Al Ministro della Giustizia
Andrea Orlando
Signor Presidente,
Signor Ministro,
la magistratura onoraria di tribunale ha accolto
con sentimenti di disappunto, rabbia, umiliazione e incredulità l´ennesima
attestazione di sprezzante disattenzione manifestata nei confronti dei propri
diritti.
In ormai risalenti incontri ministeriali con le rappresentanze della
categoria era stata prefigurata dal Ministro della Giustizia la possibilità di
approntare un più dignitoso trattamento economico a favore dei predetti
magistrati, previo reperimento delle necessarie risorse finanziarie, superando
l´attuale sistema dei gettoni di presenza che non appresta alcuna efficace tutela
assicurativa o previdenziale.
Nel frattempo il Ministro della Giustizia ha comunque presentato alle
Camere un disegno di legge nel quale si riedita senza modifiche significative
l´attuale inquadramento precario della categoria, senza minimamente distinguere
la posizione di chi in essa milita da decenni, ben oltre quindi l´originario termine
quinquennale previsto dal D.lgs. 51/1998 e venuto a scadenza nell´ormai lontano
2 giugno 2004.
Per i magistrati già in servizio da decenni e per quelli di futura assunzione
il disegno governativo somministra infatti la stessa ricetta di sempre:
temporaneità delle funzioni attribuite e assenza di una dignitosa retribuzione
corrispettiva dell´impegno profuso.
Dopo aver inutilmente atteso la preannunciata fissazione di un incontro, in
cui potessero essere chiariti tali essenziali aspetti ignorati dalla così detta riforma,
giunge la beffarda notizia – neppure anticipata ai destinatari – che il paventato
riordino, ove mai il disegno governativo dovesse giungere ad approvazione,
dovrebbe rispettare nuovi e più stringenti vincoli finanziari contemplati dall´art.
43, comma 18, della proposta di legge di stabilità per l´anno 2016.
Tale disposizione di finanza pubblica, perseguendo un risparmio di 7,5
milioni di euro, non solo contingenta al ribasso i finanziamenti disponibili per le
indennità dei magistrati onorari, ma autorizza il Governo a rideterminarne
peggiorativamente gli importi, anche con riferimento a quelle figure, come i vice
procuratori onorari e i giudici onorari di tribunale, vessate da sperequazioni
economiche che si manifestano come inaccettabili già nel confronto con le altre
magistrature onorarie.
Gli stessi capitoli di spesa che il Ministro aveva affermato di voler
incrementare, quindi, risultano ora gravati da una nuova riduzione per il cui
conseguimento si autorizza il Governo a mettere le mani nelle tasche dei suoi
magistrati più incapienti.
Altro che prevedere adeguati compensi per il lavoro di redazione dei
provvedimenti giudiziari, oggi emessi gratuitamente dai giudici onorari di
tribunale e dai vice procuratori onorari!
La retribuzione di tali provvedimenti, specialmente di quelli definitori di
singoli gradi di giudizio o delle indagini preliminari, avrebbe dovuto sia favorire
una più equa modulazione delle retribuzioni, senza stravolgerne la pur opinabile
impostazione cottimistica, sia incentivare la produttività giudiziaria complessiva
di cui continui proclami annunciano il necessario e imminente rilancio!
Ma se la clausola finanziaria sotto cui opereranno tali eventuali modifiche
è quella di tagliare la spesa per le retribuzioni, non potrà che riaprirsi quella
stagione conflittuale cui si era voluto porre lungamente tregua proprio per
consentire al Guardasigilli – che aveva chiesto tale moratoria – un´iniziativa
politica forte e autorevole.
Tale iniziativa, come chiarito, non era stata affatto individuata nei
contenuti deludenti della proposta governativa, ma intravista piuttosto nella
dichiarata disponibilità del Guardasigilli a considerare il testo prodotto dai tecnici
di Via Arenula una base di partenza per un più ampio e migliorativo dibattito
parlamentare (vedi gli emendamenti di alcuni lungimiranti Senatori, sui quali
invece insisterebbe un parere negativo del Governo).
Che poi i tecnici redattori della proposta governativa provengano dalla
magistratura ordinaria aveva fatto sperare in una condivisione ministeriale delle
aperture manifestate recentemente dal Presidente dell´ANM Sabelli durante i
lavori della giornata di studi tenutasi presso il CSM lo scorso 6 giugno 2015: tali
aperture, che riguardano proprio il regime transitorio di chi già svolge
attualmente le funzioni giudiziarie suddette, non sembrano invece permeare di sé
né la linea politica del Ministro, che pure si dichiara aperto alle istanze
dell´ANM, né i magistrati che lo coadiuvano.
Le richieste di inamovibilità e di retribuzione minima dignitosa avanzate
dalla categoria non si configurano come mera rivendicazione di diritti, pur
riconosciuti da inattuati principi costituzionali che regolano la materia del lavoro,
ma corollari imprescindibili di quella indipendenza che neppure le autarchie più
reazionarie negano a chi esercita la giurisdizione.
Da Cavour a Grandi a Togliatti, non vi è stato statista che non abbia
compreso l´impossibilità dello Stato di reggersi su un apparato formato da
magistrature precarie; e ancora nei turbolenti anni 70 non si è dimenticato di
porre in sicurezza l´inquadramento giuridico-economico di quei pretori onorari
che avevano garantito la prossimità al cittadino della funzione giudiziaria, sul
presupposto, ancora attuale, che la natura onorifica dell´iniziale inquadramento
formale non può giustificare lo sprezzante disconoscimento delle sopravvenute
responsabilità effettive e delle conseguenti guarentigie minime.
Solo l´attuale Governo è stato capace di concepire un prelievo sulle
prebende dei magistrati onorari, realizzando un primato assoluto di cui la Storia,
più autorevolmente dei diretti interessati, chiederà presto conto. E non è detto che
ciò avvenga in un futuro lontano, se esiste ancora, come si ritiene, un
ordinamento democratico i cui principi supremi sono governati da Organi
costituzionali capaci di farne responsabile applicazione.
Distinti saluti,
Paolo Valerio