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Inserita in Politica il 17/11/2014 da REDAZIONE REGIONALE

CONSORZIO DI PANTELLERIA - L’isola del tesoro, Anzi del Patrimonio. Dell’umanita’ Prossimo l’inserimento del vigneto ad alberello di Pantelleria nella lista dell’UNESCO.

CONSORZIO
Quella del vigneto ad alberello, a Pantelleria è una consuetudine secolare e comunque molto antica. Essa ha preso piede nell’isola, alla stessa stregua di ciò che accade per gli esseri viventi che adattano il proprio organismo, la propria stessa conformazione (e talora perfino il temperamento) alle condizioni climatiche del luogo in cui si trovano. La ventosità dell’isola, spesso impetuosa e distruttiva, ha verosimilmente consigliato i primi arcaici viticoltori a mettere al riparo la pianta della vite dalle folate, collocandola in una conca scavata nel suolo di terra lavica. Così adagiati, i tralci si abbracciano e i grappoli guadagnano prossimità all’humus vulcanico. Ne risulta peraltro custodita una microtermia che consente agli acini di fare ancor più arrossare la propria superficie esterna e di arricchire la concentrazione zuccherina della polpa.

Gli strumenti a cui si deve la sopravvivenza della coltivazione del vigneto ad alberello sono costituiti certamente e quasi solamente dalla zappa. Ma anche l’aratro trainato dal caratteristico asino pantesco (anch’esso in via di estinzione) idoneo a scalare le impervie pendenze di quest’isola scoscesa. Quanto agli artefatti, in nessun altro luogo si possono rinvenire tanti e inconfondibili terrazzamenti, ognuno dei quali è delimitato da muretti a secco di pietra lavica: che nell’insieme si estendono per oltre 7.000 chilometri! Altrettanto unici ed inimitabili sono gli innumerevoli “giardini arabi” (costruzioni circolari scoperchiate - simili ai nuraghe sardi o ai misteriosi ed arcaici sesi - per dare rifugio anche ad una sola pianta di agrume) spesso incastonati negli stessi vigneti e diffusi in tutte le contrade dell’isola.

È la stessa tipologia umana del contadino pantesco che va considerata come una razza in via di prossima scomparsa. E, dunque, come una specie da proteggere. Il vigneto ad alberello, intanto sopravviverà a Pantelleria, in quanto si ridetermineranno le condizioni socio-economiche con le quali perpetuare questa inimitabile genìa abituata ad affrontare le difficoltà del sito, le vicissitudini della storia, le avversità del tempo.

La funzione sociale e culturale della pratica agricola del vigneto ad alberello a Pantelleria viene interpretata da alcune aziende che oggi si impegnano operativamente con proprie esigue ed eroiche risorse, per ricreare e mantenere le condizioni attraverso le quali resiste la valenza identitaria della comunità di Pantelleria di cui il vigneto ad alberello costituisce una rappresentanza davvero forte.
Da questo particolare tipo di vigneto, situato a questa latitudine e ubicato in tale habitat vulcanico, nascono autentici prodotti del sole (Pantelleria è proprio al centro della sun belt), merito di una agricoltura ancora eroica.

Scongiurare la progressiva alterazione di tale scenario significherà salvare le radici degli uomini e delle vigne, conservare l´espressione più antica dell´agricoltura mediterranea e lasciar convivere questo micro eno-sistema con la sua stessa storia.

Infatti, la simbiosi del vigneto con l´isola è tale che, venendo a mancare il primo - sia nella percezione che nell´immagine consolidata - sparirebbe una parte della stessa Pantelleria (come le palme in un’oasi, i templi ad Agrigento, i grattacieli a New York) modificandone in peggio l´intero paesaggio perché lo renderebbe omologo a tante altre isole sparse per il mondo.

L´estensione del vigneto ad alberello (quello coltivato e quello abbandonato) a Pantelleria incide talmente su tutto il territorio che - qualora disgraziatamente venisse a mancare – ne risulterebbe modificato anzi sconvolto non solo l’intero eco-sistema, ma anche il dipanarsi delle generazioni che attorno a tale coltura-cultura si sono succedute. Con la deprecabile sparizione del vigneto, verrebbe reciso l´ultimo cordone ombelicale che lega Pantelleria alla sua più antica e preponderante tradizione: che sin dai tempi dei Fenici è stata l´agricoltura, nell´ambito della quale il vigneto ha avuto un ruolo sovrano.

Con il riconoscimento dell’UNESCO, l’attenzione della comunità internazionale sarà concentrata sulla sopravvivenza di una autentica “civiltà”: che continua a legare contrada a contrada, nonni a nipoti, l’isola alla sua storia millenaria. L’ottenimento di tale alta tutela potrà innescare intanto l’urgente difesa dei vigneti panteschi (dei quali va scongiurata la … cronaca di una morte annunciata) e poi un indispensabile sviluppo, che nella fattispecie non ha valenze solo settorialmente vitivinicole, ma anche territoriali, tradizionali, paesaggistiche e di contributo all´immagine della Sicilia.

Per tali motivi, il maggior rilievo che Pantelleria assumerà attraverso tale riconoscimento, scatenerà una enorme eco positiva per l’isola stessa, evocativa del Mediterraneo profondo, premiante per la Sicilia e patrimonio della Penisola e dell’intera umanità.
1 febbraio 2014

Avv. Diego Maggio
(Consigliere Delegato)



 

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