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Inserita in Cultura il 10/11/2017 da Direttore

Carini (PA): sperimentazione didattica e organizzativa secondo il modello di Raffaele Ciambrone al plesso Vanni Pucci dell’I.C. Renato Guttuso

Carini
Anche in Sicilia, l’istituto comprensivo Renato Guttuso di Carini, guidato, da due anni, dal dirigente scolastico prof. Luigi Cona, aderisce alla sperimentazione didattica e organizzativa secondo il modello di Raffaele Ciambrone, il celebre pedagogista famoso per avere proposto nuovi modelli organizzativi che promuovono l’inclusione e il benessere, attraverso una didattica che non prescinda dalle valutazioni sull’impatto che l’ambiente di apprendimento esercita sugli studenti.

La sperimentazione (voluta dai docenti della classe terza, sezione A, della scuola Primaria, plesso Vanni Pucci), che è in attuazione nell’istituto della provincia di Palermo, a pochi chilometri dal luogo dell’attentato a Giovanni Falconi, pone il bambino al centro del processo di apprendimento.

È inutile negare i fatti: oggi, in particolare alle scuole primarie, ma anche un po’ alle superiori di primo grado, non si ammette alla classe successiva solo di rado. Se però almeno il lavoro viene fatto in maniera più approfondita a scuola, e se si è capaci di far crescere l’interesse e l’amore per la conoscenza, fornendo, contestualmente, nuovi strumenti per utilizzare le tecniche di apprendimento e acquisire nuovi stili cognitivi, le difficoltà dei bambini si riducono e li si aiuta a inserirsi meglio nella società. «Modi», sigla che sta per «Migliorare l’organizzazione didattica», è stato proposto dal pedagogista e funzionario del Ministero dell’Istruzione-Università-Ricerca Raffaele Ciambrone ormai in numerosi Uffici scolastici provinciali, anche a seguito delle richieste avanzate dalle singole scuole.

Il progetto, immediatamente sposato dal lungimirante preside prof. Luigi Cona, prevede le lezioni in classe il mattino (o, come nel nostro caso nelle prime quattro ore del mattino), attività di laboratorio nel pomeriggio (o nella seconda parte della mattinata) e poi tutti a casa senza compiti. Anche se l’operazione è partita in sordina, ora i numeri sono destinati ad aumentare.

Lo scorso anno sono stati 41 gli istituti comprensivi coinvolti nel progetto, per un totale di 520 insegnanti (133 di sostegno) e 4564 allievi. Numeri che adesso sono lievitati, vista la soddisfazione dei presidi che già hanno a che avuto a che fare con «Modi». Ad oggi hanno dimostrato interesse altre 46 classi delle primarie e 30 della secondaria di primo grado, facendo salire a 14 il numero degli istituti comprensivi coinvolti.

La sperimentazione prevede di abbandonare la tradizionale e rigida modalità organizzativa, che vede l’alternarsi continuo degli insegnanti, a favore di un maggior rispetto dei cicli di apprendimento dello studente.

Interrompere un argomento per riprenderlo due o tre giorni dopo, se non la settimana successiva, secondo Ciambrone significa per l’allievo stratificare contenuti non coerenti tra loro, con la conseguenza di un eccessivo sovraffaticamento cognitivo e, in generale, di un sovraccarico di lavoro.

Per questo la sperimentazione propone di affrontare un argomento senza interruzioni e di non abbandonarlo finché non è stato ben acquisito.

L’obiettivo del progetto è quello di mettere al centro dell’insegnamento il bambino/ragazzo. Che a questo punto a casa non dovrà fare altro che rielaborare in maniera personale quanto è stato fatto in classe.

Non compiti, dunque, a casa. Ma solamente rielaborazioni frutto del crescente, ne è certo Ciambrone, interesse maturo da parte degli alunni.

La proposta consiste in un nuovo “modello di programmazione dell’organizzazione didattica per la scuola primaria che, tra le sue caratteristiche principali, tiene conto dei ritmi di apprendimento degli allievi e alterna le attività intellettuali con quelle manuali” (Raffaele Ciambrone- Psicologia e scuola- novembre /dicembre 2016)

La sperimentazione prevede una nuova e flessibile organizzazione oraria delle discipline, per cui gli insegnanti avranno modo di lavorare per più tempo sullo stesso obiettivo: la proposta è quella di abbandonare la tradizionale e rigida modalità organizzativa nel corso della settimana, con la conseguente frammentazione degli apprendimenti, dal momento che ciascun docente, molto spesso, deve interrompere un argomento per riprenderlo due o tre giorni dopo, se non la settimana successiva.

“Il che significa, per l’allievo, una stratificazione di contenuti, non coerenti tra loro, che si differenziano di giorno in giorno e di ora in ora, con la conseguenza di un eccessivo sovraffaticamento cognitivo e, in generale, di un sovraccarico di lavoro”

(Raffaele Ciambrone -Psicologia e scuola – novembre/dicembre 2016)

Secondo la proposta organizzativa sperimentale l’orario di insegnamento dovrebbe essere “riformulato sulla base delle necessità dell’alunno piuttosto che sui programmi di studio, applicando i principi della pedagogia e della psicologia anche all’organizzazione didattica. L’esperienza condotta in diverse classi e scuole, ha consentito di elaborare un modello di programmazione fondato sulla suddivisione delle varie discipline in gruppi omogenei e sul loro svolgimento secondo “cicli ritmici”. Ciò può accadere “raggruppando in uno stesso periodo l’apprendimento di alcune discipline di studio” individuando cioè un ciclo letterario, uno scientifico e uno artistico.

Nella prima classe della scuola primaria, la suddivisione si può essenzializzare in questo modo:

Ciclo letterario: lettura e scrittura (più avanti: poesia, composizione, grammatica, storia);
Ciclo scientifico: aritmetica (più avanti: geometria, scienze naturali, geografia, scienze motorie).
Ciclo artistico e delle emozioni: arte e immagine, musica, educazione religiosa e creatività manuale (più avanti: educazione alla cittadinanza, educazione ambientale, educazione alle sensazioni e alle emozioni, educazione alla creatività relazionale e comunicativa).
“È fondamentale che le attività artistiche e manuali completino l’azione didattica. Per questo, i primi due cicli si alternano e il terzo (artistico) accompagna sempre, senza interruzione, il percorso didattico, affiancandosi ora all’uno ora all’altro ciclo.” (Raffaele Ciambrone - Psicologia e scuola – novembre /dicembre 2016)

Tale strutturazione permette agli alunni di consolidare le proprie le proprie abilità e di acquisire nuove competenze con tempi sempre più adeguati ai ritmi di apprendimento e alle capacità di ogni singolo individuo, favorendo così inclusione e benessere a scuola.

L´argomento trattato viene, di volta in volta, sviluppato e approfondito a livello interdisciplinare, in modo tale che l´apprendimento delle conoscenze sia oggetto di memorizzazione e di studio già in ambito scolastico. Per questa ragione non sono previsti compiti.

“L’alunno deve poter affrontare un argomento senza interruzioni e non abbandonarlo prima di averlo ben acquisito. Occorre inoltre rispettare i ritmi di apprendimento, immettendo con puntualità l’allievo nello studio di certi contenuti, senza sovraccaricarlo, e dando continuità all’azione didattica. Detto in altri termini, mentre il continuo altalenare di contenuti, quale attualmente si verifica, con metodologie, approcci e insegnanti diversi, genera frammentazione dei saperi e, di conseguenzadel processo di apprendimento, la possibilità di potersi soffermare su un tema, di approfondirlo, verificarne e valutarne l’acquisizione, genera progresso nell’apprendimento”.

(Raffaele Ciambrone - Psicologia e scuola - novembre /dicembre 2016)

L’obiettivo della continuità dell’azione didattica viene perseguito anche attraverso la flessibilità degli insegnanti che, che fermo restando l’ambito di competenza prevalente, programmano insieme le attività in modo tale che i reciproci interventi si completino piuttosto che contrapporsi.

Le aree di sperimentazione proposte sono quattro:

organizzazione oraria;
metodo di letto-scrittura;
grafica, disegno, acquerello e tempera, stili di apprendimento e tecniche di studio;
didattica delle discipline.
La sperimentazione dell’istituto Renato Guttuso pone, indubbiamente, la scuola tra le poche in Italia a fornire un nuovo modello organizzativo della scuola.

 

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