Inserita in Un caffè con... il 16/03/2015
da REDAZIONE REGIONALE
AGRICOLA
“L’istruttore Tohei insisteva a che gli studenti mantenessero costantemente il “braccio inflessibile” esteso. Questa idea si ricollegava a quella della centralizzazione mentale che permetteva di rendersi conto della possibilità di eventi inaspettati, per i quali gli studenti dovevano essere pronti. Il braccio inflessibile, anche quando non era in uso, assicurava che l’estensione di energia addominale era costante e sarebbe intervenuta al momento opportuno. Nell’esecuzione delle varie tecniche di neutralizzazione, quel braccio inflessibile appare costante mente esteso nelle innumerevoli parate interne ed esterne, alte e basse, che bloccano le braccia avversarie e le agganciano per dirigerne il movimento nel circuito della neutralizzazione appropriata. Nelle cadute rotolate che lo studente subisce nell’allenamento, quel braccio inflessibile si estende automaticamente, senza collassi, in quell’arco dinamico lungo il quale il suo corpo vola nello spazio e, tangenzialmente, lungo la superficie del tappeto. Nelle entrate scivolate entro la guardia avversaria quel braccio inflessibile è esteso in azioni potenti di squilibrio imparabile. Come vediamo, l’idea del braccio inflessibile esprime ben altro che una semplice estensione del braccio in avanti. Si tratta in sintesi di estensione costante di energia che, implicitamente, comporta il concetto opposto di impenetrabilità, ossia la impossibilità per un aggressore di raggiungere quel centro e di indebolirne la forza coordinata. La dottrina dell’Aikido, per rendere il concetto ulteriormente chiaro, fa riferimento all’immagine di una sorgente le cui acque, se sgorgano costantemente all’esterno, appaiono limpide e trasparenti come il cristallo. Al momento in cui esse cessano di sgorgare, il rigurgito, verso la stessa sorgente, le intorbida, le inquina. Estensione continua significa implicitamente impenetrabilità e, in antiche arti marziali, essa veniva riconosciuta in quelle personalità veramente formidabili che paralizzavano volontà avversarie con la sola loro presenza. L’effetto di tali personalità imponenti che, senza ricorrere ad armi o ad azioni violente, dominavano la scena, è descritto ripetutamente nelle cronache delle arti marziali che lo paragonavano a “folate di vento” o “masse d’acqua” dalla forza irradiante ed irresistibile.” (da “Aikido e la sfera dinamica” di O. Ratti/A. Westbrook - pag. 83 - ed. Mediterranee)
… ci piace riconoscere quella Forza, naturale, presente nell’uomo, al di là delle fantasie, citando tali realtà, incontestate perché fuori dalla sfera, della abituale contestazione del Sacro, che sfiora l’intangibilità della dea Ragione, alla quale purtuttavia questo secolo dei Lumi deve davvero tanto …
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