Inserita in Un caffè con... il 27/02/2016
da REDAZIONE REGIONALE
L´AVV. MASSIMO BALDINI E LE CONCESSIONI DEMANIALI
La proroga fino al 31.12.2020 della durata delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo sarebbe, secondo il parere espresso dall’Avv. Generale della Corte di Giustizia Europea, in contrasto con la direttiva dell’Unione Europea. Presumibilmente la decisione della Corte sarà conforme a tale parere e per le imprese balneari si aprirà una partita drammatica e difficilissima. Purtroppo l’errore di fondo consiste nel fatto che fino ad oggi si è preferito spostare la battaglia dal piano politico a quello giuridico. Lo stesso convegno che si terrà nei prossimi giorni a Carrara, alla presenza del Ministro Costa, si apre e si fonda sulla disamina delle questioni giuridiche piuttosto che sulle iniziative da intraprendere sul piano politico e sul piano legislativo. E tutt’ora il Governo confessa candidamente di voler attendere la sentenza della Corte piuttosto che affrontare il problema nelle sedi istituzionali europee e nazionali, in un serrato confronto con l’Unione Europea. Il parere dell’Avvocato Generale ed una eventuale sentenza della Corte conforme a tale parere non possono né debbono costituire il punto da cui partirà la distruzione delle imprese turistiche italiane e che provocherà conflitti sociali di dimensioni incalcolabili. Le aziende balneari, il loro sviluppo, il loro futuro sono valori irrinunciabili per il sistema turistico nazionale. Tali valori non possono morire sull’altare di una distorta interpretazione di una norma assurda e punitiva e sulla base di un parere dell’Avvocato Generale della Corte. Il Governo ed il Parlamento dovrebbero agire immediatamente senza attendere la pronuncia della Corte Europea per non trovarsi in una situazione di emergenza. I tempi ed i modi per affrontare il problema sono stati già da tempo evidenziati ed il Governo non può più rimandare la soluzione legislativa a causa dei conflitti di carattere ideologico o, peggio, per un disegno che punta a favorire il trasferimento delle strutture balneari a gruppi non ben individuati. Se il Governo ha la volontà di affrontare immediatamente il problema può agire subito, attraverso un decreto legge, che essendo immediatamente efficace, può dare quelle certezze indispensabili alle imprese balneari. Occorre però abbandonare definitivamente tutte quelle soluzioni che lasciano le aziende in una condizione di incertezza e di precarietà. Un’azienda non può essere a tempo. Il suo titolare non può essere obbligato ad abbandonare la sua impresa dopo un determinato periodo. Un azienda che ha un termine di vita predefinito, per essere restituita, alla scadenza della concessione, alla disponibilità pubblica, è destinata gradualmente a morire. Occorre abbandonare le vecchie ideologie, ampiamente presenti in Parlamento e in alcune giunte regionali, che intendono espropriare l’azienda agli attuali titolari per redistribuirle ad altri soggetti. Questa operazione dovrebbe oggi avvenire sulla base di un assurdo principio, che vale solo per l’Italia, ma non per la Spagna e il Portogallo. In questi Paesi le concessioni demaniali sono state recentemente prorogate per decenni, senza alcuna reazione da parte degli Organi Comunitari. Un altro esempio di come L’Europa abbia usato due pesi e due misure riguarda il rinnovo delle concessioni autostradali, prorogate con un decreto legge di fronte al quale l’Europa stessa ha girato gli occhi da un’altra parte. Sarà interessante vedere come l’Unione Europea si muoverà sulle concessioni telefoniche e radiotelevisive quando andranno a scadenza.
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