Inserita in Politica il 03/12/2017
da Direttore
“ERAM MARE” DI BALDO CAROLLO PRESENTATO AL COLLEGIO DEI GESUITI
Che ve ne sembra di questo sistema? Del sistema del mare? Del finito e l’infinito? Del silenzio solo intorno al sibilo fuggente di una mosca? Delle onde selvagge a perdita d’occhio? Dello scorrere del tempo? Il contenimento di passato, presente e futuro? La trasposizione di finitezza e infinitezza? Dell’alternarsi, davanti al mare si crespa, del giorno e della notte? Dell’essere e del non essere? Che ve ne sembra di questo destino atroce che ci trasforma, che polverizza il divenire delle nostre certezze? Del sole che fa biondo l’ampelodesma curvato dal vento? “Eram mare”, l’omaggio di Baldo Carollo al mare della Sicilia, la sua e la nostra, non contiene la verità ma racchiude per certo una qualche magia, che dal seno della realità si trasporta in quello del nulla. Quando la Providenza non dà spirito alla penetrazione, allora e solo allora, bisogna rinunziare all’opera sublime dello svolgimento del pensiero, alla conoscenza del come, alla creazione! La scienza, nel senso in cui questi assurdi sistemi l’hanno presa, ha tradito se stessa, ha tradito il proprio scopo, ne si riduce, in ultima analisi, ad illuminare le tendenze dell’uomo per fargli conseguire la maggiore felicità possibile che è appunto il suo fine. Ed allora, io, come uomo, avverto e «sento la divinità di un attimo che dentro sé contiene l’eternità, la divinità del mio corpo che contiene tutti i mondi». La realtà, infatti, avendo prima, nel proprio essere, la ragione della propria esistenza è. E in questo è la ripugna del passato e dell’avvenire, ma anche del presente. E in questo si concretizza, per un mare che è capace di sognare in qualunque momento e in qualunque circostanza, l’eternità. Vero è che ad essere felice, come pressantemente ci ricorda Baldo Carollo, il conoscere solo non basta, poiché è anche operare, ma è vero anche che gli atti s’informano anche dalle conoscenze, e le conoscenze s’iniziano dalle idee dominanti di un sistema? Un sistema che, anche se è il mare a sintetizzarlo e idealizzarlo, essendo vero e giusto, può dare idee rette e giuste, e la rettitudine e la giustezza delle idee influisce potentemente sulle intenzioni e sulle opere, le quali poi sono quelle che conducono l’uomo alla felicità che ardentemente desidera. Un sistema falso vi darà effetti diametralmente contrari. Felicità che, come la tristezza, sono puri atti di egoismo. L’egoismo nella volontà è stata la sorgente che ha bruttato la purezza della verità, che l’ha resa, in diversi tempi, mostruosa nei diversi miti e nelle forme più o meno inette e ridicole. È l’egoismo che ha corrotto il cuore umano che è divenuto lordato dalle più sozze passioni. E l’uomo torna in silenzio. «Tutto è illusione anche il pensiero, anche la preghiera, devo farmi vuoto, così vuoto da essere solamente Essere» ribadisce con forza l’autore Baldassare Carollo per invitare l’uomo, quello che legge e quello che ascolta il mare, ad aprire «le porte dell’aldilà». Baldassare, l’autore brillante di “Eram mare”, è certo che un sistema completamente falso non può darsi agli altri e neppure al mondo, perché la falsità totale equivale al nulla della verità. Evidentemente il Nostro si chiede se vi è, dunque, qualche elemento vero, qualche elemento confuso con elementi falsi, cioè supposti e non reali; oppure se l’elemento vero non è bene analizzato sino alle ultime sue possibilità. Certo egli è certo che il sistema risulta falso ed incompleto e che le conseguenze, se sono legittimamente dedotte, debbono risentirsi dell’indole dei princìpi: la storia del mare e del suo mutevole presentarsi e rappresentarsi, conferma questo enunciato; «corde fradice nell’andirivieni torbido e nulla facente dell’onda» con insistenza ribadisce il professore Carollo, alla ricerca d’una fluidità di pensiero, facilitata proprio dall’assenza del punto, in tutta la narrazione della loquacità della sua coscienza. Per evitare gli errori che provengono da un falso sistema, Baldassare Carollo fa si che il rimedio da adottare, prostrato l’animo al mare, sia la via che porti alla radice del male, e perciò al terzo elemento di relazione, nell’attuazione della psicologia e dell’ontologia; l’uomo, innanzi al mare (come lo è, costantemente Baldo Carollo nel suo fluire), entra in contatto con elementi molteplici e si stringe all’ontologico per quanto è, a lui, più possibile, notomizzando i fatti, diffidando dalle sensazioni; e lì, li replica e li paragona col presente e col passato. In un continuo vorticoso ed elicoidale viaggio nel sé che diventa altro e che ritorna a sé. Il sistema più conforme all’ordine reale delle cose, dunque è un sistema del “mare” (come pare suggerire Baldo Carollo) che, abbracciando tutti i fatti dello scibile umano, riunendoli, confrontandoli e ordinandoli, ne deduca i princìpj reali alla stregua degli elementi da cui sono tratti, che, sollevandosi da questi dati noti e irrecusabili fino all’ultima loro ragione, vada di fronte la realtà. E poi, dal punto supremo della sua altezza, scorge com’ella, senza salti alcuno, generi tutta l’estensione dalla umana scienza; un sistema in fine che arrivi coll’impadronirsi di un principio unico generalissimo, il quale mentre il prodotto dello scibile è intero, poscia ritornando sui propri passi, ne divenga la divisa unica, la misura più certa, la radice più estesa, la sorgente universale. Innanzi a questo principio i mari tutti si passeranno a rassegna, la parte pura sarà dall’impura distinta, e come ci atterremo alla prima, così rigetteremo la seconda. L’opera dell’Ecclettico che unisce le parti dei più contrari dei sistemi e l’opera più nobile dell’uomo, sono, entrambi, innanzi al mare che, fornito di un principio unico ed infallibile, accoglie tutti i sistemi che gli si presentano ad esso, e li avvicina, e li giudica nella identità, li accoglie, e nella dissimiglianza li rimanda. Questo è “Eram mare” del prof. Baldassare Carolo a cui va il mio grazie per avere dato il via ad una nuova speculazione filosofica, “quella del mare” che era, nel suo molteplice divenire che ci sfugge e che si impone di rincorrere.
|