... che, nato da un’idea di Andrea Segre e prodotto da Zalab e HIQ con il sostegno di Open Society Foundations,racconta le vite personali e delle famiglie di Alejandro, Bouchaib, Karim e Peter, rinchiusi nei C.I.E.(Centri di Identificazione ed Espulsione) di Torino, Trapani e Roma, che attendono in un “limbo” di sapere se saranno espulsi dall´Italia.
Storie di attesa, rabbia e paura.
Limbo non arriva per caso a Palermo: giunge proprio nei giorni in cui si discutono ed emergono le informazioni sul piano europeo per le migrazioni.
Un piano che speravamo fosse centrato su impegni precisi e significativi e che invece – oltre al “balletto” vergognoso sulla riallocazione di 40.000 PERSONE, richiedenti asilo, arrivati in Italia e Grecia da aprile scorso (numeri ridicoli rispetto alla situazione), che alla fine sarà su base volontaria per gli stati membri - mostra ancora una volta governi che operano prima di ogni altra cosa, persona o valore, nella direzione di politiche securitarie e protezioniste, che non contribuiscono né a proteggere il diritto umano fondamentale alla vita, né a rispettare i trattati internazionali e regionali che richiedono la protezione delle persone, agendo anzi contro tutti i valori fondamentali dei diritti umani e della stessa Carta europea.
Tra le misure previste, saranno attivati – anche se è meglio dire riattivati – con nomi ed etichette diverse, gli hotspot, tecnicamente “structured border zones and facilities”, letteralmente “strutture e zone di confine strutturate”, che altro non sono a tutti gli effetti che centri di detenzione (assimilabili ai CIE, appunto): prigioni in cui i migranti verrebbero rinchiusi subito dopo gli sbarchi e sottoposti, nel più breve tempo possibile, alle misure di identificazione, registrazione e deportazione di tutti coloro che non hanno i requisiti adatti all’asilo.
E per chi "non collabora" detenzione fino a 18 mesi.
Nulla sull’apertura di vie di accesso legali e sicure, nessuno che abbia messo in discussione il piano di bombardamento dei barconi, caldeggiato proprio dall’Italia, che omette i rischi relativi a possibili “vittime collaterali”, cioè quegli stessi esseri umani in fuga, in nome dei quali ci si prepara a scatenare la “guerra contro i trafficanti”; nulla sull’analisi delle vere cause delle migrazioni, nulla sul discutere e rifiutare di negoziare con paesi che non rispettano i diritti umani, anzi accordi camuffati e sottobanco.
Ancora una volta siamo capaci di erigere solo muri, di reagire solo con detenzioni ed espulsioni. Una vergogna contro cui ci battiamo perché è assolutamente necessario ripensare radicalmente le politiche migratorie che fin qui hanno prodotto violazioni e violenze, senza per altro ottenere alcun risultato e sprecando ingenti quantità di denaro pubblico. I CIE - come li si voglia chiamare - vanno chiusi.
Per noi, e non siamo i soli, prima di tutto ci sono le persone.
Di questo parleremo lunedì 29 giugno alle 20 al Giardino dei Giusti, in via Alloro 80, con Matteo Calore, regista con Gustav Hofer di Limbo, introdotto da Ester Russo e accompagnato nel dibattito da Fulvio Vassallo Paleologo e Alessandra Sciurba del Forum Antirazzista di Palermo.
La proiezione sarà preceduta da una cena etiope e dal volo di mongolfiere: il simbolo delle vite di uomini e donne sospese, come in una mongolfiera legata a terra, nel Limbo dei CIE. Vorrebbero volare ma non possono. Chiudere i CIE significa liberare quelle mongolfiere.