Inserita in Politica il 30/07/2019
da Cinzia Testa
Bonafede solo il cognome nella riforma della magistratura onoraria
Signor Ministro,
nel Suo intervento del 25 luglio scorso al Senato in seduta plenaria, la SV ha ancora una volta ribadito che “tutte le associazioni rappresentative della magistratura onoraria sono state costantemente informate sui passi portati avanti in CDM e quindi sono ampiamente informati”.
Teniamo ancora una volta a precisare, in senso contrario, che nel corso della riunione conclusiva del 7 marzo 2019 l’ On. Avv. Jacopo Morrone ha sottoposto alla nostra approvazione il contenuto di sole 3 slide, descritte come “linee guida” necessarie al superamento della riforma Orlando. Anche in quella sede abbiamo tenuto a precisare che tali linee fossero espressione meramente parziale delle proposte formulate dalle associazioni di categoria in sede di tavolo tecnico, dacché la fiducia di categoria sarebbe stata meramente “condizionata” alla valutazione del testo definitivo. Purtroppo, il testo presentato in CDM si è rivelato solo parzialmente aderente alle proposte condivise dalla categoria, (rivalutazione dei criteri di incompatibilità, reiterabilità dei mandati) mentre per il resto evidenziava una serie di norme, omissioni o difformità rispetto agli accordi che per le scriventi sono assolutamente non accettabili.
L’indennità fissa e le conclusioni raggiunte al tavolo tecnico e proposte dal Ministero.
Si contravveniva alla promessa contenuta nelle slide di contenere la base imponibile della remunerazione fissa nella misura del 60%, aumentandola invece all’80%, si prometteva di ridurre anche la base contributiva omettendo del tutto tale disposizione.
La previsione della doppia indennità per i magistrati onorari di Tribunale e per i Vice Procuratori Onorari solo al superamento delle otto ore.
Si è introdotta una norma assolutamente priva di legame con la riforma Orlando, ma soprattutto con la tematica affrontata in sede di tavolo tecnico, che assume i connotati di un vero tradimento della fiducia riposta nelle trattative.
La previsione dell’obbligo di presenza in ufficio oltre le otto ore per i soli magistrati onorari di tribunale che optino per la remunerazione a cottimo, pone gravissimi problemi di compatibilità dell’ incarico onorario con gli obblighi del pubblico dipendente e con la natura peculiare delle funzioni giurisdizionali esercitate da valutare nel senso della produttività e non nel senso della presenza in ufficio.
È singolare che la proposta di modifica dell’art. 4 del DDL ricalchi il limite delle otto ore giornaliere di cui all’art. 3 D.lgs. 66/2003, così come precisato con circolare del Ministero del Lavoro n. 8 del 2005.
Sostanzialmente, i magistrati onorari finirebbero per vedersi imporre il regime dei lavoratori dipendenti quanto agli orari lavorativi, senza le tutele proprie di tale categoria.
Il procedimento disciplinare.
Il Legislatore delegato, e così il governo giallo verde con il ddl prospettato dal Ministro Bonafede, hanno completamente disatteso l´articolo 1, comma 1, lettera l) e l´articolo 2, comma 11 della legge delega n. 57/2016, che ha graduato la responsabilità disciplinare del magistrato onorario mentre si è preferito livellare con unica sanzione disciplinare della revoca su presupposti assolutamente generici a tutto detrimento della certezza del diritto .
I trasferimenti dei magistrati onorari (mobilità).
Grave anche la mancata attuazione della delega da parte della riforma Orlando, e ora anche del ddl del governo giallo-verde, in ordine al procedimento del trasferimento ad altro ufficio di cui alla lettera g) comma 1 dell’art. 1 e del comma 8 dell’articolo 2 L. 57/2016.
La mancata lungimiranza sul piano dell’efficienza si tramanda all’attuale governo del cambiamento, che ha ignorato le ricadute negative sui singoli uffici giudiziari derivanti dalle scelte del legislatore delegato del 2016, come le incompatibilità sopravvenute, che, insieme ad altre cause di svuotamento degli organici effettivi dei magistrati onorari, non potranno mai essere ricolmate mediante la procedura di trasferimento.
IL trattamento dei Giudici Onorari di tribunale.
Persevera anche il governo del cambiamento nella colpevole omissione di ogni riconoscimento in termini di concreta remunerazione della produttività dei giudici onorari di tribunale, che continuano a non percepire alcunché per i milioni di provvedimenti che da decenni redigono extra udienza, e che anche in occasione del CDM di luglio hanno invano atteso un segno di riconoscimento.
E così, pur introducendosi la possibilità di scegliere il regime a cottimo, tale regime non prevede alcuna remunerazione per la copiosa attività extra udienza che duplica se non centuplica il lavoro del giudice onorario di Tribunale (preparazione della udienza, redazione dei provvedimenti conclusivi, ed endoprocedimentali), ed è persino oggetto di valutazione in termini di produttività ai fini della conferma o al contrario ai fini disciplinari.
Non è concepibile accettare oltre questo sfruttamento della sottocategoria senza adeguato riconoscimento economico!
Ma vi è di più.
Risulta tuttora priva di risposta la domanda di riforma delle nostre associazioni sul punto della:
-volontarietà dell’ufficio per il processo,
-sulla specificazione normativa del concetto di impegno come svincolato dalla attività di udienza e dalla presenza in ufficio,
-la garanzia di funzioni giurisdizionali autonome nel rispetto dei principi costituzionali in merito alla giurisdizione,
-la eliminazione dei limiti di competenza per i magistrati onorari già in servizio,
-l’adeguamento della cessazione dell’incarico alla età pensionabile,
- la riduzione delle risorse organiche,
- il diverso canale di pagamento che garantisca immediatezza e continuità su base mensile.
La necessità di interloquire su tali criticità ha condotto la UNIMO a richiedere una interrogazione a risposta scritta sotto il n. 4-03103 che giace ancora inevasa.
Chiediamo dunque che al più presto si giunga a calendarizzare il provvedimento approvato al CDM per aprire ad un nuovo efficace confronto con la categoria ad attualizzare la formula “salvo intese” rilasciata dal governo giallo-verde in quella sede.
Alla luce di queste brevi considerazioni, è decisamente destituita di fondamento la sua affermazione circa il consenso delle associazioni a tale provvedimento normativo offerto al Senato in composizione plenaria.
U.N.I.M.O.
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