Inserita in Politica il 02/04/2016
da REDAZIONE REGIONALE
USTICA, IL COORDINATORE DI LIBERA DAVIDE PICCIONE: UN DOVERE VEDERE IL FILM DI MARTINELLI, SOPRATTUTTO IN RISPETTO DELLE VITTIME MARSALESI DELLA STRAGE DEL DC-9
A Marsala, al Cinema, il film “Ustica” di Renzo Martinelli, il presidio di Libera Marsala “Vito Pipitone” sensibilizza la cittadinanza a vederlo: “racconta una strage che ha ucciso anche cittadini marsalesi”. Da alcuni anni il presidio marsalese di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie organizza, insieme ai familiari delle vittime della nostra provincia, un doveroso momento di ricordo per commemorare le 81 vittime del disastro aereo avvenuto il 27 giugno del 1980. “Ma non si può commemorare senza sapere e il film di Martinelli (già regista di “Vajon – la strage del disonore”) contiene tre ipotesi sulla causa di una strage che non deve essere dimenticata e per la quale urge conoscere la verità. Si tratta di un film realizzato da Martinelli dopo aver letto le 5.000 pagine dell’istruttoria redatte dal giudice Priore, dunque un lavoro che si articola attraverso fonti storiche: testimonianze e perizie. “Crediamo sia un dovere civico vedere questo film – afferma il coordinatore Davide Piccione -. È un dovere nei confronti di tutte le 81 vittime, ma lo ancora di più per i nostri stessi concittadini ai quali è stata strappata la vita e che ancora attendono giustizia. Questo potrebbe essere un tassello per raggiungere, almeno, la verità. Elementi indispensabili per perseguire una coscienza civica che costituisca, poi, un Paese nel quale tragedie, ingiustizie del genere, non debbano accadere più”. Lo scorso anno, in occasione della commemorazione organizzata dal presidio lilybetano di Libera presso le “tre rocche”, “a distanza di 35 anni – aggiunge Davide Piccione – abbiamo accolto i familiari riuniti nell´“Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica”, gli stessi familiari che aspettano ancora di conoscere tutta la verità su ciò che accadde realmente al volo IH-870 del DC-Itavia. Daria Bonfietti, Presidente dell’Associazione, lo scorso giugno ha ricordato che ci son voluti 33 anni perché finalmente lo Stato fosse obbligato a risarcire i parenti delle vittime e solo dopo una inappellabile sentenza della Corte di Cassazione.
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