Inserita in Politica il 28/10/2019
da Cinzia Testa
Fuga per la vittoria? Sinalp denuncia la distruzione della Sicilia ed il governo Musumeci cosa fa?
In questi ultimi anni si fa un gara parlare di fuga dei giovani siciliani dalla loro terra, si fa un gran parlare di giovani siciliani che non hanno più alcun interesse per il futuro e non studiano ne cercano lavoro, categoria questa inquadrata dalla cultura anglosassone con il termine neet (acronimo di not in Education, Employment or Training) Questi due fattori hanno innescato un meccanismo negativo che se non verrà fermato in tempo distruggerà la Società Siciliana per come la conosciamo e per come nei secoli si è sviluppata ed affermata. Il punto di non ritorno è quasi raggiunto, visto che già nel 2018 ci siamo aggiudicati ben tre primati: per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale la popolazione siciliana è scesa sotto i 5 milioni di abitanti, il tasso di mortalità è superiore rispetto a quello delle nascite, e l’emigrazione dei siciliani ha raggiunto i livelli massimi dall’unità d’Italia. Poi, per non farci mancare niente, la componente maggioritaria degli emigrati siciliani è composta da giovani laureati che abbandonano la loro terra in cerca di fortuna e miglior condizione sociale ed economica verso il Nord e verso altri Stati. I giovani laureati che emigrano dopo aver completato il percorso di studi universitari nel 2018 ha raggiunto una percentuale da “distruzione del sistema sociale” arrivando ad oltre il 30% dei laureati. Nella nefasta graduatoria nazionale dell’emigrazione di giovani laureati il record spetta a Caltanissetta con ben il 57% dei suoi laureati andati via, seguita da Enna, ed Agrigento. Per completare il quadro della morte del futuro della Sicilia, nei primi 4 posti della ingloriosa classifica dei giovani neet si piazzano le Province siciliane di Caltanissetta con il 48,2% di giovani neet, Catania con il 40,6%, Trapani con il 40,0% e Palermo con il 39,8%,. Un record assoluto che ci ha fatto vincere le medaglie d’oro, argento, bronzo e legno, complimenti alle amministrazioni regionali che negli ultimi 20 anni non hanno fatto assolutamente nulla per far rimanere i ragazzi in Sicilia ma anzi con la scusa di elogiare il sistema universitario “Erasmus”, sicuramente un lodevole progetto di integrazione e confronto sociale e culturale tra i giovani europei, hanno contribuito a “spingere” i nostri ragazzi ad andare via esaltando anche più di quanto meritino le mete estere dando sfogo a quella stupida ed insensata esterofilia intrinseca nella coscienza umana, per ataviche condizioni storiche, dell’italiano e del siciliano medio. I nostri politici cosa fanno concretamente per invertire la rotta? Cosa hanno fatto per gli otre 8.000 lavoratori della formazione professionale regionale, assunti prima e resi disoccupati dopo per volere, o per i capricci, della politica? Quali sono le strategie concrete e non i fumosi proclami emessi un giorno si ed uno no per la vera stabilizzazione dei 5.222 lavoratori ASU ed il riconoscimento dei contributi previdenziali figurativi a loro favore visto che da 23 anni questi hanno lavorato per la P.A. senza che gli sia mai stato riconosciuto un solo euro ai fini pensionistici? Come pensano di invertire la fuga delle imprese siciliane che, avendone la forza economica, scappano in altre parti dell’Italia per usufruire di infrastrutture e trasporti degni di questo nome? Come intendono affrontare le continue chiusure e fallimenti delle nostre piccole imprese che pur producendo beni e servizi di altissimo livello non sono competitive con le grandi multinazionali che stanno conquistando il nostro territorio? Come pensano di risolvere l’ormai “incredibile” storia della ex Fiat di Termini Imerese? Quando apriranno gli occhi per rendersi conto che siamo stati invasi dalla GDO straniera che impone i loro prodotti stranieri e rifiutano di esporre nei loro scaffali i prodotti siciliani e di aziende siciliane? I nostri politici sono mai entrati in un qualsiasi discount e constatare che, per esempio, nel reparto vini non esiste una bottiglia di una cantina siciliana? Ma la Sicilia non era la più grande produttrice di vini? O ricordiamo male? Quando la smetteranno di svuotare di contenuti e professionalità i nostri enti pubblici e parapubblici per potersi poi ergersi a salvatori della patria dichiarando di voler chiudere tutti quegli enti trasformatisi, nel frattempo, in stipendifici con la conseguente creazione di ulteriori disoccupati? Quando vorranno dare dignità agli “assistenti all’igiene personale” degli alunni disabili eliminando l’attuale filiera “regione, provincia, coop sociale, scuola” che così per come è strutturata fa lievitare i costi e contemporaneamente riesce anche ad offendere le famiglie dei disabili non applicando, nel suo complesso, il legitimo diritto all’integrazione normativamente previsto, e i lavoratori che ritengono di essere schiavi di scelte spesso soggettive e dettate da sensazioni personali di chi ha il potere di far lavorare o no un lavoratore, un essere umano. Quando vorranno aprire gli occhi sul sistema viario e ferroviario siciliano, di borbonica memoria, che anno dopo anno si va sgretolando e l’unica azione prevista è quella di transennare le parti non più fruibili lasciando ai siciliani l’onere di trovare delle soluzioni viarie alternative? Ci rendiamo conto che da quasi 5 anni la Regione Siciliana non è stata in grado di ricostruire un semplice viadotto sulla A19 di appena 270 metri che divide la Sicilia occidentale con la Sicilia orientale? Come mai a Genova, in meno di un anno giustamente, i nostri amici genovesi sono riusciti a eliminare le macerie, abbattere quel che restava del ponte Morando e dare il via alla realizzazione di un intero nuovo viadotto di “appena” 1.182 metri? Hanno leggi diverse? Hanno maestranze più brave delle nostre? O più semplicemente hanno politici con ancora un po´ di senso di responsabilità verso i propri concittadini? La Sicilia è una polveriera pronta ad esplodere in ogni momento se non si inverte realmente la rotta e vogliamo ricordare a chi ci governa che quasi tutte le rivoluzioni di popolo avute in Italia sono partite da questa isola.
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