Inserita in Politica il 20/03/2016
da REDAZIONE REGIONALE
ROBERTO TUMBARELLO E IL SUO DIARIO
Eppure ci votano anche le donne Secondo Bertolaso la Meloni deve fare la mamma. Come dire: “Una sindaco che allatta? Se ne stia a casa”. Secondo l’elettorato a 5 stelle, la Dedori, designata dalla rete, è troppo brutta e grassa, per di più senza lavoro, per essere candidata a Milano. È più adeguato un fichetto di San Babila che lavora nell´azienda di famiglia. Ecco come si apre la campagna elettorale. È subito di scena il razzismo sulle donne. Si alza il sipario sulla volgarità. Ma è solo l’inizio. Non si dispera, più in là, di sentirne di peggiori. Il candidato della destra non è solo abituato a votare per la sinistra, ma si rivela anche misogino. “Le donne a casa a fare la calza”, si diceva un tempo. Oggi a partorire e allevare figli. Non abbiamo fatto molti progressi. Intanto si scopre che nel lessico dei grillini “disoccupato” è un termine dispregiativo. A meno che non sia una velina. Allora, sì, è in grado di fare il sindaco. Vorrebbero governare Roma e l’Italia. A questa destra gli italiani lo hanno già concesso a lungo. Quest’altri sono in lista d’attesa. È possibile che prima o poi tocchi pure a loro. E, come sempre, ci stupiremo dei disastri che combineranno. “Chi l’avrebbe mai detto?” sarà la solita giustificazione di un elettorato che vuole provarli tutti.
Quante premure per l’avversaria Una puerpera non può svolgere lavori usuranti. Fare il sindaco è terribile. C’è chi non lo augura alla peggiore nemica. Trascurerebbe il proprio bimbo. In qualsiasi attività le mamme hanno diritto a cinque mesi di congedo. Non debbono rinunciarvi. Che cialtroni! Si ricordano dei diritti della donna solo quando è di intralcio ai loro interessi. Poi, magari, nella propria azienda, chi è in gravidanza viene licenziata. Insorgono le donne di destra, di sinistra e di Grillo. Ma se ne dimenticano subito. Superati i limiti della decenza. Il maschilismo, a confronto, è un atteggiamento altruista e generoso. La corsa non è per il Campidoglio, ma per la guida della destra al prossimo appuntamento elettorale. Ci hanno messo un po´ per capirlo. La Meloni, che ha la politica nel sangue, sa di non poter vincere a Roma. Ma ha colto al volo la gara con Bertolaso, candidato zoppo di una coalizione claudicante. Due generazioni a confronto. Vecchi ignoranti e ostinati che non si rassegnano alla pensione, contro giovani rampanti. L’analfabetismo di ritorno è in crescita esponenziale. Il 72% degli italiani sa scrivere e contare, ma non capisce ciò che legge. In politica la percentuale aumenta e Giorgia ne approfitta.
Chissà se la Raggi supererà il maestro Da Bismark a De Gasperi, ora Salvini. Tutti oggi credono di saper fare politica, che, invece, è un’arte tra le più sofisticate e difficili. Non basta essere esuberante e aggressivo. È ancora un ragazzo. Gioca a fare il fidanzato. Parola di Bossi. Perché intromettersi a Roma? Non è il suo territorio. Ma si gioca la partita della leadership. E lui che c’entra? Ha il fazzoletto verde, mica tricolore. In realtà, sembrano tutti d’accordo col M5S. Ci sono quattro liste di destra e altrettante di sinistra. Aveva ragione Taverna. C’è un complotto per farci vincere. Anche la sinistra candida diversi personaggi, uno contro l’altro. C´è, però, una differenza determinante tra le due coalizioni. Mentre ognuno di quelli di destra si illude di vincere, quelli di sinistra sanno di perdere. È quello il loro obiettivo. Quindi, è come se vincessero tutti. Tranne l’ignaro Giachetti. Risorge la cattiva genia di cui Bertinotti è capostipite e capo scuola. In Liguria Cofferati dimostrò di esserne il degno allievo. Adesso ci provano Marino e Fassina a Roma, Bassolino a Napoli e chissà quanti altrove. Ognuno usa le ruspe a modo suo. Non ci sarebbe neppure bisogno di votare. Soldi buttati. Potrebbero mangiarseli i soliti parassiti. Invece, si fanno elezioni inutili. Pur non essendo incinta, Virginia è già al Campidoglio. Viva Roma Capitale! Viva l´Italia, agli europei di calcio e alle olimpiadi!
Mala tempora currunt Stampa e Repubblica si fondono. Il Corriere non è più conteso. I lettori comprano sempre meno giornali. Tra qualche anno non se ne stamperanno più. Il 28% degli italiani che capiscono ciò che leggono, impareranno a consultarli on line. Un disastro economico. Migliaia di posti di lavoro fagocitati dal web. Cresce il PIL ma diminuisce sempre più l’occupazione. Non è colpa di nessuno. Il progresso tecnologico galoppa. Persino il fax è obsoleto. Ma si poteva prevedere. Nulla accade da un giorno all´altro. Giornalisti a parte, la cui riduzione è, anzi, provvidenziale, chiuderanno tutte le attività produttive collegate. Carta, inchiostro, distribuzione, edicole, mezzi di trasporto, tipografie, fabbriche dei macchinari. In alcune scuole si studia già sull’iPad. In estinzione, quindi, anche i libri di testo. Non servono più. Ormai la cultura è nel computer. Non più di carta. Un’intera biblioteca, senza peso, in un file. Mondadori compra ingenuamente Rizzoli. Le librerie stanno già chiudendo. Le case editrici venderanno e-book dal tabaccaio. Altre categorie di lavoratori senza più salario. Inutile protestare davanti ai ministeri. L’unica risorsa è la moralizzazione del paese. Se no, sarà inevitabile ridurre le pensioni. Forse i primi a capirlo saranno quelli della criminalità organizzata. Mentre noi, più furbi, continuiamo a rubare.
Gli accattoni del voto Si chiama Brambilla, ma è candidato a Napoli. M5S cerca ora un Colantuono o una Marturano per Milano. Viviamo ormai in una società anche geograficamente capovolta. Come un tempo Dalema con la Bicamerale, ora è la Meloni con le intenzioni di voto a legalizzare gli intrusi della politica. Alleata di Salvini, che contesta il concetto di patria e l’unità d’Italia, al ballottaggio tiferà per la Raggi. C’è chi si rivolta nella tomba. Coscienti di non poter vincere, neppure se uniti, si presentano in formazione sparsa. Sperano nel voto di qualche elettore sprovveduto. Del resto, se il paese è in questo degrado, la colpa non è solo dei politici. Non sono arrivati al potere con un colpo di stato. Li abbiamo eletti noi. Quindi, è da ipocriti lamentarsi. Nel secondo turno, in cambio di qualcosa, ognuno potrà barattare i pochi voti e prometterli a uno dei due rimasti in lizza. Politica da mendicanti, poveri noi. Marino vuole la rivincita. L’altra volta lo votarono i due terzi, ma i romani ricordano solo gli scontrini e la Panda rossa parcheggiata male. Santità, non si preoccupi, non ha alcuna possibilità di tornare al Campidoglio.
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