Inserita in Un caffè con... il 20/09/2015
da REDAZIONE REGIONALE
ROBERTO TUMBARELLO PREGA, GIOCA E S´INC... SI AUGURA IL CAMBIAMENTO CHE NON C´E´
Conviene imparare a pregare
Perché non rivolgerci anche noi allo Spirito Santo? Visto che è così bravo a trovare sempre il papa giusto, magari si prodiga pure per noi. Che ne sa che siamo miscredenti, spergiuri, imbroglioni, traditori, fedifraghi, corrotti e non meritiamo nulla? Non ne sbaglia una. Qualsiasi pontefice che designa è la persona che la Chiesa aspettava per risolvere i suoi problemi. E noi, niente. Uno peggio dell’altro. Lui sa che se aumenta il PIL vuol dire che le imprese guadagnano di più, non crescono – come vogliono farci credere – i posti di lavoro. Solo qualcuno della Trinità può salvarci. Perché, seppure quello che ci manda non sarà proprio efficiente, sarà sempre meglio di chi abbiamo da vent’anni. Anziché un titolare ci manderà una riserva. Ma, almeno, non dirà bugie, non si vanterà di abbassare le tasse e, poi, le aumenta. Non ricatterà i parlamentari con la minaccia di non ricandidarli. Seppure decidesse di cambiare la costituzione, cercherà un ampio accordo, almeno con i suoi. Non corromperà nessuno in cerca di voti. Soprattutto non si metterà d’accordo con l’avversario. In questi giorni, però, siamo seriamente preoccupati per Francesco. Vuole che, se la Chiesa gestisce un’attività commerciale, paghi l’IVA come chiunque. Se no, è concorrenza sleale. Dice pure che non è vero che la donna sia tentatrice. Se non lo protegge Lui, prima o poi lo fanno fuori. Questa volta lo Spirito Santo ha esagerato. L’ha scelto troppo bene, addirittura progressista. Piace pure a tutti. È difficile che duri
È sempre lo stesso gioco delle tre carte
Le pari opportunità finalmente funzionano. L’IMU abolita per tutti. Ne saranno esenti sia le dimore dei ricchi sia le catapecchie. Differenti diritti ma uguali doveri. Niente più imposte sulla casa sia per chi possiede la residenza a Via Montenapoleone o a Piazza di Spagna sia per chi vive dalle parti del cimitero a Caltanissetta. Degli inquilini delle grandi città, dove la pigione equivale a uno stipendio, ci occuperemo un’altra volta. Per ora si arrangino. Allo Stato, che toglie le tasse soprattutto a chi potrebbe pagarle, l’operazione costerà dieci miliardi. Si potrebbero investire nella sistemazione del territorio. Alluvioni, smottamenti e frane sempre negli stessi posti. Oltre ai disagi, ogni anno si piangono tanti morti. Ma forse è meglio che i fiumi straripino e il mare di fango uccida. Serve per distrarre l’attenzione dalle riforme inique e dalle iniziative inutili. I nuovi assunti per effetto del Jobs Act di cui si parla ogni giorno da diversi mesi, in realtà sono sempre gli stessi precari che sono diventati fissi. La manipolazione della realtà – ci sono sempre cinque milioni di disoccupati – ricordano le parate militari del Ventennio. Conclusa una, gli armamenti sti spostavano in quella successiva. Così sembrava che l’armata fosse infinita e praticamente imbattibile. Finisce sempre così quando, per compiacere il potere, il popolo finge di credere alle balle che gli raccontano e consente di farsi prendere in giro. Anche le formiche nel loro piccolo….. Si è dimenticato di Gesù o non sa che anche lui fu condannato. Grillo ha citato solo Pertini e Mandela, che, però, non hanno mai insultato nessuno. Rischiavano continuamente la vita per battersi in favore dei diritti di tutti. E ci sono riusciti. Oggi si cita il grande presidente per mascherare le marachelle. Purtroppo molti ignoranti – qualcuno interessato – anziché biasimarli, li seguono. È vero, anche lui era un presenzialista. Nelle sfide, però. Non quando l’Italia era sicuramente vincente. Non andava per raccogliere applausi certi, ma per sostenere l’impegno e l’entusiasmo di chi rappresentava il paese. Li incoraggiava, come a Madrid – a due ore di volo, non dall’altra parte del mondo – dove l’Italia non era favorita. Si recò al capezzale di terroristi in fin di vita, sia di destra che di sinistra, e a Vermicino dove si tentava, purtroppo inutilmente, di salvare il bimbo caduto nel pozzo. E poi, era capo dello stato, non del governo. Non aveva impegni da sacrificare. In 70 anni di Repubblica non si ricordano Andreotti, Goria, Fanfani né altri a una finale di Calcio o del Grand Prix. Pertini andrebbe celebrato per il coraggio, il sacrificio, l’esempio, il suo alto senso di dovere e responsabilità, non per giustificare un comportamento disdicevole. Paragonarsi a lui, quindi, oltre che presuntuoso, è anche stupido. Chi è la più compiacente del reame?
Sembra un mercato. Sfilano tante belle ragazze. Non è una vendita all’asta ma è l’elezione di Miss Italia. Il corpo ha ancora un valore per la donna e vuole sfruttarlo. Si misurano dimensioni e circonferenze. Se sono perfette si passa alla selezione successiva. Finalmente la finale, dove la qualità è garantita da divi e intellettuali. Non c’è una base di partenza. La quotazione non è al peso né al kilo. È la compiacenza il requisito più richiesto e apprezzato. Salsomaggiore si è evoluta e ha desistito. Adesso è la volta di Jesolo. Prima c’era la complicità delle mamme, adesso anche l’auspicio dei fidanzati. Tutti interessati al successo che, per qualche anno, sistemerà l’intera famiglia. Ne approfitteranno soprattutto produttori, registi, pubblicitari e funzionari televisivi. I proletari possono solo guardare, da lontano. Talvolta, quindi, c’è qualche scippo. Così nasce la violenza sulle donne, non più protette da dignità e rispetto. Le quote rosa vengono occupate dalle maschiliste. Forse non sono neppure donne, ma solo in corsa per denaro e potere come tanti al giorno d’oggi. Ecco perché è raro che, nonostante la parità dei diritti, una donna guadagni quanto l’uomo. Più difficile ancora è accedere ai livelli superiori. Eppure alle urne sono in maggioranza. Ma preferiscono votare per gli uomini. È il solito tradimento all’italiana. Evirarsi per fare un dispetto alla moglie
Se si abolisce il Senato per poter riabilitare chi lo ha aiutato a diventare premier, non sarebbe grave. Lo abbiamo subìto per vent’anni quando la sua età poteva renderlo ancora pericoloso come neofita e intruso della politica. Adesso, da anziano non può combinare guai peggiori. Il bunga bunga e gli altri vizi non sono educativi, però non alterano i contrappesi che regolano la democrazia. Passano. L’attentato alla costituzione resta. Se, poi, al potere – il diavolo fa le pentole ma non i coperchi – arrivasse qualcun altro? Meglio il cattivo conosciuto che il buono da conoscere, dice un proverbio siciliano. Dovrebbero saperlo quelli che possono sventare l’imbroglio. Soprattutto Finocchiaro, Grasso e chi tradisce gli elettori per una poltrona. Per ridurre le spese della politica va dimezzato il parlamento, non soppresso il senato. Il vero pericolo, però, è la stupidità collaudata degli italiani. Se, infatti, al ballottaggio dovessero andare – come è molto probabile che accada, essendo la destra in disfatta – il PD e il M5S, gli elettori di destra non si asterrebbero né voterebbero per il male minore. Preferirebbero Casaleggio alla sinistra, seppure oggi edulcorata. L’odio è così viscerale che pur di non far vincere il nemico atavico, chiunque altro sia il benvenuto. Francamente sono preferibili i vecchi maniaci e i giovani imbroglioni. Chissà se un giorno torneranno i giusti e i probi a ristabilire gli equilibri istituzionali che ci garantiscano nuovamente la libertà. Se, invece, gli italiani continueranno a sabotare la scialuppa di salvataggio, torneremo alla miseria e ai disagi di cento anni fa. Quelli che non avevano mai visto camicia
Disoccupazione, il sindaco deve dimettersi, la democrazia dei nominati, piove governo ladro, Roma nelle mani di un prefetto, con la cultura non si mangia, violenza, corruzione. Sono gli antichi acciacchi con cui conviviamo ormai da vent’anni e ai quali siamo affezionati. Se una mattina al risveglio non li trovassimo più, ne sentiremmo la mancanza. L´Italia ci piace così, gestita da intrusi della politica. Ma oggi si ricomincia dal Colosseo. E finalmente ci scandalizziamo. Ecco individuate le cause della crisi. I lavoratori bucano la scialuppa di salvataggio su cui eravamo fortunatamente saliti. Sembravamo salvi. Mentre i probi tolgono l’acqua col secchiello, altri si riuniscono in assemblea. Ma la barca ancora non affonda. Vogliamo farci del male o proteggere qualcuno? Solo ignoranza e stupidità? In effetti, per la disonestà ci vuole intelligenza. La cultura che da vent’anni viene trascurata e negletta, oggi appare ostaggio del sindacato. Ovviamente la biglietteria non sciopera. Ora abbiamo individuato il colpevole. Basterà sopprimerlo perché, senza iniziative né investimenti, il turismo e l’economia risorgano. Così si rivoltano le frittate. Ma, per conto di chi agiscono questi lavoratori? Con chi sono d’accordo? Un tempo temevano che la moglie li aspettasse dietro la porta di casa col mattarello in mano. Adesso scioperano per coprire l’inettitudine del governo. Non può non essere colpa di Marino.
Prima o poi, arresteranno le vittime
Si è giocato nove milioni di euro che non gli appartenevano. Si spacciava per consulente finanziario. Oggi si crede a tutto e si dà fiducia al primo venuto. Succede ogni giorno da anni. E continuiamo a stupircene. A Montecarlo ci fu chi scappò con somme molto più elevate. C’è stato anche il Madoff dei Parioli che a Roma ha raggirato tanti divi e figli di papà. Ciò che più sorprende in queste truffe non è tanto il reato, così diffuso, ma la facilità con cui è possibile commetterlo. Alla peggio vengono denunciati a piede libero o spariscono e non se ne sa più niente. Anzi, questo ha avuto l’onestà di costituirsi e confessare. Forse lo premieranno. Stupisce anche la dabbenaggine di chi continua ad affidare i propri risparmi a chiunque prometta di farli fruttare più del verosimile. È l’avidità, che annebbia il cervello, il complice più fidato dei lestofanti. Ma contano anche sull’assenza dello stato. A tutti è consentito manipolare quattrini. Senza titoli né credenziali e neppure responsabilità. Come, del resto, chi ci rappresenta e gestisce le nostre vite. Parole, annunci, promesse, menzogne e tanta ignoranza. Così l’Italia crede di poter uscire dalla crisi.
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