Inserita in Cronaca il 10/10/2013
da Marina Angelo
Rino Giacalone in quell´articolo diffamò l´ex sindaco Fazio, lo stabilisce il giudice
Venticinquemila euro. E’ quanto dovrà risarcire il giornalista Rino Giacalone all’ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio, oggi deputato regionale, per averlo diffamato nel 2007 su un articolo scritto sul portale «Articolo21-Liberi di». A deciderlo è stato il giudice Giovanni Campisi secondo il quale Giacalone all’interno dell’articolo ( il mancato conferimento della città onoraria all’ex prefetto di trapani Sodano) si focalizzava più sulla critica che sulla cronaca dei fatti. Se da un lato, dunque per Campisi mancherebbero i fatti oggettivi della cronaca (le motivazioni ) dall’altro si sarebbe superato il diritto di cronaca.
Un risarcimento simbolico visto che Fazio all’inizio di questa vicenda aveva detto che se ci fosse stato «sarebbe andato all’Associazione Libera, che, per sua scelta, ha deciso di rinunciare». Questa sentenza è comunque una doccia fredda per il giornalista che, amareggiato afferma di voler ricorrere in appello : «E’ una sentenza che mi suscita amarezza. Esporre giornalisticamente il racconto dei fatti, riportare come ho fatto ciò che è stato scritto in una lettera, nel caso specifico quella con la quale nel 2007 l’allora sindaco di Trapani avv. Fazio motivò all’ex prefetto Sodano il perch´ della mancata attribuzione della cittadinanza onoraria, può portare all´esito del quale oggi sono protagonista. Il giudice ha lamentato che nell´articolo in questione pubblicato sul sito di Articolo 21 manca la cronaca completa dei fatti e che si è travalicato il diritto di critica.
L’articolo, spiega il giornalista, voleva mettere in evidenza il fatto che dalle parti di Trapani si parla spesso e male dell’antimafia, sociale e giudiziaria, e Fazio in quella lettera senza dubbio alcuno stigmatizzava l’azione sociale antimafia.
E’ vero - continua ancora Giacalone - come ha sentenziato il giudice non ho fatto la cronaca completa di quella lettera, avrei dovuto scrivere e aggiungere che al sindaco Fazio non risultava che il prefetto Fulvio Sodano avesse mai svolto una azione a difesa dell’impresa confiscata alla mafia Calcestruzzi Ericina e però Fazio a Sodano voleva concedergli un encomio. Faccio ammenda: non gli ho mai chiesto per cosa secondo lui Sodano meritasse l’encomio.
La difesa di Sodano di quell’impresa, all´epoca dell´articolo risultava attestata da inchieste, oggi da sentenze passate in giudicato. Prendo atto della sentenza e certamente presenterò appello. Non sta a me sancirlo, non posseggo titolarità, sommessamente dico che oggi dinanzi a questa sentenza perde ancora più valore l’articolo 21 della Costituzione.
Infine- conclude Giacalone- mi corre l’obbligo di ringraziare la sezione di Trapani del sindacato dei giornalisti che si è costituita a mio fianco nel procedimento, l´associazione Libera che è stata sempre al mio fianco e il mio difensore, l’avv. Giuseppe Gandolfo»
E Fazio commenta: «Non sarei intervenuto nel dibattito “democratico” di chi intende la legalità a senso unico (per gli altri e non per se’) se non fosse necessario per ristabilire la verità dei fatti, fornire a chi è libero da condizionamenti o interessi di parte di farsi una sua idea. Le sentenze, prima di commentarle, - continua il deputato- si leggono e non si sparano giudizi affrettati. Si entra nel merito, se si vuole commentare, perchè dire di non voler entrare nel merito vuol dire affermare che la sentenza non è corretta per il solo fatto che non corrisponde alle nostre aspettative, più o meno legittime.
E’ più legittimo dare del mafioso, assassino e stragista ad una persona, qualunque essa sia, manipolando ed occultando i fatti, o difendersi da tali accuse con gli strumenti che la legge dello Stato Italiano prevede? Che strumenti ha in un Paese democratico chi viene accusato di essere come un mafioso, assassino e stragista, a seguito di una manipolazione dei fatti, per difendersi? Se ciascuno di coloro che oggi – “senza voler entrare nel merito” – esprime solidarietà domani venisse pubblicamente accusato di essere mafioso, assassino e stragista, assimilato ad un pericoloso latitante, riterrebbe tale iniziativa corretta e non si difenderebbe?»
E il deputato Fazio continua «In quell’articolo, dunque, secondo il giudice, non è stato esercitato il diritto di cronaca, perchè non sono state fornite informazioni “complete, affidabili e precise” e le divergenze tra il contenuto della lettera e quanto scritto nell’articolo “non possono definirsi ne’ modeste ne’ marginali”. Non è stato nemmeno esercitato il diritto di critica, perchè le scelte operate dall’autore solo state quelle di riportare soltanto alcuni estratti della lettera, “assolutamente disancorati dal contesto in cui erano originariamente inseriti”, e di non fornire al lettore gli elementi “per avere una chiara percezione del punto di demarcazione tra la citazione della missiva e “critica” della stessa”, con l’obiettivo di “screditare il sindaco Girolamo Fazio accomunandolo al capo mafia latitante Matteo Messina Denaro”.
Per quel che mi riguarda, dice ancora Fazio, mi sono difeso, con gli strumenti della legge, da ciò che il giudice ha ritenuto non essere libertà di informazione. Evidentemente c’è chi pretende, ovviamente quando non direttamente coinvolto, che vi sia la libertà di denigrare le persone, con un’informazione non completa, affidabile e precisa, trincerandosi poi dietro alla “libertà di informazione”.
Se qualcuno dei “democratici” ritiene che farsi dare del mafioso, assassino e farsi assimilare nei comportamenti ad un pericoloso latitante, senza fornire informazioni complete, affidabili e precise, riportando fatti disancorati dal contesto, sia libertà di informazione, si faccia avanti, fornisca il suo nome e cognome e chieda che venga scritto un articolo in cui venga accusato di tutto ciò, nel nome della “libertà di informazione».
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