Inserita in Politica il 18/11/2014
da REDAZIONE REGIONALE
M5s: Stop alle trivelle. Presentato in commissione Ambiente il referendum contro l’art. 38 dello Sblocca Italia
La proposta sarà votata in IV la settimana prossima I Cinquestelle smentiscono Crocetta: “Il governatore parla di introiti annui regionali provenienti dalle royalties pari a 500 milioni di euro mentre negli ultimi tre anni gli stessi non sono stati superiori a 1,5 l’anno. Davvero il presidente della Regione siciliana pensa che le nuove trivelle faranno guadagnare all’isola oltre 30 volte quello che in realtà la Regione attualmente riceve per le concessioni a mare, e più di tutta l’Italia messa assieme?” Palermo, 18 novembre 2014 - Arriva in commissione Ambiente e territorio all’Ars la proposta referendaria targata M5s che intende fermare gli effetti dell’art. 38 dello Sblocca Italia. Appena presentata, la proposta di referendum abrogativo dell’art. 38 della legge 11 novembre 2014, n. 164, è già stata accolta favorevolmente dalla maggioranza dei componenti della Commissione. “La settimana prossima la proposta sarà discussa e votata, sempre in IV” – annuncia il presidente Giampiero Trizzino. “Crocetta prenda atto che la sua stessa maggioranza – continua il presidente della commissione Ambiente – ha deciso di andare contro le trivellazioni, ritiri l’accordo e se ne faccia una ragione”. “Si tratta di un articolo folle – affermano i deputati all’Ars del Movimento 5 stelle - che rischia di spianare la strada alla trivelle un po’ dovunque in Italia e soprattutto in Sicilia”. “Nello specifico, - spiegano i parlamentari - l’articolo 38 prevede la creazione di un sistema di semplificazione, il cui scopo è quello di permettere un più rapido procedimento di rilascio di autorizzazioni alle compagnie petrolifere per le ricerche di idrocarburi (on-shore e off-shore)”. “Davvero questo presidente crede che “spirtusare” la Sicilia possa essere una risorsa?”. Si chiedono i deputati M5s all’Ars. Sulla stampa, proprio in questi giorni, il governatore ha dichiarato che “la Sicilia perderebbe di guadagnare 500 milioni l’anno di royalties con cui si potrebbe risanare il bilancio e creare nuovi posti di lavoro”. Ed è proprio un quotidiano nazionale, “Il Fatto Quotidiano”, che smentisce clamorosamente Crocetta: “Se finora la Sicilia ha preso di 1,5 milioni di euro l’anno per le concessioni a mare e il gettito complessivo in tutta Italia (Stato, Regioni, Comuni, Fondo riduzione prezzo carburanti) si aggira, quando va bene, sui 400 milioni di euro; come fa la Sicilia a perderne 500 l’anno? Praticamente Crocetta pensa che le nuove trivelle in Sicilia faranno guadagnare all’isola più di tutta l’Italia messa assieme moltiplicando oltre 30 volte quello che in realtà la Regione attualmente riceve per le concessioni a mare? Tornando con i piedi per terra invece, se uno prende i circa 1,5 milioni di euro che arrivano alla Sicilia e divide questa cifra per i 5 milioni di residenti della Sicilia emerge che le concessioni attuali fruttano 30 centesimi l’anno a ciascun residente dell’isola”. Così, i parlamentari Cinquestelle ribadiscono la necessità di un’azione concreta da parte di questo governo “sordo e cieco, che vada in direzione opposta rispetto ai proclami degli ultimi giorni di Crocetta e che, piuttosto, scongiuri i gravi e irreparabili danni che al territorio deriverebbero dall’attuazione delle disposizioni di questo articolo; Crocetta ascolti i siciliani e legga bene i dati economici, nonché le decine di studi che citano i numerosi rischi derivanti dalle trivellazioni”. “Il ricorso – concludono - potrà essere fatto da 5 Regioni e la Sicilia può e deve essere quella capofila. Abbiamo, dunque, messo in piedi una rete tra parlamentari e consiglieri M5s che, anche grazie la collaborazione di Greenpeace Italia, si stanno occupando di coinvolgere altre Regioni oltre la Sicilia, tra queste la Campania, il Veneto, la Puglia e la Lombardia, affinché venga presentata e votata la stessa proposta”. Accordo Eni, Mise, Petrolchimico Gela. Scatta l’interrogazione M5S in Commissione Europea
Il Capo delegazione M5S Ignazio Corrao: “A Gela si fanno protocolli farlocchi ogni due anni per calmare l’agitazione sociale ed accontentare le pretese dell’Eni di avere maggiore facilità nella ricerca di idrocarburi, aggirare le regole fondanti della concorrenza e dell’ambiente” Bruxelles 18 Novembre 2014 - “Chissà se la Commissione Europea confermerà la fattibilità o stanerà l’inganno dell’ennesimo protocollo farlocco siglato per allentare la tensione in vista delle prossime elezioni amministrative?”. L’eurodeputato siciliano Ignazio Corrao, Capo delegazione del Movimento 5 Stelle, come anticipato i giorni scorsi, mette nero su bianco le forti perplessità sulla reale portata dell’accordo di riconversione green della raffineria di Gela, interrogando l’esecutivo di Bruxelles sul recente protocollo siglato tra l´ENI, il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e la Regione Siciliana per l´area gelese. “Il protocollo - si legge nell’atto parlamentare - presenta diversi profili di illegittimità in quanto, ad esempio, impegna l´Assemblea regionale siciliana, unico organo legislativo, a non modificare la normativa vigente in tema di royalties e a garantire alle società petrolifere un contesto normativo stabile. Il protocollo è tutto orientato a semplificare la vita delle aziende petrolifere, concedendo deroghe e allentamenti normativi e amministrativi pensati per tutelare l´ambiente, la salute dei cittadini e l´adeguato utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche. Il sospetto – spiega ancora l’eurodeputato M5S – è che tali protocolli, di fatto siglati ogni due anni, avvengano ad orologeria per agevolare l’Eni e sedare l’agitazione sociale, anche in vista delle tornate elettorali, con il ricatto occupazionale. Nel protocollo ci sono poi dei passaggi esilaranti –sottolinea l’eurodeputato siciliano - ad esempio l´art. 4.4 del protocollo afferma che il MISE si impegna a verificare con la Commissione Europea l´esenzione dall´applicazione degli obblighi imposti dalle stesse direttive UE. Può quindi la Commissione Europea consentire che uno Stato membro possa chiedere l´aggiramento della normativa europea? Ovviamente – conclude Corrao – useremo i mezzi che il Parlamento Europeo ci mette a disposizione per denunciare e porre fine ad un sistema di interessi che va a discapito delle migliaia di padri di famiglia e che devono silenziosamente sottostare ai ricattati del lobbista di turno pur di portare il pane a casa”. --
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