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Inserita in Un caffè con... il 07/08/2019 da Cinzia Testa

Si continua a discutere sulla nomina delll’On.le Gozi, tesserato del partito Democratico, presso il gabinetto transalpino quale responsabile agli affari europei

Si continua a discutere sulla nomina delll’On.le Gozi, tesserato del partito Democratico presso il gabinetto transalpino quale responsabile agli affari europei.

Va precisato che nel maggio scorso Gozi era annoverato tra i candidati nelle liste di En Marche, il partito del presidente Emmanuel Macron. Sembra, sempre secondo lanci di accreditata stampa (Il Giornale del 29.7.2019), la quale riprende notizie del quotidiano francese Le Figaro – che per primo ha dato la notizia dell’imminente ingresso di Gozi al governo transalpino – che Gozi dovrà “monitorare la creazione delle nuove istituzioni europee e le relazioni con il Parlamento europeo in stretta collaborazione con il Segretariato generale per gli affari europei di palazzo Matignon“, sede del primo ministro francese.

Si tratta indubbiamente di un incarico fiduciario non solo ontologicamente importante, ma essenziale ai fini della tenuta di una leadership europea che il governo francese non si preoccupa più neanche di celare, la quale spesso si caratterizza per atteggiamenti economicamente aggressivi.

A questo punto sembrerebbe legittimo, da parte di un procuratore della Repubblica territorialmente competente, chiedersi quali “servigi” abbia reso il cittadino italiano Gozi, parlamentare, già facente parte dell’entourage della Presidenza del Consiglio dei ministri italiano, per meritare una siffatta promozione sul campo da parte del Governo Francese e prima ancora dal Presidente Macron.

La domanda sarebbe ancor più lecita, nella misura in cui il caso Gozi costituisce, a memoria, un precedente in termini assoluti nel panorama occidentale, e soprattutto perché Gozi abbia meritato un posto tra le fila dei candidati del partito di Macron nel maggio scorso. Già, perché se andiamo a valutare i requisiti essenziali per essere inseriti in lista in un qualsiasi partito francese al momento delle elezioni dobbiamo immaginare che tutti i canditati abbiano fatto giuramento di fedeltà nel servire gli interessi del proprio paese, come è normale in tutti i paesi del mondo.

A maggior ragione il giuramento di fedeltà è richiesto ai componenti del governo. E come si concilierebbe tale giuramento di fedeltà al governo e alla repubblica francese con quello che è stato prestato al governo e alla Repubblica Italiana ? Possiamo immaginare una Theresa May che giura fedeltà al governo tedesco? Certamente no. Infatti non vediamo e non vedremo mai – si ritiene – nessun cittadino inglese, neanche di rango istituzionalmente inferiore a quello rivestito dalla May, sedere tra i banchi del governo tedesco.

Allora, cosa è accaduto con l’On.le Gozi? La domanda è d’obbligo se pensiamo che per ottenere la Legion d’onore francese, ambita onorificenza di fatto di gran lunga superiore ad un incarico governativo, occorre, sia cittadini francesi sia stranieri, vantare meriti straordinari nella vita militare o civile. In pratica, nell’uso corrente, l’ordine è conferito, oltre che a militari, anche a imprenditori di alto livello, impiegati di alto livello della pubblica amministrazione francese, campioni sportivi, come pure a persone che hanno collegamenti con la parte più alta del potere esecutivo.

Si legge su Wikipedia, a proposito dell’On.le Gozi:

“….Onorificenze Ufficiale della Legion d’onore
— Parigi, Presidente François Hollande, gennaio 2014….”
E’ lecito per il cittadino, prima ancora che per un procuratore della Repubblica, chiedersi: “L’On.le Gozi ha mostrato meriti straordinari per meritare tale onorificenza?” La risposta non può che essere affermativa, se si considera che il cittadino ITALIANO/parlamentare Gozi, ad esempio il 28 febbraio 2014, un mese dopo il conferimento della Legion d’Onore Francese, è entrato a far parte del governo Renzi, venendo nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee e al coordinamento, con il ministro degli Affari Esteri, delle attività inerenti al semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea.

Quali dossier, soprattutto economici e riservati, riguardanti asset strategici in cui possono aver avuto un ruolo aziende italiane, ha potuto trattare durante tale prestigioso incarico?

Da qui materiale perché della faccenda si possa potenzialmente interessare una Procura della Repubblica se non il settore del controspionaggio dell’Aise (già SISMI).

In quest’ultimo caso i motivi sono lapalissiani ed è ultroneo soffermarsi sul punto.

Nel primo caso rileva una potenziale violazione di condotte a tutela della personalità dello Stato.

I delitti contro la personalità dello Stato si caratterizzano per una forte anticipazione della tutela penale, considerata a volte al limite con il principio di necessaria offensività del fatto di reato, necessario presupposto perché la condotta in contestazione al soggetto agente possa connotarsi del requisito della rimproverabilità.

Ad esempio, l’Art. 241 c.p., facente capo al titolo dei reati citati, punisce la commissione di atti violenti diretti ed idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza o l’unità dello Stato.

È quindi prevista la punibilità di atti che solamente mettano in pericolo il bene giuridico tutelato dalla norma, rappresentato dall’integrità dello Stato, dalla sua indipendenza ed unità.

Ad ogni modo, il requisito dell’idoneità implica un necessario accertamento da parte del giudice circa il pericolo concreto che la condotta ha causato nei confronti del bene giuridico, sicché il requisito dell’idoneità va valutato secondo il procedimento della prognosi postuma ex ante.

Per quanto riguarda l’altro elemento costitutivo del reato, ovvero la violenza, essa va suddivisa in propria ed impropria. Per quest’ultima va intesa quando si utilizza un qualsiasi mezzo idoneo a coartare la volontà del soggetto passivo, annullandone la capacità di azione o determinazione.

Insomma c’è materiale sufficiente, ove l’Autorità Inquirente appurasse condotte di reato penalmente rilevanti, per dare la stura alla instaurazione di una commissione d’inchiesta su quanto sia diffuso il fenomeno di cittadini italiani con cariche pubbliche, insigniti da governi stranieri, che operano nell’interesse di chi ed in ossequio ai giuramenti di fedeltà a quale bandiera.

Si ritiene che il cittadino italiano, elettore del PD o meno poco importa, abbia diritto a risposte chiare – provenienti sia dalla Autorità Giudiziaria che dalla Politica – sulle problematiche esposte.


 

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