Inserita in Un caffè con... il 11/05/2015
da REDAZIONE REGIONALE
ROBERTO TUMBARELLO - ´Anche il tacchino festeggia il Ringraziamento´ ED ALTRE RIFLESSIONI
Anche il tacchino festeggia il Ringraziamento I delinquenti che hanno maturato il vitalizio come parlamentari non ne avranno più diritto. Gli è stato confiscato con una legge, illegittima come quella che gliel’aveva concesso. Il popolo bue esulta. Ma è solo una finta, perché basterà seguire un corso di riabilitazione per riaverlo. Chissà se il presidente firmerà anche questa legge. Neppure i galantuomini cui la Consulta ha restituito il diritto alla rivalutazione della pensione ce l’avranno. Questi per davvero. Non avendo fondi sufficienti, lo stato si appropria indebitamente del denaro dei cittadini. L’Italia non sforerà il vincolo del 3% convenuto con l’UE sulle spalle dei pensionati. Comincia solitamente così l’abuso di potere e la negazione dei diritti. Ma ce ne siamo già dimenticati. Come per gli incidenti stradali, crediamo che anche la privazione di libertà capiti solo agli altri. Da noi la democrazia è certificata, poveri illusi. Chissà dove andremo a finire. Con lo stesso principio, la pensione verrà revocata anche ai criminali meno onorevoli? Quando un governo si sente troppo forte comincia a non rispettare qua e là la Costituzione, prima di sopprimerla. Qualcuno polemizza, ma nessuno sembra davvero preoccupato. I giornali tacciono, l’opposizione è assente, la povera gente impotente. Solo il capo dello stato, seppure silente, appare seriamente intimidito. Tanto da aspettare davanti all’ascensore il motociclista di Palazzo Chigi che gli porta la legge elettorale da promulgare all’istante. Anche se, forse, andrà in vigore solo tra un paio d’anni. Allora il potere passerà dal Quirinale a Palazzo Chigi. Con la sacra firma si dà disco verde a una legge che non solo priva ancora l’elettore delle preferenze, ma lo stesso presidente delle prerogative principali. Senza neppure essere eletto al Parlamento, Renzi esercita già una tale autorità da indurre il pollo a mettere da sé la pentola sul fuoco.
Un esempio dimenticato, dal mio libro “Si salvi chi può” Durante il Regno d’Italia a senatori e deputati non venivano nemmeno rimborsate le spese di viaggio, figuriamoci lauti stipendi. Chi non risiedeva nella capitale usava collocare cassette – come quelle per le elemosine – negli uffici postali, nelle farmacie o nei circoli, dove gli elettori mettevano un contributo volontario per la trasferta. Alla vigilia della partenza il parlamentare controllava se c’erano soldi a sufficienza per recarsi a Roma. Nel 1947, il socialista Stefano Pellegrino, fu eletto alla prima legislatura dell’Assemblea regionale siciliana e si stupì di essere retribuito per l’onore di rappresentare il popolo. Quattro anni dopo, per motivi di salute, dovette ritirarsi anche dall’attività forense. La famiglia, quindi, si trovò in gravi difficoltà economiche. Quando a Palazzo dei Normanni fu approvata la legge istitutiva del vitalizio, la moglie e i figli, ancora giovanissimi e agli studi, esultarono. L’On. Pellegrino non capiva né condivideva tanto inappropriato entusiasmo. Infatti, confidò subito ai familiari che non intendeva beneficiare di quel privilegio, ritenendolo un’appropriazione indebita di denaro pubblico. Per il famoso penalista quella legge era immorale, perché concedere a un ex parlamentare una pensione, per pochi anni di attività, era un insulto ai contribuenti. Sul letto di morte si scusò con i figli. Anch’io – disse – sono nato povero. Lavorando sono sopravvissuto. Ve la caverete anche voi. So di imporvi un grosso sacrificio. Ma siamo noi a dover dare l’esempio. Se no, dove andremo a finire?
Analogie politiche neolatine Povero Le Pen, cacciato da un partito creato su nostalgie inventate che, in un paese libero da sempre, non esistono. Un autentico miracolo, che solo un genio della politica poteva concepire. Come da noi Bossi con la Padania. Con l’avvento dei piccoli uomini, che ormai governano quasi ovunque in Europa, percepì il malessere dei francesi e inventò un movimento che restituisse entusiasmo a chi è un po’ filonazista, molto razzista e soprattutto nazionalista. Ce ne sono milioni ovunque. Ma, come tutti i giovani che credono di saperne più dei genitori, come Maroni, Marine, ereditato il potere, si è presa sul serio. Per qualche voto in più ottenuto alle amministrative, si è illusa di gestire un partito con obiettivi di governo. Ha scambiato il voto di protesta per auspicio degli elettori di vederla all’Eliseo, come Salvini. Quindi, vuole dare un’impronta democratica al Front Nationale. Ecco perché, anziché essere orgogliosa del padre e seguirne i consigli, vorrebbe cancellarlo dalla Storia. Ovviamente tutto il direttivo, passato interamente dalla sua parte, come usa anche in Francia, dà ora addosso al de cuius. Non potendolo sopprimere, lo espellono, come persona che disturba con proclami antistorici, per incipiente demenza. Invece, il più lucido è proprio lui. Gli arroganti sono loro che, non avendo l’esperienza, la cultura e la sensibilità di Jean Marie, non capiscono che è già tanto il risultato che hanno. Debbono, invece, coltivare e tenersi stretti gli elettori fedeli, come fa la Meloni. Se cercano di spacciarsi per progressisti, finisce la loro funzione politica. Per di più, a differenza degli italiani, i francesi fanno una netta distinzione tra estrema destra e destra moderata. Da noi, invece, l’ammucchiata è legittima. A pensarci bene, a Bossi, che non ha avuto la pretesa di estendersi al Sud, è finita meglio di Le Pen. I suoi eredi non l’hanno ancora interdetto.
La colpa è sempre dei più deboli Se una ragazza attraversa il parco all’imbrunire e un bruto la violenta è accusata di imprudenza. Insomma, se l’è cercata. Se viene aggredita in una stazione della metropolitana sotto lo sguardo indifferente dei passanti, avrebbe dovuto gridare più forte per chiedere aiuto. Se indossa jeans, ovviamente attillati, ha un atteggiamento provocante che giustifica il teppista. Il nostro è un paese che protegge i criminali e responsabilizza le vittime. La violenza alle tassiste è nuova. Non era ancora entrata nella casistica dei reati contro le donne, seppure la loro incolumità sia in continuo pericolo, soprattutto nei turni di notte. Con tutti quei congegni oggi in circolazione – satellitari, allarmi elettronici, telefoni intercontinentali, GPS – sarebbe impossibile al più svelto dei maniaci terminare lo stupro prima dell’arrivo dei carabinieri. Li usiamo contro i furti di auto e di merci, ma non per la nostra sicurezza. Un tempo a Parigi, New York e altrove, le donne guidavano i taxi con un pastore tedesco o un maremmano a fianco. Allora non c’erano i sofisticati strumenti che abbiamo oggi a disposizione. Ma nei taxi non sono previsti. Colpa delle donne che non li vogliono, proprio per potersi lamentare se poi le stuprano? Il cane è amico dell’uomo, ma anche della donna? Che paese misogino e razzista! Continuiamo a scendere sempre più in basso. Quanti gradini sono rimasti per il fondo?
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