Inserita in Politica il 17/12/2020
da Cinzia Testa
Sanità, Di Marco: Regione Sicilia sia modello nazionale per la lotta al virus
Pazienti con comportamenti a rischio legati all´uso pregresso o attuale di sostanze e detenuti: e´ su queste due categorie che bisogna indagare per riuscire ad eradicare definitivamente dal nostro Paese l´epatite C. Numerose evidenze scientifiche dimostrano infatti come in queste due ´popolazioni chiave´ la prevalenza del virus sia piu´ alta rispetto ad altre. Per questo utenti dei Servizi per le Dipendenze (Ser.D.) e carcerati devono essere sottoposti per primi ad uno screening diffuso, perche´ sono i principali soggetti che possono ancora facilmente trasmettere l´infezione. Ma per pianificare un efficace programma di eradicazione del virus da HCV, oltre ad un ´gioco di rete´ che coinvolga Ser.D. e centri specialistici, sono necessarie soprattutto tre azioni: conoscere l´epidemiologia, attraverso indagini conoscitive sulla prevalenza dei pazienti; applicare correttamente i test diagnostici, grazie ad un processo di condivisione tra specialisti; gestire la terapia con regimi appropriati, valutando gli esiti virologici e i benefici sia individuali sia collettivi della cura.
Parte da queste basi Rete HCV Sicilia che, nata nel 2015, ad oggi puo´ contare su un network composto da 41 centri clinici e 101 medici specialisti (tra gastroenterologi, epatologi, infettivologi e medici di medicina interna). Grazie a questa Rete negli ultimi due anni in Sicilia e´ stato possibile eliminare l´epatite C nel 97,5% dei pazienti trattati. Ma ora il network siciliano guarda al futuro e punta ad un nuovo e ambizioso obiettivo: contrastare la diffusione del virus tra le persone che hanno fatto uso di droghe per via endovenosa (PWID, People who inject drugs) e tra i detenuti, attraverso diagnosi veloci e terapie snelle. Il progetto e´ stato illustrato oggi nel corso della web conference dal titolo ´Eliminazione dell´infezione da epatite C nei Ser.D. e nelle carceri: il progetto della Rete HCV Sicilia´, organizzata e promossa dal provider Letscom E3 nell´ambito di ´HAND - Hepatitis in Addiction Network Delivery´, il primo progetto pilota di networking a livello nazionale patrocinato da quattro societa´ scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD), che coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i relativi Centri di cura per l´HCV afferenti a diverse citta´ italiane. L´evento ha avuto il patrocinio della Rete HCV Sicilia.
"Un´indagine epidemiologica che abbiamo condotto sulla prevalenza dei pazienti con epatite/cirrosi da HCV delle varie provincie della Sicilia, in collaborazione con gruppo di medici di medicina generale- ha spiegato Vito Di Marco, responsabile scientifico della Rete HCV Sicilia e professore di Gastroenterologia dell´Universita´ di Palermo- ha indicato che circa l´1% dei cittadini siciliani ha una malattia cronica di fegato da HCV e ha confermato che oltre il 50% di questi pazienti ha un´eta´ superiore a 60 anni. La prevalenza dei pazienti con epatite cronica da HCV varia nelle provincie della Sicilia da 0.5% a 1.5%. Solo tra le persone con eta´ superiore a 60 anni e´ probabile che vi sia una prevalenza della malattia superiore al 2%". Alla luce di queste osservazioni e´ dunque possibile ritenere che in Sicilia siano presenti "tra 30mila e 50mila persone con una malattia cronica di fegato da HCV- ha proseguito Di Marco- e se facciamo un rapporto tra la popolazione per fasce di eta´, e´ presumibile che in Sicilia ci siano circa 30mila persone con infezione da HCV tra 1.300.000 cittadini che hanno un´eta´ superiore a 60 anni e circa 15mila persone con infezione da HCV tra i 3.500.000 cittadini con eta´ tra 18 e 60 anni". In Italia l´infezione da HCV si e´ molto diffusa nel periodo tra il 1930 e il 1970, quando le principali modalita´ di trasmissione erano le trasfusioni di sangue o altre procedure che permettevano la trasmissione parenterale del virus. Successivamente, negli anni 1980-2000, la principale modalita´ di trasmissione di HCV e´ stata la tossicodipendenza per via venosa. "Pertanto e´ possibile individuare due coorti di pazienti con infezione da HCV- ha spiegato Di Marco- la prima e´ formata da persone nate tra il 1930 e il 1960, che attualmente hanno un´eta´ superiore a 60 anni, mentre la seconda e´ formata da persone nate tra gli anni 60 e 90". Sulla base dei dati epidemiologici, intanto, in Sicilia e´ stato attuato un programma di ´linkage to care´ dei pazienti con epatite cronica da HCV: "Circa 2/3 dei pazienti con malattia cronica da HCV hanno un´eta´ maggiore di 60 anni, sono conosciuti dai medici di medicina generale- ha sottolineato Di Marco- e devono essere avviati alla terapia attraverso il canale di collaborazione tra il territorio e i centri specialistici. È necessario poi organizzare altre modalita´ di accesso alla terapia antivirale per i pazienti che fanno parte della ´coorte anziana´, attraverso la collaborazione con le strutture sanitarie periferiche (farmacie, Croce Rossa e organizzazioni di volontariato)". Quanto ai pazienti della ´coorte giovane, la maggior parte ha avuto nel passato comportamenti a rischio e quindi e´ necessario "progettare degli interventi nelle strutture sanitarie dove questi pazienti sono ancora seguiti per le malattie correlate ai comportamenti a rischio", ha proseguito ancora Di Marco. Ma l´obiettivo della Rete HCV Sicilia e´ anche quello di attuare, in collaborazione con i direttori delle carceri, i medici e gli infermieri, un progetto che prevede lo screening, la diagnosi e il trattamento dei detenuti direttamente dentro i 23 istituti istituti penitenziari della regione, che ospitano oltre 6mila detenuti. L´analisi delle patologie infettive piu´ frequentemente segnalate negli istituti di pena indica infatti che l´infezione da HCV ha la maggiore: i dati epidemiologici piu´ recenti in Italia descrivono una prevalenza dell´infezione da HCV tra il 5% e il 10% dei detenuti. "Uno studio eseguito nei due carceri di Milano (Opera e San Vittore) nel 2018 e coordinato da Roberto Ranieri- ha raccontato il responsabile scientifico della Rete HCV Sicilia- riporta una prevalenza del 9.2% su 2.300 detenuti esaminati, mentre tra i 1.100 detenuti del carcere Lorusso-Pagliarelli di Palermo, esaminati in uno studio del 2019 da me coordinato, la prevalenza era del 5.4%. La prevalenza dell´infezione e´ superiore al 25% nei detenuti che hanno una storia di tossicodipendenza e praticano la terapia sostitutiva con metadone o farmaci simili". In conclusione, l´infezione da HCV e le malattie epatiche correlate sono diventate un problema di sanita´ pubblica da affrontare e risolvere con un progetto di collaborazione ampia e multidisciplinare. In tale contesto la Regione Sicilia, che si e´ dotata di una efficiente e consolidata Rete per la diagnosi e la cura dell´epatite cronica da HCV, puo´ essere un modello trainante e replicabile su tutto il territorio nazionale. "In Sicilia sono attivi 51 Ser.D. distribuiti in tutte le ASP provinciali- ha ricordato Di Marco- e quindi in grado di attuare un progetto di screening, linkage to care e gestione della terapia dei tossicodipendenti in trattamento sostitutivo e delle altre persone che hanno dipendenze patologiche. Nello stesso tempo nelle 9 ASP provinciali della Sicilia sono presenti 32 centri della Rete HCV abilitati alla prescrizione della terapia per l´epatite C. La collaborazione tra le due reti assistenziali e´ naturale e deve essere attiva". È dunque questa, secondo gli esperti, la strada giusta da intraprendere per raggiungere l´obiettivo di eliminare definitivamente in Italia il virus dell´epatite C entro il 2030, cosi´ come indicato dall´Organizzazione mondiale della Sanita´, puntando ad una maggiore ´emersione del sommerso´: "Secondo le ultime stime nel nostro Paese circa 280mila persone non sanno ancora di avere una malattia cronica di fegato da HCV. Molte non conoscono poi la disponibilita´ di terapie efficaci o non hanno la possibilita´ di accedere ai centri specialistici che erogano la terapia antivirale". A livello nazionale, infine, la recente pubblicazione del decreto del ministro della Salute, che garantisce uno screening gratuito dell´infezione da HCV ai cittadini nati dal 1969 al 1989 alle persone seguite dai Ser.D. e ai detenuti in carcere, secondo la Rete HCV Sicilia "facilita il progetto di eliminazione del virus e incoraggia le autorita´ sanitarie regionali, i dirigenti dei servizi territoriali, i responsabili della sanita´ carceraria, le organizzazioni scientifiche, le associazioni di volontariato e tutti i medici specialisti che si occupano della diagnosi e cura dell´infezione da HCV a ´fare squadra´ per raggiungere gli obiettivi proposti". E se la pandemia da SARS-CoV-2 sta mettendo "a rischio" gli sforzi compiuti in questi anni dal mondo della ricerca e da tutti i professionisti sanitari, che "a diverso titolo" collaborano in network per sconfiggere l´epatite C, ora e´ necessario "mantenere alta la guardia per garantire la continuita´ assistenziale e la cura da parte di tutte ´le forze in campo´", ha concluso Di Marco.
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