSA
L’appuntamento è fissato per le ore 17.00 per questo pomeriggio , presso la Biblioteca Nazionale di Roma. Moderatore dell’incontro, sarà l’ex ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick. Alla presentazione partecipa il costituzionalista professor M. Ruotolo, l’autore del libro Enzo Indelicato, la scrittrice Cetta Brancato, il professor Avv. Lillo Fiorello, l’ex presidente del Dap Alfonso Sabella. Prevista la partecipazione del Direttore de LA7, Enrico Mentana. Hanno assicurato la loro partecipazione, Patrizio Gonnella presidente nazionale di Antigone che ha scritto la prefazione del libro, e l’on. Pino Apprendi presidente regionale di Antigone. Antigone, associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, è nata alla fine degli anni ottanta nel solco della omonima rivista contro l’emergenza promossa, tra gli altri, da Massimo Cacciari, Stefano Rodotà e Rossana Rossanda. E’ un’associazione politico-culturale a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, insegnanti e cittadini che a diverso titolo si interessano di giustizia penale. “L’Inferno di Pianosa. L’esperienza del 41 bis nel 1992”, Sensibili alle foglie editore, è il titolo del libro che verrà discusso invece mercoledì 13 aprile alle 16 nel Salone degli Specchi a Napoli con l’autore Rosario Enzo Indelicato, la curatrice del libro Cetta Brancato, il giornalista Giustino Fabrizio, il professor Lillo Fiorello docente di diritto pubblico nell´Università di Palermo, lo scrittore Gennaro Matino, il garante dei detenuti Adriana Tocco. La storia raccontata corrisponde all’esperienza realmente vissuta dall’autore. Nomi, fatti e luoghi sono reali. Nell’Italia degli anni Novanta un sospettato di mafia viene sottoposto, prima di ogni accertamento giudiziario, a un regime di detenzione tremendo che non risparmia pratiche di vera e propria tortura. L’innocenza (o la colpevolezza) dell’imputato passano in secondo piano di fronte a pratiche aberranti per le quali non è prevista alcuna norma giuridica: la tortura come reato non è ancora introdotta in Italia. Il caso rimanda ai lager nazisti e ai gulag staliniani, e a eventi recenti come quelli accaduti nella prigione di Guantanamo, in territorio cubano ma di proprietà statunitense. Ma soprattutto pone una doppia domanda oggi: esistono ancora nelle carceri italiane condizioni così degradanti per i detenuti? Può anche l’essere più abietto, ammesso che lo sia, venire sottoposto a regimi antiumani?
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