Inserita in Politica il 18/06/2014
da Michele Caltagirone
La senatrice Orrù interviene ancora sul caso Despar
Ieri la senatrice Pamela Orrù è intervenuta in Senato sulle prospettive di riforma del sistema di gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Nel suo intervento a Palazzo Madama la parlamentare del Pd ha chiamato in causa la relazione approvata dalla Commissione Antimafia lo scorso 9 aprile e con cui si rimanda alla necessità di procedere ad un restyling dell’impianto normativo dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. La senatrice Orrù si è soffermata sul problema dei fallimenti delle aziende confiscate, evidenziando “la necessità che tali aziende siano messe in condizioni di confrontarsi con il mercato e che vengano forniti alle stesse gli strumenti per poter diventare produttive al pari di qualunque altra azienda economica sana, capace di creare lavoro e sviluppo. Perch´ ciò avvenga – ha detto – è necessario che le aziende confiscate godano di adeguata pubblicità legale e commerciale alfine di poter essere “visibili” a quelle realtà intenzionate a rilevarle ed in grado di reimmetterle nel tessuto produttivo e, a tal scopo, potrebbe essere funzionale istituire un albo dei beni confiscati puntualmente aggiornato. Per far sì che tali aziende diventino effettivamente produttive è necessario che queste agiscano e siano gestite con reali criteri manageriali. È necessario che l’amministratore giudiziario di un’azienda confiscata operi come un vero e proprio manager di una grande azienda con incarico monomandatario con precise competenze tecniche e gestionali.” Nel suo intervento la parlamentare del Partito Democratico ha sottolineato la necessità di “accelerare sulla riforma dell’Agenzia nazionale dotandola di professionalità con competenze economiche e gestionali”. Durante la discussione sulla risoluzione, votata all’unanimità dal Senato, la senatrice Orrù ha poi ricordato la “previsione relativa alla creazione di un fondo di rotazione alimentato con parte delle somme ora destinate al Fondo Unico Giustizia per rendere fruibili gli immobili e per favorire i lavoratori delle aziende sequestrate”. La parlamentare, dopo avere ricordato come nel 2012 solo la Sicilia deteneva il 37% delle imprese sottratte alla criminalità su tutto il territorio nazionale (561 su 1.516), ha quindi citato due casi relativi alla provincia di Trapani: da un lato quello della Calcestruzzi Ericina Libera quale esempio virtuoso, dall’altro quello del gruppo 6 GDO per il quale di recente è stato dichiarato il fallimento dal Tribunale di Marsala “ritenendo inammissibile l’accordo proposto dall’Agenzia nazionale, che prevedeva la cessione del ramo di azienda relativo ai punti vendita ad una società. L’accordo – ha spiegato – avrebbe consentito la ricollocazione della quasi totalità dei circa 400 lavoratori dei punti vendita direttamente e indirettamente collegati all’azienda castelvetranese della grande distribuzione con l’avvio immediato dell’attività”. “Davanti a casi emblematici come questo – ha continuato la senatrice Orrù – è necessario accelerare quel processo di riforma dell’Istituto dell’Agenzia in quanto non è ammissibile che il prezzo della crisi economica che ha generato disperazione e perdita di lavoro ovunque, sia comunque pagato doppiamente dai lavoratori. Non possiamo permettere che passi il messaggio che un’azienda venga chiusa per fallimento e si perda occupazione quando, sottratta alla mafia, passa tra i beni confiscati gestiti dall’agenzia preposta”. “Bisogna inoltre ricordare – ha rimarcato la parlamentare – che spesso, la situazione di aziende confiscate è aggravata dal fatto che la proprietà degli immobili è riconducibile a più soggetti e molte volte quota parte di tali immobili è sottoposta a confisca e quota parte è posta sotto sequestro. Al di là del difficile intreccio delle discipline che regolano i due istituti giuridici, vi è anche un aggravio in termini di danno indotto per le altre aziende eventualmente presenti nello stesso immobile poich´ laddove viene ad essere confiscata l’azienda che deteneva l’attività primaria, le altre subiscono inevitabilmente un calo economico in termini di affluenza della clientela”. “Auspico che il Gruppo 6GDO – ha concluso la senatrice Orrù – non sia una di quelle aziende che contribuisca ad incrementare la percentuale delle realtà confiscate che falliscono e che invece ci siano ancora i margini affinchè il Gruppo possa diventare caso di specie che confuta il dato che 9 aziende su 10 di quelle confiscate non hanno la possibilità di reimmettersi virtuosamente sul mercato, sgombrando così definitivamente il campo dall’idea – pericolosissima – che la criminalità organizzata sia in grado di offrire posti di lavoro mentre lo Stato fatica a tutelare questo diritto”.
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