Inserita in Un caffè con... il 20/01/2021
da Cinzia Testa
Lo sport: diritto e tutela dal virus
Molte volte si assiste a fenomeni che sotto l’aspetto della ragione sono completamente privi di senso. In modo particolare, in questo difficile momento storico che il mondo sta attraversando ci si sofferma molto spesso sul problema e non sul modo di affrontarlo e risolverlo. Pensiamo a un aspetto correlato alla pandemia: abbiamo sentito dire più e più volte che il virus colpisce con più facilità le persone fragili, ma mai si è pensato a come contrastare tale fragilità che non per forza è indice di una malattia. La fragilità è uno stato particolare dell’essere che può essere determinata anche dalla mancanza dell’attività psicomotoria che irrobustisce il corpo e la mente. La mancanza di movimento è una delle problematiche deI vari lockdown, le strategie del governo volte a combattere la pandemia ma che intanto ci tengono chiusi in pochi metri quadrati impedendoci di fare attività motoria, di rinforzare così il corpo e di conseguenza di contrastare quella fragilità che ci rende facili prede del virus.
Siamo certi della buona fede di chi amministra lo Stato, ma non possiamo non riflettere sul fatto che oggi le misure che vengono poste in essere dal governo intendono paradossalmente indebolire la società, perché impedire di fare attività motoria, quindi impedire di fortificare il proprio corpo e le proprie difese significa rendere il soggetto fragile e quindi facilmente vulnerabile all’azione del virus. Ciò che noi abbiamo analizzato in questo periodo storico non è soltanto frutto di una logica e razionale disamina della vicenda pandemica e della fragilità connesse a certe strategie di Governo, ma nasce da una conoscenza di situazioni esemplari in cui i principi da noi sottolineati sono un vero e proprio stile di vita. Pensiamo al Giappone.
Non solo il Giappone è il paese con la più alta aspettativa di vita al mondo, ma inoltre è uno dei paesi meno colpiti dal covid: i morti da coronavirus sono al di sotto del migliaio e i casi totali di covid registrati sono 190mila, su una popolazione di 126,5 milioni di abitanti. Una percentuale irrisoria che ci fa interrogare sulle ragioni di tale risultato.
Probabilmente dietro questi successi troviamo uno stile di vita equilibrato che spazia dal cibo sano allo sport come cultura, sport che ha un ruolo predominante anche nel mondo del lavoro: analizzando la legislazione lavorativa nipponica ci accorgiamo che tutti i lavoratori pubblici e privati debbono (ricordiamo che il Giappone è una monarchia) necessariamente per contratto collettivo svolgere un’ora di attività motoria nelle loro ore lavorative, regolarmente retribuita.
Quest’idea è frutto di studi portati avanti dai giapponesi, secondo cui una persona rilassata è una persona fortificata che rende molto di più di una persona malata, fragile e stressata; e il primo alleato per combattere stress fragilità è proprio lo sport che aiuta a rinforzare corpo e mente. Dati, questi che dovrebbero far riflettere molto sulle politiche utilizzate nel nostro paese che vanno esattamente nella direzione opposta. Perché non valutare di riaprire le palestre garantendo giuste tutele e distanziamento sociale, permettendo così ai cittadini di rimettersi in moto e combattere la fragilità? Ci si augura pertanto che il governo e i tecnici del governo riflettano ed autorizzino tutti i cittadini italiani, anzi li obblighino ad andare in palestra per svolgere attività motorie.
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