Inserita in Cultura il 14/02/2014
da Michele Caltagirone
Castelvetrano, San Domenico dopo il restauro: la gioia di Legambiente Sicilia
Ad una settimana dalla riapertura, dopo 40 anni, della Chiesa San Domenico di Castelvetrano, con i capolavori dei Ferraro da Giuliana, Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente Sicilia e Giuseppe Salluzzo, presidente del circolo Legambiente “Crimiso” di Castelvetrano, hanno scritto a monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo; al dott. Leopoldo Falco, prefetto di Trapani; all’arch. Paola Misuraca, soprintendente ai Beni culturali di Trapani ed al dott. Felice Errante, sindaco di Castelvetrano. Nella lettera, Zanna e Saluzzo ribadiscono la soddisfazione per questo evento eccezionale: “Contenti perch´ finalmente si è restituito, non solo ai castelvetranesi ma a tutto il mondo, uno scrigno meraviglioso, di una bellezza incommensurabile; soddisfatti, e perfino orgogliosi, perch´, con la nostra campagna Salvalarte Sicilia, pensiamo di aver dato, fin dal lontano 2005, il nostro contributo di stimolo, vigilanza e mobilitazione per raggiungere questo obiettivo”. I due esponenti di Legambiente si augurano che, tra la fase del cantiere e quella della divulgazione, non ci sia uno scollamento e che le conoscenze acquisite in questi lunghi mesi di studi meticolosi possano essere presto messe a disposizione della collettività e l’opera resa disponibile alla pubblica fruizione, cercando di adoperarsi affinch´ lo stupefacente apparato musivo possa essere anche meta di studiosi, appassionati e ricercatori. “Auspichiamo fortemente – scrivono – potete stare certi che ci batteremo in tal senso, che, dopo tanta attesa, la restituzione dell’opera non si riduca ad una momentanea apertura della Chiesa, ma porti ad una riappropriazione da parte della cittadinanza di una testimonianza artistica importante e fortemente simbolica, che deve essere recepita in tutte le sue valenze. Dunque, riteniamo che debbano evitarsi ipotesi di futura gestione del sito fondate sull’approssimazione e improvvisazione, ma cercare di coinvolgere enti, istituti, associazioni e quant’altri che abbiano esperienza e competenza nel difficile e delicato settore della fruizione e valorizzazione dei Beni culturali”.
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