Inserita in Un caffè con... il 02/12/2020
da Cinzia Testa
Un’analisi sul mondo della scuola pre e post DaD
La didattica a distanza si è inserita giorno dopo giorno nella quotidianità di questo 2020 portando con sé pareri discordanti. Abbiamo intervistato un docente con esperienza pluriennale, il prof. Barbaro, insegnante di Lettere, per capire i suoi pensieri a riguardo e per chiedergli un´analisi della scuola pre e post DaD
Professor Barbaro, vuole analizzare con noi i pro e i contro della didattica a distanza? Qual è la sua opinione?
Partiamo dal presupposto che la didattica dovrebbe essere in presenza perché così è nata e così permette un confronto faccia a faccia con l´alunno, ma non per questo si deve immaginare la didattica a distanza come uno strumento distruttivo o deleterio. Chi parla di disastro o di danni irreparabili probabilmente parla senza cognizione di causa. Per i più piccoli sicuramente è una situazione delicata, innegabile, ma per quanto concerne i liceali non trovo la DaD così problematica come la si racconta. Io ho fatto una piccola indagine tra i miei allievi e posso dire di non averli trovati affatto distrutti o alienati. Molti addirittura dicono di preferirla, per esempio per la flessibilità di orario delle lezioni o per il fatto che si tagliano i tempi impiegati per raggiungere la scuola che, come dire, sono un po´ una perdita di tempo per loro. Per quanto concerne la socializzazione, altro aspetto molto dibattuto, beh, io credo che, in primis, a scuola si dovrebbe andare per imparare e non per giocare, ridere o ballare. E poi non dimentichiamo la necessità di mettere al primo posto la sicurezza in un momento emergenziale come questo. Nello spazio di una classe, oggi come oggi, in qualsiasi ufficio pubblico non fanno entrare più di due persone mentre da noi ne fanno entrare 21. Mi spiega lei dov’è la sicurezza? È chiaro che non c’è. Allora diciamocelo chiaro, cos´è meglio, venire a scuola in questa situazione di incertezza o adeguarsi alla DaD evitando di ricamare sui possibili traumi che può comportare? Ribadisco che la didattica in presenza è tutta un´altra cosa, perché è ovvio che si può osservare con il linguaggio del corpo, uno scambio più attivo, ma fare didattica a distanza non vuol dire per forza creare problemi e disagi.
Non è che con la DaD si corre il rischio che i ragazzi si cullino studiando meno?
Guardi, io insegno da moltissimi anni e glielo posso garantire: chi non fa niente in classe non fa niente a casa. Ci sarà sempre l´alunno che tenderà a estraniarsi nonostante si faccia tutto il necessario per coinvolgerlo. Sebbene le teorie dicano tutt’altro, teorizzando un successo del 100%, solo chi vive la classe ne conosce il funzionamento. Insegnando al serale ho a che fare con molti adulti e abbiamo notevoli, come dire, difficoltà perché noi ci dobbiamo comunque relazionare con persone grandi che hanno una loro vita: le garantisco che ci sono quelli che non vogliono "sapere" ma è una è minima percentuale; se realmente lo si vuole ci si impegna a scuola ed anche da casa.
Però c´è gente che ha problemi oggettivi di connessione
Sì, questa è assolutamente una problematica, ma attenzione, non è un limite della DaD, ma dello Stato che non ha saputo provvedere ai bisogni dei suoi cittadini e non ha fornito gli strumenti per poter fare la didattica a distanza come si deve. Volendo dar per buono il primo momento in cui siamo stati colti tutti alla sprovvista, resta comunque il fatto che nei mesi successivi, anziché correre ai ripari si è data precedenza al bonus monopattino o ai banchi a rotelle, che non sta usando nessuno e che non servono a niente. Non sarebbe forse stato meglio fornire dei computer da dare in comodato agli alunni e fronteggiare le esigenze di noi insegnanti, che facciamo tutto a spese nostre e con i nostri mezzi?
E’ vero che con la Dad i professori lavorano di più?
Sì, assolutamente. Io accendo il pc alle 8 del mattino e lo spengo la sera dopo le lezioni. Eccetto l’intervallo per mangiare dedico le mie giornate interamente alla scuola, tra preparazioni delle lezioni apposite per la DaD, consigli di classe, riunioni dell’ultimo minuto a cui bisogna partecipare per forza di cose. Un lavoro veramente interminabile.
Non trova che la DaD sia particolarmente difficile per le vecchie generazioni di professori, che hanno dovuto tuffarsi nel mondo della tecnologia, trovandosi immersi in universi come classroom, google meet, etc.?
Concordo assolutamente con lei, ma come al solito le dico che la colpa è di chi avrebbe dovuto formare, al momento opportuno gli insegnanti con dei corsi seri. Io ho 64 anni e col computer ho sempre smanettato, per cui non ho avuto grossi problemi ad adeguarmi a queste novità, ma non posso dire lo stesso dei miei colleghi, che molto spesso mi chiamano per spiegazioni e chiarimenti. Io metto il mio sapere a disposizione con piacere, ma tutto ciò dovrebbe essere compito del datore di lavoro.
La ragione per cui il sistema scolastico italiano è in crisi? Parlo di cattedre vuote, precari storici che desiderano stabilità, etc…
Beh, invece di fare la cosa più logica, cioè quella di passare di ruolo la gente con anni di esperienza, si porta avanti l’idea di fare dei concorsi micidiali, equiparabili ad un terno al lotto. Io sono passato di ruolo al terzo concorso e ricordo perfettamente l’assurdità di certe prove, per non parlare del fatto che dopo anni di esperienza sulle spalle sono stato esaminato da gente con la metà dei miei anni e la metà della mia esperienza, perchè quando ti chiedono di fare un Uda in 15 minuti è evidente che questa gente in classe non è mai entrata. Per fare un Uda occorrono ore, eppure se non riesci nel tempo stabilito devi essere scartato e avanti il prossimo, una vera lotteria. Un altro spunto di riflessione è quello del rapporto tra competenze e conoscenze. Forse si parla troppo delle prime a discapito delle seconde. A mio avviso sarebbe utile riflessione su questo argomento.
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