Inserita in Cultura il 29/07/2015
da REDAZIONE REGIONALE
TEATRI DI PIETRA: IL PERSIANO APRE LA PIAZZA DI SAN CATALDO
Spettacoli a Monte Jato, Palazzolo Acreide e Selinunte
www.teatridipietra.org; http://teatridipietrasicilia.blogspot.it/
La rete dei Teatri di Pietra quest’anno fa tappa anche al teatro all’aperto dell’Istituto Fascianella di San Cataldo. Giovedì 30 luglio alle ore 21.15 sarà messo in scena “Il Persiano - cartaginese” per la regia di Giancarlo Sammartano. Si tratta di un repertorio di due spettacoli da testi plautini di diversa natura ma di pari significato e valore che ripropongono la storica ed affascinante modalità scenica di quella drammaturgia. Il Persiano, nel suo perfetto intreccio di verità ed apparenze, realizza un modello inimitabile di macchina comica, dove la boria del potere dei padroni è messa impietosamente alla berlina con uno spirito dissacrante che rimanda alla poetica di Aristofane, all’utopia di una società di giusti in armonia con la vita naturale del mondo. Il Cartaginese, composto nel ricordo delle guerre puniche, che tanto avevano scosso la potenza militare e politica romana, costituisce un esilarante intreccio di innamorati, ragazze libere vendute come schiave, di servi sciocchi e intraprendenti, di soldati spacconi. Travestimenti, inganni, trappole costruite a vista per lo scioglimento finale dove trionfa la giustizia elementare del buon senso nel sogno della libertà collettiva. Gli spettacoli, (con la regia di Giancarlo Sammartano, scena e costumi di Daniela Catone, musiche di Stefano Marcucci, maschere di Giancarlo Santelli) ripropongono la storica ed affascinante modalità scenica di quella drammaturgia: solo quattro attori infatti, attraverso l’uso delle maschere interpretano - in un vorticoso e di per sé esilarante gioco teatrale - i quindici ruoli dei due testi. La formula riprende con coerenza e rigore l’esperienza dei primi anni ’90 con l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa intorno a Curculio e Truculento di Plauto con la regia di Giancarlo Sammartano. Le maschere, realizzate da Giancarlo Santelli, sono ricreate sul modello delle terracotte votive a Dioniso, rinvenute negli anni ’60 e ‘70 negli scavi della necropoli di Lipari, che riproducono fedelmente i tipi della commedia greca nuova di Menandro e per affinità quelli della palliata latina. La Compagnia si fa letteralmente in quattro per riportare oggi - con scrupolo filologico e libertà di pensiero - alla dimensione originaria il teatro plautino: restituendogli da un lato il divertimento degli intrecci, delle situazioni, dei caratteri, degli scontri verbali; ma anche guardando alla grande lezione del teatro classico che ha nel rapporto con il pubblico - sia nel tragico che nel comico - il valore di un’esperienza conoscitiva sulla natura del mondo sociale. Una memoria segreta sul senso e il valore del Teatro, in cui la parola acrobatica danza in un corpo vitale, dove oltre la malizia di espugnare il pubblico - di piacere - trasmettendo tensione o allegria, circola un umore acre e coinvolgente.Il Persiano e Il Cartaginese, come due capitoli di un grande romanzo, nascono oggi in equilibrio tra la memoria di un vivo passato e il legittimo desiderio di inventare ancora, comunicando al nuovo pubblico - così diverso ma non difforme da quello antico - il senso di un divertimento che sia anche curiosità del conoscere e gioia del sapere. Lo spettacolo replicherà : il 31 luglio Teatro Morgantina; 1 agosto Eraclea Minoa; 5 agosto Teatro Akrai Palazzolo Acreide. Il Teatro all’aperto dell’istituto Fascianella di San Cataldo per Teatri di Pietra ospiterà anche la messa in scena di “Argonauti” diretto da Cinzia Maccagnano l’ 8 agosto. Il Persiano // Cartaginese da Tito Maccio Plauto regia Giancarlo Sammartano musiche Stefano Marcucci scena e costumi Daniela Catone maschere di Giancarlo Santelli con Paolo Floris, Tommaso Lipari, Mattia Parrella e Andrea Puglisi MONTE JATO Al Teatro antico di Monte Jato, a San Cipirello, giovedì 30 luglio alle ore 18 sarà messo in scena “Le Rane” della Compagnia La Bottega del Pane diretto da Cinzia Maccagnano. Le Rane di Aristofane sono una parodia della decadenza politica e culturale dell´Atene dell´epoca del 405 a.C., ma soprattutto una riflessione sul teatro e sulla vita morale e sociale, all´indomani della morte di Euripide e Sofocle, ultime guide intellettuali della polis. Protagonista è Dioniso, il dio del teatro, ma che qui non è più il seducente straniero delle Baccanti, bensì un patetico personaggio in cerca d’autore, un attore senza ruolo al quale avanzano battute tragiche che, fuori contesto, risultano penose e grottesche. Il ridicolo Dioniso, con un imbarazzante travestimento da Ercole, intraprende il viaggio per l´oltretomba in cerca dell’autore che possa ridargli dignità, e con lui anche al teatro e quindi alla società, a cui solo il teatro può e deve insegnare la virtù. Con lui il servo fidato Xantia, pronto e astuto. Inizia così la Catabasi verso gl’inferi, dove non possono mancare gli incontri con Caronte, Plutone e molti altri personaggi, i quali sono la copia conforme di una umanità bassa e volgare che abita il mondo terreno. Parentesi poetica è il coro di rane della palude infernale che sbeffeggia Dioniso, ma non rinuncia a cantare cignescamente intraducibili versi poetici, unico conforto dell’anima. Il viaggio si conclude con il tanto atteso incontro con Euripide ed Eschilo, intenti a litigare per stabilire chi dei due sia il più grande poeta tragico. Euripide accusa Eschilo di ridondanza e di poca chiarezza, ed Eschilo rimprovera Euripide di aver corrotto gli ateniesi con i suoi esempi immorali insegnando loro a tradire, uccidere ed evitare i doveri. Aristofane contrappone così la poesia brillante, figlia della sofistica, di Euripide e la magniloquenza di Eschilo, a volte oscura, ma di grande valore etico. Alla fine Dioniso, giudice dell’agone, sceglie di riportare in vita Eschilo, come per dire che per una società oramai al tramonto, incosciente della propria volgarità, è meglio riportare alla memoria buoni esempi di valori e di vivere civile, piuttosto che sperare in una capacità di autocoscienza di fronte ad esempi di corruzione e degrado. Le Rane, pur con una vena comica festosa, di ispirazione lirica, parla con una tristezza sconsolata di un vuoto culturale. Dioniso ha perduto il fascino della sua doppiezza, del suo oscillare tra bene e male, del suo dire e non dire, del suo nascondere per mostrare, ovvero ha perduto l’arte del teatro, di cui è rimasta solo la parvenza farsesca e deprimente. Eppure il teatro non perde mai la sua funzione e infatti mostra la sua stessa desolante condizione per indicare la miseria in cui è stato ridotto e insieme ricordare il proprio valore, scuotendo la coscienza di cui è esso stesso genitore. «Aristofane guarda con nostalgia al passato perché sia evidente il vuoto presente – scrive Cinzia Maccagnano nelle note di regia - . Ma noi nel vuoto ci stiamo da un po’, non stiamo assistendo alla fine di un mondo virtuoso, siamo già oltre la degenerazione e lo sgretolamento della nostra società. Il finto cambiamento si è svelato in tutta la sua volgarità lasciando solo smarrimento, vuoto, macerie. La cultura non si mangia, l’arte non produce, la gente vuole ridere…. È tempo di ricostruire, tempo di rimettere in forma le idee, tempo di desiderare e perciò di sognare. Basta uno che sogni per udire il canto delle Rane. E già, le Rane, chi sono? Le creature che stanno tra la vita e la morte, tra il sogno e l’incubo, tra la realtà e la finzione, tra il chiaro e l’oscuro, sullo Stige in attesa del trapasso, in attesa di poter cantare per essere zittite o ascoltate da chi, in bilico, sta inseguendo una chimera… Le Rane sono la poesia, che non si vede, ma è ovunque la si voglia evocare; sono la natura altra del mondo. Alla fine non conta più trovare l’autore di frasi “poderose”, ma riconoscersi tra Rane e insieme intonare il bel canto che accompagni l’impresa della risalita o almeno che illuda i sognatori d’essere più vicini al sublime». Si replica il 31 luglio Ex Macello Caltanissetta; 1 agosto Teatro Akrai Palazzolo Acreide Bottega del Pane LE RANE - Malincommedia sull’orlo del mondo da Aristofane, traduzione Cristina Putignano regia e drammaturgia Cinzia Maccagnano con Luna Marongiu, Cinzia Maccagnano, Cristina Putignano, Rita Salonia, Oriana Cardaci canto Daniela Troilo scena e Coro Rosalba Cannella – Mariella Beltempo; costumi Chiara Pizzolo; musiche originali de Seta – Fontana – Lorenzi TEMPIO DI HERA SELINUNTE Giovedì 30 giovedì alle ore 19.30 il Tempio di Hera di Selinunte sarà la scenografia di “Esecuzione Ifigenia” scritto e diretto da Lina Prosa e con Miriam Palma . Lo spettacolo nasce da una collaborazione tra Miriam Palma e Lina Prosa che da tempo sperimentano una collaborazione che mette insieme i loro diversi linguaggi legati al testo, alla voce, al canto. L’appuntamento questa volta è con una nuova tappa dello spettacolo, frutto di un ulteriore percorso di ricerca, che ancor più valorizza la pluralità linguistica della trama drammaturgica. Ifigenia, di ieri e di oggi, è tutta nell´ambiguità del titolo: esecuzione come atto musicale, esecuzione come atto di condanna a morte. Il nodo di tale ambiguità è racchiuso in una sola presenza scenica che è allo stesso tempo l´esecutore e la vittima: Agamennone/padre e Ifigenia/figlia. Miriam Palma, attrice/esecutrice tiene insieme, in un unico corpo scenico, la duplicità creativa. Ne nasce una corrente contemporanea che coglie in pieno la condizione umana di oggi: allo stesso modo in cui la sorte dell´esercito greco è legata alle condizioni atmosferiche da cui dipende addirittura la spedizione contro Troia, così la nostra vita quotidiana di moderni è segnata dal responso meteorologico, nuovo oracolo capace di condizionare le scelte quotidiane. Drammaturgicamente ciò è possibile attraverso un teatro che abbatte i confini tra corpo, parola, suono, voce, canto… Dal crollo di tali confini la materia artistica assume l’aria di Opera, originale, fuori da ogni confronto con altra possibile Ifigenia. Lo spettacolo replicherà il 6 agosto al Giardino della Kolymbetra di Agrigento MDA Produzioni danza ESECUZIONE/IFIGENIA Testo e regia Lina Prosa, Composizione vocale e ritmica Miriam Palma
TEATRO AKRAI PALAZZOLO ACREIDE Giovedì 30 giovedì alle ore 21.15 il Teatro Akrai di Palazzolo Acreide sarà messo in scena “Quando Elektra Muore”, suite in quattro quadri da Hugo Von Hofmannstahl, di cui firma regia e drammaturgia Manuel Giliberti. Elektra di Von Hofmannstahl è un testo che pur risentendo delle influenze della interpretazione goethiana della tragedia greca non è esente dallo spirito della Vienna fervidamente intrisa degli studi di Freud e di Breur , “invasa” di psicoanalisi e attenta alla nuova interpretazione dei miti. E’ interessante oggi ripercorrere questa scrittura dove i temi ricorrenti divengono simboli ossessivi: il sogno e il suo significato, il rapporto edipico, la tentazione incestuosa tra le due sorelle, la vendetta attraverso l’assassinio rituale , a segregazione non solo fisica ma mentale. Modernissima questa visione che si rafforza nella lettura delle note dell’autore che, alla maniera che sarebbe poi stata di Brecht, suggeriscono una distanza assoluta dalle tentazioni anticheggianti ed etnografiche. Non una Grecia antica suggeriva Hofmanstahl ma un cortile di palazzo dove oscure segrete e polvere, polvere dappertutto, conservano colpe e segreti irredimibili. In “Quando Elektra muore” la materia incandescente delle follia e della conseguente lucidità si compone sotto in fissità improvvise, in accenni di danza trattenuta, in una sorta di delirante attonita passione. Si rende omaggio, in questa suite in quattro quadri firmata da Giliberti, all’idea più profonda di Hofmannstahl: Elektra vuole allontanare la soluzione tanto cercata nell’incubo, l’abbraccio del fratello e la morte di Egisto, perché il desiderio di vendetta è l’unico sentimento che la tiene in vita . La sfortunata figlia di Agamennone muove così le spirali di una follia dionisiaca che la fulminerà alla fine. Lo spettacolo replicherà il 2 agosto all’Ex Macello (oggi Centro Abate) di Caltanissetta. verso Argo QUANDO ELEKTRA MUORE Suite in quattro quadri da Hugo Von Hofmannstahl drammaturgia e regia Manuel Giliberti scene e costumi Rosa Lorusso musiche originali Antonio Di Pofi con Carmelinda Gentile, Giuliana Di Stefano, Cecilia Mati Guzzardi, Claudia Bellia, Laura Ingiulla, Deborah Lentini, Vladimir Randazzo La rete Teatri di Pietra, ideata da Capua Antica Festival e diretta da Aurelio Gatti, quest’anno è promossa direttamente dai Comuni coinvolti con il sostegno dall´Associazione Teatri di Pietra Sicilia e Capua Antica Festival, in collaborazione con il FAI di Agrigento. Anche quest’anno Teatri di Pietra da vita a un percorso di arte e cultura che privilegia lo straordinario patrimonio storico e artistico siciliano e al contempo offre una concreta opportunità di sviluppo socio-culturale e crescita dei territori coinvolti: obiettivo principale è promuovere la conoscenza del patrimonio storico e paesaggistico della Sicilia attraverso lo spettacolo dal vivo e valorizzare aree straordinarie che si offrono ad una fruizione più ampia, coinvolgendo un pubblico diversificato e più vasto. Tutto questo nonostante la crisi, anche del settore, che non da tregua agli operatori dello spettacolo che continuano nonostante tutto a stare in prima linea, in scena sopra un palco che per tetto ha un cielo di stelle, convinti che la bellezza e il teatro possano dare vita a una nuova comunità. Ed è proprio questo il feel rouge che lega la programmazione siciliana di Teatri di Pietra 2015 che propone capolavori del Mito come testimonianza di una grande perdita, quella della comunità. Questo è lo spirito dell’undicesima edizione di Teatri di Pietra Sicilia: la ri-costruzione di una comunità consapevole e aderente alla proprio storia e identità attraverso il riconoscimento di quegli stessi luoghi, oggi siti archeologici o monumentali, che furono centro e cuore pulsante di civiltà. La ricorrenza di Teatri di Pietra Sicilia, che dal 2005 si propone puntualmente ogni anno nonostante le difficoltà, fa di questa manifestazione un appuntamento “atteso” , testimonianza di un progetto di rete culturale che aggrega e cresce intorno a un´idea innovativa di valorizzazione e sviluppo sostenibile dei territori. Una nuova edizione quindi, resa possibile grazie all´impegno delle Amministrazioni coinvolte che attraverso Teatri di Pietra ribadiscono la volontà a operare un diverso modo di fare “turismo/cultura e sviluppo” privilegiando progettualità che concretamente dialoghino con il territorio, le cittadinanze e le identità che queste esprimono e in cui i luoghi non siano solo demanio da affittare . Un progetto che anche in un momento di grande difficoltà riesce a esprimere la convinzione e la determinazione a fare della cultura e del patrimonio la risorsa principale di sviluppo delle cittadinanze coinvolte. Informazioni: Gli spettacoli avranno inizio alle ore 21.15, fatta eccezione per “Esecuzione Ifigenia” in programma al Tempio di Hera di Selinunte giovedì 30 luglio alle ore 19.30 Biglietti euro 12 intero, euro 10 ridotto, euro 8 convenzioni. I biglietti si possono acquistare presso le biglietterie dei siti, la stessa sera dello spettacolo.
Ufficio stampa Teatri di Pietra Sicilia
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