Inserita in Un caffè con... il 25/04/2015
da REDAZIONE REGIONALE
Roberto Tumbarello - ´Nave senza nocchiere´ ed altre riflessioni
Nave senza nocchiere Chissà perché quando il governo ricorre alla fiducia tutti la prendono come una minaccia e votano compatti. Dovrebbe essere, invece, un’occasione da non perdere. Neppure chi non è c’accordo sulla legge elettorale vuole, però, che il governo cada. Hanno paura che si vada a elezioni anticipate e molti rimarrebbero a casa. Un tempo, quando, ogni undici o dodici mesi, cadeva il governo, l’Italia era un paese florido, ammirato e rispettato. Le crisi erano benvenute perché servivano a migliorare i programmi. Nessuno pensava alla propria candidatura perché, allora, l’interesse della comunità sovrastava quelli personali. Anche la dignità aveva un peso sulle decisioni parlamentari. Rimosso questo ostacolo, oggi i prepotenti hanno via libera. Ne è rimasta a Letta che ha sentito il bisogno di sbattere la porta. Può fare a meno dello stipendio perché è il solo ad avere una professione alternativa alla politica. Per la prima volta nei 70 anni di democrazia, pur di far passare una legge elettorale invisa alla maggior parte degli italiani, il PD ha sostituito dieci membri della commissione affari costituzionali che avrebbero votato secondo coscienza. Nessuno ha protestato vibratamente. Solo mugugni sommessi. Né giornali né talk show pongono la domanda. Come s e tutto fosse regolare. Neppure le alte cariche dello stato – uno dei contrappesi di garanzia al potere della maggioranza –accennano a un minimo biasimo per il modo inconsueto e autoritario di plagiare l’aula sorda e grigia. Temono forse che i manipoli siano già dietro l’angolo.
Povera Italia Ad avere le idee chiare in parlamento sono solo coloro che vorrebbero eliminare la causa del problema. Gli altri – finti moderati, cattolici di professione, sedicenti difensori dei diritti umani e, purtroppo, anche chi ci governa – non hanno ancora individuato una strategia. Non sappiamo neppure che cosa chiedere all’Europa. Il dibattito è aperto. Quasi tutte le soluzioni vertono sull’opportunità di bombardare i barconi, senza i quali i profughi rimarrebbero a terra. Secondo la Chiesa sarebbe un atto di guerra. Per altri è soprattutto un cattiveria nei confronti di chi scappa dalla guerra e dalle persecuzioni. Per qualcuno è una strategia impraticabile. Secondo noi è un’idiozia. La verità è che nessuno vuole i profughi. Gianni Morandi ha ricordato che siamo noi stessi un popolo di emigranti. Quindi, dovremmo immedesimarci nel dramma dei profughi. Non c’è famiglia che non vanta un parente costretto a cercare lavoro altrove. È stato insultato da migliaia di messaggi. In sostanza è come se la maggior parte degli italiani fosse d’accordo con chi violenta questa povera gente. Non si rende conto di cadere nel ridicolo chi propone un censimento degli aventi diritto alla partenza. Dietro l’angolo ci sono la guerra civile, le lotte tribali, le vendette di casta, gli stupri, le crudeltà più impensabili. Se affrontano la morte nel mediterraneo è perché la condizione in cui vivono è peggiore della morte. Da qui, senza doverci recare in Libia, possiamo censire la disperazione di quella povera gente assieme alla nostra inadeguatezza e stupidità.
Complici inaffidabili Non c’è più contradittorio perché non ci sono editori, solo imprenditori che si servono dei giornali per i loro affari, non per informare i lettori. Quindi, sono sempre in combutta col potere. Ecco perché la stampa non è più il difensore della democrazia ma un volgare prezzolato. Le interviste sono sempre compiacenti. I conduttori dei talk show televisivi orgogliosi di scodinzolare davanti a chiunque si atteggi a statista. Si fanno addirittura in quattro per essere d’accordo con una teoria e col suo contrario. Così, tutti hanno la possibilità di sfoggiare la propria ignoranza o malafede, senza essere mai corretti. L’obiettivo è di mentire ai telespettatori per carpirne la fiducia. Ovviamente chi da casa in questi giorni sente parlare, per esempio, di trafficanti di morte o mercanti di esseri umani – persino il Capo dello Stato è stato indotto in errore e ingenuamente lo ripete in Slovenia – ritiene che la responsabilità di tanti naufragi e annegamenti sia di chi organizza i viaggi della povera gente. Non sono certo stinchi di santo, dato che speculano sul terrore di tante famiglie. Ma non sono schiavisti. Né inducono i profughi a partire. E neppure li costringono a salire sulle loro fatiscenti imbarcazioni. Criminale è caricarle fino all’eccesso. Gli scafisti sono poveracci che, non avendo i soldi per il pedaggio e cercando di fuggire come tutti gli altri, si spacciano per esperti di navigazione. Al vertice europeo, che si sarebbe dovuto organizzare durante il semestre di presidenza italiana, non adesso, arriveremo impreparati e faremo proposte ridicole. Ve l’immaginate lo screening in Libia – dove ferve la guerra civile e le varie tribù combattono tra loro e contro l’ISIS – per individuare gli aventi diritto? Ci sono ministri che credono al "viaggio di piacere con emozioni" di qualche abusivo. Chi andrà a bruciare o affondare le imbarcazioni dei negrieri? Se ci riuscissimo, condanneremmo milioni di persone a convivere con la guerra, le razzie, le persecuzioni e, quindi, a morire. Ma, la disperazione acuisce l’ingegno e troveranno certamente un altro modo per raggiungere l’Europa. Che non finisca con i blocchi navali, come al tempo dei governi di destra, cioè con i respingimenti.
Quando la gloria è immeritata Anche per chi non festeggia la Liberazione e rimpiange la dittatura, il 25 aprile è una data da ricordare con grande rimpianto. Si concludeva in quel giorno di 70 anni fa un’epoca di generosità e lealtà – da una parte e dall’altra – che conferì orgoglio e dignità a tutto il paese. Da allora nessuno più ambisce a difendere le conquiste ereditate dai nostri nonni. Questo popolo dalla memoria corta dimentica tutto ciò da cui potrebbe ricavare esperienza e saggezza. Preferisce ricordare episodi che, poi, non emula. Anziché esaltare i valori della patria e il futuro dei nostri figli, preferiamo strisciare davanti a chiunque possegga denaro o detenga un minimo potere, solo per mendicarne le briciole. Senza curarci dell’onestà né del merito con cui sono stati acquisiti. Non so, quindi, se ci è consentita l’ipocrita celebrazione. Tanti pavidi e smidollati, che non sanno coltivare la memoria gloriosa e prendono in giro gli eroi sopravvissuti. Ne esaltano le gesta – chiamandoli padroni di casa, in parlamento – senza fornire un solo esempio di emulazione in cui questi vegliardi possano riconoscersi. Egoismo e razzismo hanno sostituito coraggio e onore. In tanti rischiarono la vita per eredi indegni degli ideali cui si ispirarono e che fecero dell’Italia un grande paese, che adesso la corruzione sta distruggendo. Celebriamo pure la Liberazione, coscienti, però, di non esserne degni eredi.
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