Inserita in Un caffè con... il 27/12/2020
da Cinzia Testa
Non tutti i lavoratori sono uguali davanti alla giustizia... la magistratura onoraria figlia di un dio minore
La politica è l’arte del possibile, se unita a lungimiranza e forte desiderio di giustizia. Quando questa però procede sola, per un vicolo senza uscita, diventa un’arte zoppicante e priva della sua intrinseca capacità persuasiva. È questo che succede quando viene meno il concetto di priorità, quando delle situazioni ne scavallano altre a piè pari, apparentemente senza una logica. Scendiamo nel concreto: la categoria dei magistrati onorari da anni e anni lotta per il riconoscimento di ciò che gli spetta: una paga degna per il lavoro svolto e le tutele giuslavoriste minime per una società civile. Eppure, il loro grido per l’ennesima volta è stato messo in secondo piano da questioni reputate più importanti. Questa volta la questione ritenuta più importante è stata la stabilizzazione degli ex Pip, categoria di lavoratori che senza concorso ha ottenuto ciò che serve per vivere una vita serena: la stabilizzazione. Sebbene noi approviamo la decisione del Parlamento, consapevoli del fatto che sia un giudizio volto a dare dignità a lavoratori che finalmente si lasciano alle spalle anni di precariato, ci chiediamo perché si debbano fare disparità, perché la dignità dei magistrati onorari non venga mai presa in considerazione. Che fine hanno fatto i problemi di bilancio che per anni hanno riempito le bocche di coloro che ci hanno raccontato le oggettive difficoltà economiche che impediscono la stabilizzazione delle toghe onorarie? Quindi tornando al punto principale, la politica è l’arte del possibile, che trova il modo laddove lo desidera. Viene in mente una frase di Nelson Mandela:
“Sappiamo cosa deve essere fatto: tutto ciò che manca è la volontà di farlo”
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