Inserita in Politica il 23/02/2018
da Direttore
DI GIACOMO (RESPONSABILE SICUREZZA CIVICA POPOLARE-SEGRETARIO S.PP.): IN SICILIA C’E’ CHI HA GIA’ ORIENTATO IL VOTO DEI SICILIANI
Dichiarazione Aldo Di Giacomo Parlare di clima elettorale surreale in Sicilia è solo un eufemismo. Da giorni mi ostino a girare per i comuni del Collegio plurinominale Camera Sicilia 1-02 (Bagheria-Monreale-Marsala), dove sono capolista per Civica Popolare, il Collegio più esteso della Sicilia, per un totale di circa 900mila abitanti, ma mi sembra di essere un marziano che sul nostro pianeta crede ancora nel confronto con i cittadini e ancor più nella necessità di parlare in Sicilia di mafia, 41 bis, legalità e sicurezza per far arrivare a tutto il Paese messaggi chiari e forti di legalità. Persino leader nazionali di partito si sono limitati a qualche apparizione di poche ore in Sicilia e si sono guardati bene da usare la parola mafia con al massimo leggere sfumature in tema di sicurezza se non per usare i soliti luoghi comuni contro gli immigrati. Per il resto partiti e candidati sembrano volatilizzati. Se ci sono incontri elettorali, in verità ne conosco pochissimi, si svolgono in stanze al chiuso. Un silenzio asfissiante che dà peso all’allarme lanciato dal Ministro Minniti: “c’è il rischio che le mafie possono condizionale il voto libero e minacciare la cosa più importante in una democrazia". E come non dare credito all’allarme, lo stesso per altro già espresso in occasione delle elezioni regionali siciliane del 5 novembre, se la situazione che si è determinata è questa? Un allarme decisamente sfuggito, o per essere buoni sottovalutato, dai Service di intelligence che si sono limitati a mettere in guardia contro le “campagne di influenza”, concentrandosi sui sistemi informatici, che possono condizionare il voto del 4 marzo. E che senso hanno le parole contenute nella relazione finale della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi. "Cosa nostra è vitale in ciascuna provincia siciliana. In questi anni l´organizzazione ha mantenuto il controllo del territorio e gode ancora di ampio consenso, ed esercita tuttora largamente la sua capacità di intimidazione alla quale ancora corrisponde, di converso, il silenzio delle vittime. La morte di Totò Riina costituisce paradossalmente un ulteriore elemento attuale di forza. Cosa nostra - spiega la Relazione - è infatti libera di ridarsi un organismo decisionale centrale, e quindi una strategia comune, finora ostacolata dalla esistenza di un capo che, in carcere a vita al 41-bis, né poteva comandare né poteva essere sostituito. Andrà perciò attentamente monitorata la fase di transizione che si è formalmente aperta e che probabilmente subirà un´accelerazione a breve". Nel mio giro elettorale “tocco con mano” che nel sottobosco c’è chi ha già orientato il voto dei siciliani al punto che mi sono giunti, prima trasversalmente e poi direttamente, “inviti” ad andare via e ad abbandonare la campagna elettorale o comunque a non parlare di mafia. Ma io continuerò fino all’ultimo giorno utile a cercare il confronto con i siciliani: lo devo soprattutto a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi giorni, non mi hanno fatto mai mancare il loro affetto e sostegno, a testimonianza che i siciliani hanno una forte voglia di cambiare, di legalità autentica e quindi di non abbassare la testa. Il mio sentimento di gratitudine va a loro che mi hanno ospitato in casa ed accompagnato nel giro elettorale. Sarò anche l’ultimo sognatore di ideali e valori ma non è quello del clima surreale della campagna elettorale siciliana il Paese che riconosco come mio. E mi ostino a ritenere che la ricerca del nuovo Riina, che per me va fatta tra le donne dei mandamenti perché ci sono i segnali che tocca questa volta ad una donna assumere il comando, non si possa limitare ad una bella relazione e ad un buon auspicio
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