Inserita in Politica il 06/05/2015
da REDAZIONE REGIONALE
MOVITA´ MOVIMENTO VOLONTARIATO ITALIANO - Volontari: autoconvochiamoci per orientare la riforma
Volontari: autoconvochiamoci per orientare la riforma Verrebbe da dire: e adesso, occhi aperti! Perché è vero che abbiamo (finalmente!) un disegno di legge sul Terzo Settore, ma non si può dire che le cose vadano lisce. "La proposta di legge uscita dalla Camera non tiene in alcun conto valori, richieste e proposte del volontariato organizzato" ha detto Emma Cavallaro presidente della ConVol alla presentazione dell´Autoconvocazione del 9 maggio, aggiungendo "Siamo stati auditi ma non siamo stati ascoltati". Questa iniziativa viene definita "evento straordinario", "espressione forte", "percorso partecipato". E così sarà. Ci “autoconvochiamo” perché questo disegno di legge è ancora in cammino: dovrà andare al Senato, con buona probabilità tornare alla Camera e poi al Governo che indirizzerà poi la fase dei decreti attuativi e dei regolamenti. Un itinerario che ci preoccupa perché questa serie di passaggi può nascondere non poche insidie. Un itinerario che quindi va presidiato nelle varie fasi cercando di prevenire possibili deviazioni e di influire con interventi costruttivi in grado di salvaguardare i valori portanti e indurre miglioramenti nei passaggi meno rispondenti alle esigenze e alle prospettive della nostra azione. Ma torniamo al discorso più generale. Si dice ormai con faciloneria sloganistica: serve più "impresa" (probabilmente perché influisce sul PIL). Rimane invece sfumato ed evanescente il termine "sociale". La motivazione dichiarata sembra quella di coinvolgere nelle politiche sociali il secondo settore: quello, appunto, dell´impresa. Il che potrebbe anche essere positivo perché spingerebbe quelle realtà a porsi in un´ottica di attenzione ai bisogni della società, ma l´impressione è che si tratti di una "verniciatura" di stampo americano, molto vicina al filantropismo, se non alla beneficenza. Infatti, da un lato si spinge verso la responsabilizzazione dell´impresa sociale (come se non ce ne fosse già abbastanza, di senso di responsabilità...), ma poi si prevede di far pagare i servizi agli utenti, e questo rischia di snaturare la sua stessa ragione d´essere. Anche perché potrebbe surrettiziamente legittimare qualche forma di distribuzione di utili. Ma a noi sta a cuore soprattutto l’altro ambito del cosiddetto Terzo settore, quello della gratuità. Che è qualcosa di diverso, e per certi versi, di più del non profit. È giusto lasciare sullo sfondo il volontariato e l’associazionismo che, pur distinguendosi per i loro riferimenti - più verso i terzi il primo e più verso gli associati il secondo - rappresentano pur sempre un’espressione genuina di solidarietà e gratuità anche se lontani da logiche di impresa? (prosegue da pag. 1) E’ giusto limitarsi ad accordare loro in sostanza belle parole, mentre nel frattempo in concreto si annacquano i sostegni (come i Centri Servizi) e non si alleggeriscano di oneri burocratici (anzi c’è il rischio che aumentino con l’abbinamento alle imprese sociali), per il solo fatto che non "producono profitto"? In questi tempi di avvio di EXPO2015, si fa un gran parlare di volontariato, ma è vero volontariato? non somiglia troppo a lavoro gratuito? E quante volte viene usato questo seducente appellativo attribuito ad attività che invece, in un modo o nell’altro rientrano più in logiche di scambio (magari di servizi o trattamenti di favore piuttosto che di quattrini)? Senza parlare poi della diffusione di volontariato spot, cioè di intervento su un singolo problema, o per un tempo limitato, senza un impegno duraturo e responsabile. Siamo sicuri che si tratti veramente di cittadinanza attiva per i beni comuni? Sarebbe forse ora che anche le norme generali arrivassero a una definizione compiuta del fenomeno "volontariato", riconoscendone la peculiarità e lo spessore sociale e culturale. In questo senso la Carta dei Valori rimane per noi il perno per un reale passo avanti nel nostro Paese. Il volontariato, l´abbiamo detto più volte, ha una sua propria identità, è portatore di valori quali la gratuità, la solidarietà , la partecipazione e la condivisione oltre a un ruolo “politico” di prima grandezza: la tutela dei diritti dei più deboli. Questo è il significato vero della Autoconvocazione: come ha spiegato nei giorni scorsi Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, quando ha parlato del coinvolgimento dei "milioni di cittadini attivi che ogni giorno, con il loro agire quotidiano, operano per il bene comune, creando occasioni di partecipazione e promozione umana e sociale". E, aggiungiamo noi, per difendere la vera natura della sussidiarietà come codificata dall’art. 118 della Costituzione, in una logica di coinvolgimento, di iniziativa e di partecipazione. I volontari non vogliono mettersi sotto i riflettori, perché questo contrasterebbe con il loro carattere riservato e sobrio, ma hanno colto segnali preoccupanti dalla riforma. Ma in questo modo si mobilitano per riflettere e confrontarsi, in modo da prendere posizione, pacificamente ma a testa alta, per sostenere valori, significati e prassi irrinunciabili. Nel riquadro alcuni spunti per il dibattito che si aprirà il 9 maggio ma continuerà nelle sedi più opportune su tutto il territorio nazionale almeno fino al 5 dicembre, giornata internazionale del volontariato. A questo dibattito tutti i volontari in campo devono sentirsi chiamati. E noi del MoVI porteremo avanti nel contempo i percorsi innovativi del programma STRADE NUOVE: dal volontariato di prossimità all’utilizzo dei beni comuni, dalla democrazia partecipativa alle economie solidali fino a promuovere nuovi stili di vita. Augurandoci che la nostra presenza attiva e propositiva induca un riconoscimento di sostanza e non solo a “pacche sulle spalle”.
Piergiorgio Acquaviva
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