Inserita in Politica il 09/08/2014
da Direttore
Avanti Amici miei, avanti Italia!
In Russia la versione anticapitalista, internazionalista e comunista del Socialismo reale ha, ed ha avuto, nell’ultimo secolo, un impatto fortissimo, non soltanto sull’economia nazionale ma anche, e soprattutto, sui rapporti e lo sviluppo sociale. Un fenomeno certo non valutabile, ancora oggi, sull’unghia, ma la certezza che la Russia ha vissuto e vive sulla propria pelle, e su quella dei suoi abitanti, gli effetti di un laboratorio economico-sociale sperimentale di dimensioni mondiali, è indiscutibile! La Cina ne ha sfruttato l’onda piuttosto sul piano economico, almeno nella gran parte della sua Rivoluzione Culturale, che è servita principalmente a rivoluzionare il processo produttivo e le sue chiavi di gestione (leggi potere); in Russia no! Qui la rivoluzione ha il suo vero laboratorio internazionale, sia sul piano economico che politico, e, che lo si voglia o no, riguarda il futuro di tutta l’Umanità! Oggi, qualsiasi mossa sullo scacchiere mondiale, che abbia come mira l’acquisizione di un territorio limitrofo, poco importa se abbia o meno radici e tradizioni comuni, nasce da un disegno economico camuffato da nobili interessi sociali e politici, sempre. La vecchia Europa è, ed è stata a lungo, maestra di quest’arte monopolista e imperialista, ancora oggi ben giocata, non soltanto dagli Stati Uniti, come si vorrebbe far credere, ma anche dai Paesi (Francia ed Inghilterra in testa) che hanno vinto la seconda guerra mondiale. Certo meno sfacciatamente di quanto abbia fatto, e faccia, la Russia, ma se è la facciata e non la sostanza quella che cambia, solo gli ipocriti possono credere alla buona fede umanitaria dell’Asse Anglo-Americano cui l’Europa è prona, e tacciare la Russia di perpetrare un disegno criminale nei confronti dei Paesi limitrofi, come l’Ucraina. Certo la politica dell’equilibrio, stabilita anche nel Patto Atlantico, non può consentire che vengano toccate le zone “cuscinetto” tra le Potenze, pena uno scontro che valga a dichiarare non solo il dissenso ma la difesa dell’indipendenza della parte minacciata. Tutto ovvio (al di là degli strilli dei banditori del potere del “fumo”, agitato come uno spauracchio sotto le mentite spoglie di una millantata “Democrazia”, ancora priva di fattezze e di qualsiasi carattere) tranne che a essere chiari su un punto, per nulla superficiale: indipendenza di chi e di che? Qui viene naturalmente in gioco il fattore, (deriso in Italia dagli stessi italiani, ma ben difeso dai francesi, dagli spagnoli, dai tedeschi e da chiunque abbia a cuore la propria autonomia economica, politica e culturale) dell’identità nazionale: è ancora, l’Italia, una nazione o dalla fine della guerra in poi un disegno perverso ne sta distruggendo le radici, annientando la cultura, drogando le menti migliori, privilegiando gli ignavi e gli ignoranti, servi di un potere inafferrabile, ma onnipresente, malamente camuffato sotto etichette, stantie, di inafferrabili organizzazioni criminali gestite da improbabili villani, mentre le ricchezze del Pianeta si concentrano nelle tasche delle multinazionali, distruggendo un’economia fondata sulla volontà e lo spirito imprenditoriale di milioni di piccoli e testardi “italiani” innamorati della loro terra e del loro lavoro? Diciamocelo senza tanti veli: siamo una terra ricca! Abbiamo passione, cultura, tolleranza, intelligenza e siamo padroni di una vera miniera d’oro che nessuno ci potrà mai copiare o imitare: il patrimonio archeologico, paesaggistico, artistico e culturale: lasciateci sfruttare al meglio le nostre risorse e saremo economicamente indipendenti, posto che socialmente siamo senza dubbio i migliori, e basti per questo il solo esempio, oggi, della “nostra” gestione umanitaria dei migranti, in fuga dalle terre martoriate dall’intolleranza e dalle guerre, tutte nel nome santo del dio denaro, camuffato sotto le vesti di un ignaro profeta, antico o recente che sia, con tutto il rispetto che chi scrive ha nei Profeti, e nelle dottrine che predicano e professano, se solo sono animati da un sincero spirito religioso. Quindi? Che la Russia risponda alle misure europee e americane mi sembra scontato; che le frizioni nello scenario mediorientale siano incandescenti è chiaro quasi a tutti; che ciascuna potenza difenda i suoi confini ci sta; che i mediatori sono all’opera da mesi è ovvio; che detti mediatori dettano anche le regole del gioco, individuando e separando gli obiettivi importanti da quelli “cedibili” lo sanno anche i bambini; e che l’Italia e la sua enorme risorsa economica siano sui panchetti del mercato delle vacche è altrettanto chiaro, almeno a chi cerca di pulire gli occhiali, piuttosto che infiammare il cuore per gli interessi dei paesi altrui e la tasche di una serie di piccoli giuda, indegni di essere chiamati Italiani, e indegni di rivestire qualsiasi carica politica, come invece purtroppo è. Oggi si strilla tutti: giornali, sindacati, confederazioni di settore, politici e governanti, ma non solo le Istituzioni, perch´ strillano gli anti-politici, gli anti-giornali, gli anti-governo, gli anti-famiglia, gli anti-cultura, insieme ad una ridda dantesca di ignavi che grida allo sfascio per lo sfascio, per il solo gusto autolesionista di vedere l’Italia ridotta in macerie. È l’ovvio risultato di una consapevole e vile politica ultra decennale di chi ha gestito, dal dopo guerra in poi, i posti chiave dell’Istruzione e della Cultura in Italia, col solo fine di distruggere l’identità di un Paese pericoloso, non solo per la sua sete di indipendenza e di autonomia, ma soprattutto per la sua volontà perversa di voler godere in pace delle proprie risorse, delle proprie ricchezze, col sorriso e la solarità che le è propria, e contraddistingue la vecchia Enotria, nel lavoro come nel gioviale riposo. Siamo gente che ama vivere, dalla Val d’Aosta al Triveneto, dalla Lombardia alla Sicilia. Il nostro amore per la vita ha concentrato qui le origini e la cultura di tutta l’Umanità, ma, oggi più che mai, il disegno che trapela da ogni realtà è che ci vogliono smembrare e distruggere, rendendoci schiavi, a lavorare per pochi spicci, ad un padrone sconosciuto e letale! E noi stiamo ancora ad aspettare che un Cavaliere indomito, sia che parli lombardo, sia che parli toscano, ci salvi? Siamo impazziti o siamo diventati scemi? Il Re non c’è più (e visto l’ultimo direi per fortuna!) e un Dittatore illuminato, che torni, compiuto il suo lavoro, a coltivare l’orto, come ai tempi dell’antica Grecia o Roma, è improponibile oggi, sia da evocare sia da immaginare. Siamo in Democrazia, piaccia o no, e questo, comunque ci si voglia coprire bocca, orecchie e occhi, vuol dire una cosa sola, se vogliamo salvare l’Italia e noi stessi: niente sfascismo, scelta consapevole dei nostri rappresentanti, non col metro dell’interesse personale ma con quello dell’interesse nazionale, e partecipazione sociale responsabile in tutti i contesti dove siamo presenti, dalla scuola all’ufficio, alla famiglia. Non affliggetevi! Noi non siamo in ritardo, anzi! Siamo l’avanguardia del nuovo, sia nel sociale che nel politico, purch´ non ci lasciamo convincere e imbeccare dalle sirene prezzolate dello sfascismo e dell’antipolitica, e ci sbracciamo e lavoriamo con serenità e mente aperta; sono doti che noi italiani possediamo naturalmente; doti che altri paesi cercano disperatamente di copiare senza riuscirci! Avanti Amici miei, avanti Italia! Possiamo e dobbiamo farcela, per noi, per i nostri figli, per i nostri Padri. Antonio Lufrano.
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