Inserita in Un caffè con... il 18/04/2015
da REDAZIONE REGIONALE
Roberto Tumbarello
Lettera aperta al primo della classe Caro ragazzo, lei ha certamente la stoffa del leader, ma non ne ha ancora mostrato le qualità. Non le conviene imporsi tirando troppo la corda, che finisce sempre per rompersi. Gli errori degli altri non fanno esperienza, ma provi a guardare come sono finiti, per avere forzato la mano, alcuni suoi predecessori, pur non essendo affatto stupidi. Chi appeso a testa in giù, chi in galera e chi nel ridicolo. Alla Casa Bianca ci vanno tutti e Obama si complimenta con chiunque. Il successo è trovare lavoro ai disoccupati, combattere la corruzione, premiare il merito, ristabilire la giustizia sociale e ridare prestigio al paese. È più facile di quanto pensa, senza dover mentire agli elettori né cambiare la costituzione. Basta avere la strategia giusta. Ecco perché deve scegliere consiglieri validi, che, magari, oseranno contraddirla. Certo, è piacevole attorniarsi di chi la adula e le dà sempre ragione. Ma costoro si riveleranno i suoi peggiori nemici. Dia retta a chi la critica, talvolta aspramente, proprio perché ha fiducia in lei. Prima o poi l’economia dovrà ripartire, non grazie alla nostra politica, ma alla congiuntura europea cui siamo agganciati. Però, aumenterà solo il PIL, non la ricchezza delle famiglie, né l’occupazione. Non faccia affidamento sull’industria che può raddoppiare la produzione senza dover assumere un solo dipendente. Risparmi quegli 80 euro. Tanto, se le cose vanno bene, l’italiano medio ne sarà beneficiato e voterà per lei in eterno. Se no, tirerà le monetine anche lei. Investa quei dieci miliardi nelle attività in cui le braccia non possono essere sostituite dalla macchina. Penso all’enogastronomia e al turismo, al potenziamento dell’artigianato e delle città d’arte, a pesca e agricoltura pregiata, agli ottomila chilometri di coste suggestive. Cerchi di valorizzare tutto ciò per cui siamo ammirati e invidiati nel mondo. Inoltre, il suo troppo giovane e compiacente staff non sa che per la lotta alla criminalità organizzata, non c’è bisogno di coinvolgere i carabinieri. Le mogli di mafiosi e camorristi sarebbero grandi alleate dello stato, pur di non vedere i figli seguire la carriera dei genitori. Dia retta a me, figliolo, le possibilità di ripresa sono tante, essendo il nostro un paese dalle enormi potenzialità. Le sappia individuare. Non c’è altro modo per passare dignitosamente alla Storia.
Un popolo senza memoria ripete gli stessi errori Quando 70 anni fa si rimuovevano ancora le macerie, i figli dei comunisti cominciavano a innamorarsi delle figlie dei fascisti. E l’Italia cresceva. Oggi, invece, nonostante lontani da quella guerra civile, scoppia, inspiegabile, un odio improvviso tra destra e sinistra. Il paese è fermo. Con la fiducia ci hanno rubato anche i sogni. Abbiamo solo incubi e paura, tanto che non sappiamo più amare. Senza fede né ideali, conta solo scaricare la rabbia, anche su chi non c’entra. Come se la colpa del degrado sia della destra e della sinistra. E non piuttosto dell’assenza di entrambe, perché oggi impropriamente congiunte. Non essendo i cittadini d’accordo con chi li rappresenta, l‘opposizione esiste solo fuori dal parlamento. Così cominciò il terrorismo negli anni ’80. Così nacquero le dittature nel secolo scorso. È urgente, prima che sia troppo tardi, una pacificazione nazionale. Una sorta di tregua, come in battaglia, giusto il tempo di seppellire i morti. Non dobbiamo disconoscere la propria cultura, ma coniugarla assieme alle altre. Perché il nemico non è l’avversario leale, ma il finto alleato, che i pavidi non sanno individuare. Solo così potremo espellere i mediocri che in questi anni sono alla guida del paese. Oggi è sotto gli occhi di tutti che avere scheletri nell’armadio aiuta a fare carriera. Mentre chi non ne ha viene emarginato perché non controllabile. Per la ricostruzione bisogna ricorrere agli uomini liberi, di destra e di sinistra, credenti e atei, che, però, come un tempo, agiscano nell’interesse del paese. Inutile illudersi che ci sia un altro modo per salvare l’Italia.
Il dittatore è sempre un mediocre Speriamo che sia un bel film. Era l’auspicio di chi per dovere di casta si è recato all’Auditorium di Roma l’altra sera in omaggio alla prima di Veltroni. Lo stesso auspicio formulava probabilmente chi ha acquistato il vino di D’Alema. Abituati ai conflitti d’interessi di dimensioni colossali, non ci stupiscono per niente questi minuscoli della mutua. Sorprende, invece, tanta cieca solidarietà da parte di due capi di stato, dei presidenti dei due rami del parlamento, di vari ministri e leader di partito. Un’autorevole partecipazione di massa solo perché si celebrava uno di loro. Unico assente il premier, che ci tiene a distinguersi dagli altri per ricordare che il burattinaio è lui. Ecco perché non si aggrega al gregge e appare solo quando è il protagonista. È proprio questo segnale ad allarmarci. Basta buttare distrattamente un occhio alla storia per capire che, applaudendo troppo i mediocri, capita talvolta di perdere la libertà.
Come i capponi di Renzo Non credo che i capponi di Renzo si beccassero per motivi religiosi. Si comporta spesso così, anziché solidarizzare con i compagni di sventura, chi si trova in una situazione tragica. Questa è la parabola manzoniana. Deve essere successa la stessa lite sull’imbarcazione dei disperati che tentavano di raggiungere le coste italiane. Se fossero stati interisti e milanisti, i più forti avrebbero gettato a mare gli altri. Erano in maggioranza musulmani e pochi cristiani.. Non era il momento né il luogo più idoneo per dibattere questioni di fede. Anche noi litighiamo da un po’ di tempo per un nonnulla e talvolta uccidiamo mogli e figli che hanno il nostro stesso credo. Perché non abbiamo lavoro, non vediamo futuro, abbiamo paura. È difficile giudicare il comportamento di chi ha la vita appesa a un filo.
|