Inserita in Nera il 08/05/2013
da redazione
L´ombra del superlatitante fa luce su una nascente gang
Fanno rumore gli arresti effettuati ieri dai Carabinieri della Compagnia di Castelvetrano su mandato di cattura spiccato dal Gip di Marsala su ordine della Procura marsalese. Un sodalizio criminale che, a prima vista poteva sembrare una semplice batteria di rapinatori, si è invece palesato come l’embrione di una nascente organizzazione che, come punto di partenza, aveva scelto il ramo degli assalti in banca a mano armata.
L’operazione, chiamata “Extrema ratio” ha visto finire dietro le sbarre: Giuseppe Bianco, 66 anni di Santa Ninfa; Salvatore Lo Bianco, 63 anni di Palermo; Giuseppe Mangogna, 45 anni venezuelano ma residente a Castelvetrano e Mario Settimo, 42 anni di Santa Ninfa. Banditi con il fallimento delle loro imprese criminali nel dna, visto che nei loro confronti sono scattate le indagini dopo due tentate rapine finite in un “nulla di fatto”. La prima, del dicembre 2011, a Partanna presso la Banca di Credito Cooperativo, in cui sono stati colti in flagranza dai carabinieri della stazione locale riuscendo a fuggire; la seconda, a Febbraio 2012, nel paese d’origine di alcuni di loro, a Santa Ninfa, in cui hanno sequestrato e cercato di rapinare due anziane ma, sempre i carabinieri, hanno rovinato i loro piani.
E’ da questi fatti che i militari dell’Arma e la Procura hanno iniziato ad accerchiare questo sodalizio. Subito sono scattate le procedure di pedinamento, intercettazione telefonica ed ambientale per dei rapinatori che, sebbene ancora alle prime armi, dimostravano una determinazione e una pericolosità da non sottovalutare. Nel corso delle indagini è risultato evidente che gli esecutori non corrispondevano anche alla mente di queste azioni. Dietro a loro c’era qualcuno che si teneva ben nascosto ma che muoveva i fili. Un cervello più raffinato che organizzava i colpi nei minimi dettagli. Ma senza risultati.
E’ seguendo questa intuizione che si è delineato l’organigramma che ha prodotto gli arresti di ieri mattina: il basista e mente della banda era Giuseppe Bianco che, sfruttando un ovile di proprietà a Santa Ninfa, deteneva anche il materiale per le rapine tra cui divise da postino e finanziere, placche della Polizia di Stato e armi. Era anche il punto di partenza delle chiamate intercettate verso Salvatore Lo Bianco, il palermitano che aveva il ruolo di reclutatore di “picciotti” per le azioni delittuose nella Valle del Belice.
Mangogna e Settimo, gli altri due arrestati, detenevano altre armi e svolgevano ruoli di collegamento. Curiosa quanto significativa una telefonata di Bianco in cui giustificava il fallimento della rapina di Partanna per la presenza troppo massiccia di forze dell’ordine, in quanto, si sospettava la presenza della primula rossa Matteo Messina Denaro nei pressi del paese. Bianco e Lo Bianco ora sono rispettivamente in carcere a Trapani e a Palermo, per gli altri due solo i domiciliari nelle loro abitazioni. Per una volta, l’ombra del boss latitante, è servita a far luce su un nascente connubio criminale.
Alessandro Ambrosini
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