Inserita in Un caffè con... il 25/03/2015
da REDAZIONE REGIONALE
AGRICOLA
La semplicità di un pensiero, nel termine ambiguo della sua discorsività, sta nel suo pescare a piene mani dal consueto dialogare del nulla quotidiano: frasi fatte e ripetute buone solo a mantenere alto il livello di guardia nei confronti del proprio coinvolgimento reale nel mondo. Coinvolgere il pensiero nella scoperta della Natura, il sentimento nel Sociale, i sensi nell’Amplesso, rimanendo vigili e imparziali osservatori del fenomeno è, oggi, chiedere uno sforzo che a molti, troppi, sembra assurdo e innaturale. Ancora quando io era giovane sensibili fanciulli trovavano riparo tra le chiostre dei conventi dalle gratuite violenze umane; oggi tocca farsene una ragione e difendersi, coltello tra i denti, dalle irrisioni di valenti vigliacchi del razionalismo a tutti i costi: affogati dalla materia, che essi chiamano carne, cedono il loro libero arbitrio per un piatto di lentiche condito col sangue degli innocenti che ogni giorno sbeffeggiano e irridono, essendo così vili da non osare toccare se non che gli indifesi. Sono i tempi duri della cecità fatta sistema, quando si è così lordi che la luce la si copre a bella posta con le contumelie, e, pur di non vederla ne si nega l’esistenza, uccidendo chi la vede e in essa vive. Ma per quanto buia sia la notte mai potrà coprire la luce, pure di una sola candela. La stessa parola Luce rivela la sua essenza che per i vili è menzogna, e, per i saggi, ambrosia.
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