Inserita in Politica il 17/11/2014
da REDAZIONE REGIONALE
UNITI PER IL FUTURO - Presentata mozione contro trivellazioni e ricerca idrocarburi nel Canale di Sicilia.
Presentata mozione contro trivellazioni e ricerca idrocarburi nel Canale di Sicilia. Fazio: «Il provvedimento Sblocca Italia rischia di trasformare il mare della Sicilia in una colonia delle grandi e piccole società petrolifere. Bisogna fermare questo scempio».
Trapani, 17 novembre 2014 – Il gruppo consiliare Uniti per il Futuro ha depositato stamani una Mozione che, se sarà approvata dal Consiglio Comunale, impegna il Sindaco e la Giunta ad aderire alla campagna di Greenpeace «U mari nun si spirtusa» e a sostenere ogni iniziativa, anche in sede giurisdizionale contro il provvedimento del Governo Renzi denominato “Sblocca Italia”. «Una legge – spiega il capogruppo di Uniti per il Futuro, Girolamo Fazio – che rischia di trasformare il mare della Sicilia in una colonia delle grandi e piccole società petrolifere. Bisogna fermare questo scempio dal quale la nostra terra ricaverebbe solo danni ambientali e nessun vantaggio». La ricerca idrocarburi nel Canale di Sicilia si tradurrebbe immediatamente nel raddoppio delle aree che sono già a disposizione delle compagnie petrolifere dal 2010. La legge approvata di fatto esautora il Governo Regionale dalle procedure di concessione concentrando le autorizzazioni VIA VAS nei ministeri romani. Per altro una operazione di nessun vantaggio economico per la Sicilia poiché le royalties prenderebbero solo la strada di Roma. Ma più di ogni altra cosa preoccupa il rischio ambientale. Un incidente come quello del Golfo del Messico significherebbe per il Mediterraneo ed in particolare per la Sicilia, la morte delle economie legate alla pesca ed al turismo, due comparti strategici per l´isola.
Ufficio Stampa Fabio Pace
Di seguito il testo della mozione
Al Signor Presidente del Consiglio Comunale di Trapani SEDE
e p.c. Al Signor Sindaco di Trapani SEDE
MOZIONE
Il Consiglio Comunale di Trapani, premesso che il Parlamento ha approvato la legge 11 novembre 2014, n. 164, di conversione del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133 recante "misure urgenti per l´apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l´emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive", meglio noto come "Sblocca Italia" (pubblicata in Gazzetta Ufficiale, sul Supplemento Ordinario n. 85 alla Gazzetta Ufficiale n. 262 dell´11 novembre 2014); premesso che l´art. 38 della summenzionata legge di fatto dà carta bianca alle società petrolifere per effettuare operazioni prospezione geologica a terra ed in mare alla ricerca di idrocarburi rischiando così di trasformare la Sicilia ed il mare del Canale di Sicilia, come hanno affermato in una nota le associazioni Greenpeace, Legambiente e WWF, «in una sorta di colonia per le trivelle»; premesso che il medesimo articolo di fatto espropria la Regione Siciliana del diritto di valutare ed eventualmente autorizzare o rigettare progetti e interventi di prospezione geologica e attività estrattive non potendo più entrare nel merito dei procedimenti autorizzativi e concessori riservati allo Stato in quanto la norma consente di applicare le procedure semplificate e accelerate senza che si applichi la Valutazione Ambientale Strategica, ed inoltre l´art. 38 stabilisce che dal marzo 2015 le procedure di VIA sulle attività a terra diventino competenza del Ministero dell´Ambiente e non più delle Regioni; premesso che è opinione diffusa e accreditata tra esperti giuristi che l´38 del decreto possa essere impugnato davanti alla Corte Costituzionale; premesso che nella regione siciliana la ricerca di idrocarburi è di competenza dell´URIG (Ufficio Regionale per gli Idrocarburi e la Geotermia) che è anche organo di vigilanza del settore estrattivo; rilevato che le piattaforme petrolifere in mare producono composti chimici costituiti prevalentemente da atomi di carbonio ed idrogeno (idrocarburi) altamente cancerogeni per l’uomo e fortemente inquinanti per l’ambiente e che il Mediterraneo, anche a causa delle sue condizioni di mare chiuso, è già l´area marina più inquinata dal petrolio di tutto il globo; rilevato che le sostanze rilasciate dalle piattaforme petrolifere entrano nella catena alimentare della fauna marina, mentre le strutture metalliche fissate sui fondali alterano gli equilibri marini e distruggono gli habitat naturali; rilevato che le piattaforme petrolifere inoltre possono provocare incidenti estremamente gravi, in questo senso si ricorda il rogo del 1988 alla Piper Alpha, nel quale persero la vita 167 persone, e l’incendio della Deep Water Horizon della BP nel Golfo del Messico, che produsse un danno ambientale irreparabile con il petrolio che spinto dalla corrente del Golfo è giunto fin nel mare del Nord e sulle coste della penisola scandinava; rilevato che analogo incidente nel Mediterraneo, con le stesse proporzioni di fuoriuscita di greggio, avrebbe conseguenze catastrofiche per decenni sulle economie legate a due settori strategici per la Sicilia e tra essi collegati: la pesca ed il turismo; rilevato che la sola presenza di piattaforme petrolifere nel Canale di Sicilia o peggio ancora a ridosso di importanti aree strategiche come l´isola di Pantelleria o l´Area Marina Protetta delle isole Egadi potrebbe ingenerare la perdita di valore ed interesse turistico del nostro territorio; considerato che il ministero per lo Sviluppo Economico ha già rilasciato in passato un alto numero di autorizzazioni a società londinesi che hanno già alimentato la preoccupazione di cittadini e le istituzioni locali che hanno manifestato chiaramente il loro dissenso, organizzando iniziative di protesta all´insegna dello slogan di Greenpeace “U mari nun si spirtusa”; considerato che le richieste di nuovi permessi di ricerca da parte delle società petrolifere porteranno le aree già soggette a concessione e permessi di ricerca a più che raddoppiare passando da 3.105 a 7.153 kmq, gran parte delle quali a ridosso delle coste siciliane; considerato che l´aumento di piattaforme nel Canale di Sicilia porterebbe inoltre all´inevitabile incremento del traffico di petroliere determinando ulteriori problemi di sicurezza della navigazione e di inquinamento in un mare che, come già detto, è già il più inquinato del mondo; considerato che diverse aree del Canale di Sicilia sono considerate dagli organismi internazionali zone di tutela biologica per la protezione e riproduzione del patrimonio ittico; visto che L´Assemblea Regionale Siciliana il 11/11/2014 ha approvato due mozioni ed un ordine del giorno nei quali si chiede al Governo Regionale l´impegno ad assumere tutte le iniziative utili a fermare lo sfruttamento degli idrocarburi nel Canale di Sicilia eventualmente ricorrendo anche alla Corte Costituzionale; visto che molti Comuni aderenti all´ANCI Sicilia stanno spingendo perché l´organismo presenti un ricorso formale al decreto “Sblocca Italia”
IMPEGNA il Sindaco e la Giunta ad opporsi alla legge "Sblocca Italia" aderendo, ove l´iniziativa dell´ANCI Sicilia dovesse essere formalizzata in sede giurisdizionale, al ricorso avverso l´articolo 38 della legge 11 novembre 2014, n. 164, di conversione del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133 recante "misure urgenti per l´apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l´emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive"; ad aderire formalmente alla campagna di Greenpeace “u mari nun si spirtusa” sostenendo, ove possibile, le iniziative dell´associazione ambientalista; ad aderire ad sostenere ogni iniziativa volta a negare o congelare i nuovi permessi per le perforazioni e indirizzata a sostenere ogni moratoria sulle nuove trivellazioni nel Canale di Sicilia ed in tutto il territorio Siciliano; a ribadire l´autonomia della Regione Siciliana in materia di politiche energetiche e a sostenere l´iniziativa parlamentare dell´Assemblea Regionale Siciliana perché il Governo Regionale adotti le opportune iniziative volte ad annullare tutte le autorizzazioni in corso e a richiedere al Governo Nazionale una moratoria per le trivellazioni nel Mediterraneo, eventualmente anche ricorrendo alla Corte Costituzionale; a sostenere eventuali iniziative legislative perché il Governo preveda un coinvolgimento vero e formale delle comunità locali interessate, in quanto confinanti con le aree di ricerca, prevedendo che quanto meno il parere delle regioni coinvolte sia obbligatorio e vincolante, ai fini del rilascio delle autorizzazioni, e debba essere regolarmente acquisito anche per quelle già rilasciate. Trapani, 17 novembre 2014 I consiglieri di Uniti per il Futuro Girolamo Fazio Franco Ravazza Giuseppe Ruggirello
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