all´attività sportiva. Tale fenomeno è riconducibile all’anoressia, infatti assume una descrizione ed una denominazione similare:
anoressia atletica.
Il concetto di anoressia atletica è stato introdotto per la prima volta negli anni 90, da studiosi norvegesi che hanno considerato le atlete come un gruppo particolare per ciò che concerne i criteri associati ad allenamenti, schemi alimentari e profilo psicologico.
Per definizione dell’American College of Sports Medicine, essa è causata da uno sbilanciato apporto calorico rispetto al consumo energetico, e si manifesta maggiormente nello sport che enfatizza un fisico snello e leggero, come la ginnastica artistica, la ginnastica ritmica e le discipline di lunga durata, in cui la prestazione dipende non solo dalle abilità delle atlete, ma in particolar modo da un basso peso corporeo. Le conseguenze sono: ridotta introduzione di calorie e sovrallenamento.
Il consumo calorico di un atleta è a volte anche triplicato rispetto ad una persona della stessa età e corporatura che non pratica sport, pertanto dovrebbe arrivare anche ad assumere fino a 5000 kcal al giorno per compensare; un regime alimentare poco adatto, in questi individui, impatta maggiormente sul fisico.
Le motivazioni psicologiche della classica anoressia nervosa e dell’anoressia atletica sono ben diverse tra loro, proprio perché l’obiettivo di quest’ultima non è la ricerca della figura “perfetta” per disagio sociale e/o personale, ma paradossalmente per ottenere prestazioni migliori. Ecco perché l’anoressia atletica si manifesta maggiormente in sport quali danza o atletica, dove minor peso significa performance migliore e dove l’obiettivo primario che inculcano è la diminuzione al minimo indispensabile della massa grassa corporea.
Diete croniche e regimi alimentari ridotti ai minimi termini sono i mezzi che utilizzano questi sportivi per perseguire gli obiettivi imposti da allenatori e preparatori atletici, e i segni di questi dimagrimenti sono il più delle volte permanenti in ossa, muscoli e equilibri ormonali.
L’informazione e la giusta formazione, specie tra tecnici ed allenatori, è un passaggio di fondamentale importanza, cosicché ci si astenga da richieste tecniche e da consigli potenzialmente pericolosi per lo sviluppo di DCA (disturbi del comportamento alimentare).
Il Comitato Olimpico degli Stati Uniti si è preoccupato di dare dei consigli in merito a tale fenomeno:
- Non sopravvalutare gli effetti favorevoli sulla prestazione sportiva del peso corporeo basso;
- Enfattizzare l´importanza di abitudini alimentari corrette e complete sulla capacità di prestazione;
- Programmare in maniera realistica gli obiettivi della riduzione del peso e i tempi entro cui raggiungerli;
- Evitare di parlare in termini positivi di lassativi e di diuretici.
Lo sport è da sempre tra le soluzioni più efficaci per patologie di ogni genere e per la salute in generale, non trasformatelo in un fattore di rischio.
Palermo
23 Gennaio 2016
Giusy Modica
Consulente per la salute con lo sport presso l’Associazione Anas zonale Oreto.
Per informazioni e appuntamenti chiamare al numero 091-336558 dalle ore 9:00 alle ore 13:00.