Inserita in Cronaca il 27/01/2013
da redazione
In Sicilia nè "arco" nè "frecce"
A chi di voi non è capitato di rimanere fermi ai passaggi a livello trapanesi nell’attesa che un vagone, pardon un treno, sfilasse davanti al rosso di quei semafori facendo fare, a tutti, un sospiro di sollievo? Mentre in tutte le province oltre lo stretto, il treno, sebbene sempre in ritardo, sporco, caldo o freddo rispetto alla stagione in transito, è uno dei mezzi più utilizzati ed alternativo all’auto (per questo amico dell’ambiente), in tutta la Sicilia, continuiamo ad assistere all' “l’involuzione delle rotaie” tanto che a Trapani, la stazione ferroviaria è stata adibita anche a molto altro.
Le frecce bianche, rosse ed argento di Tranitalia sfrecciano sui binari italiani da un pò. Italo di Montezemolo è riuscito (senza troppe difficoltà visto i ritardi) a raggiungerle ma anche lui, ahimè, si è fermato a Napoli.
Dal tacco alla punta dello stivale, insomma, si fa prima “a piedi”.
Mentre in Sicilia ci si continua a perdere in chiacchere, oltre che in denari, per il ponte sullo stretto, intanto che i mezzi faticano ad erogare l’effettivo servizio che dovrebbero, durante l’ennesima campagna elettorale “strappa promesse” a destra e sinistra, ecco che più che incrementare, incentivare, rattoppare, sistemare, rimodernare, sviluppare il settore dei trasporti, si assiste ad un taglio delle corse.
Al “barba e capelli” che la crisi sta facendo da tempo (troppo) ci siamo abituati ma, a dirla tutta, siamo più “programmati” a subire in silenzio qualsiasi ulteriore “messa all’angolo”.
Crocetta, durante la settimana appena trascorsa, annunciava l'accordo con Trenitalia per l'alta velocità ma di fatto la Sicilia, tutta, è in ginocchio (anche) sul settore trasporto ed in particolare su quello che viaggia (o dovrebbe) sulle rotaie.
Avete mai provato ad arrivare da Messina a Trapani in treno?
Facciamolo insieme, almeno virtualmente.
Sul sito Trenitalia, saltate la parte “viaggia con le frecce” (non siamo allineati –non ancora) e proviamo a digitare per la stazione di partenza: “Messina centrale”, per quella di arrivo: “Trapani”
Domani mattina svegliandoci di buon ora e volendo partire da Messina alle 7.10, arriveremo a Trapani alle 13:34. Sei ore e quarantaquattro minuti di viaggio per percorrere circa 330 km pagando 16 euro e dieci centesimi il biglietto.
Oppure c’è un’altra soluzione:sette ore e trenta minuti per 19 euro e dieci centesimi viaggiando tra regionali veloci e regionali semplici. Questo è il trasporto siciliano oggi nel 2013.
Altrove, invece per percorrere la stessa distanza, ad esempio Milano-Firenze, ci si impiega un’ora e 45 minuti a partire da 19 euro con Frecciarossa, oppure 3 ore e trentacinque minuti con l’intercity a 19 euro.
Dati di tempo, qualità, offerte e servizio che si commentano da sole.
Non mi sono soffermata sul numero delle corse che si alternano in Sicilia perché pare che siano in ulteriore diminuzione e, nella provincia trapanese, quelle interessate sembra siano quelle che collegano Trapani a Castelvetrano e viceversa. Sei le tratte che dal prossimo 15 aprile verrebbero fatte fuori a discapito dei pendolari dimenticati anche da dio.
Trenitalia, infatti, pare voglia “convogliare” alle ore 6:24 le corse che si appresta a tagliare.
Alle pessime figure, volendo usare un eufemismo, fatte con i cittadini siciliani (chiamati a pagare un servizio inesistente) si aggiungono quelle che facciamo con il turista sempre più low cost e quindi “fai da te” che viene a trovarci ed ha tanta voglia di vedere, conoscere, girare ma l’unica cosa che gira sono i tacchi davanti ad un’offerta di servizi pari a quella del terzo mondo.
Dimenticate i 9.288,2 kilometri macinati dalla Transiberiana, dimenticate la puntualità e la pulizia dei mezzi svizzeri, dimenticate la frequenza dei servizi inglesi, ma non dimenticate, per favore anche voi (pure quando Trenitalia si scuserà per l'ennesimo disagio), di essere in Sicilia.
La più bella terra del mondo dove prima di camminare si pensa a correre e dove le chiacchere costruiscono il nulla.
Marina Angelo
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