Inserita in Salute il 07/10/2013
da Marina Angelo
Italia rimandata in contraccezione, meglio in educazione sessuale
L´Italia è rimandata per l´accesso alla contraccezione moderna: è infatti terz´ultima in Ue. Solo il 22,4% della popolazione giovanile utilizza le metodiche attualmente sul mercato. In Italia, infatti, il 42% delle ´under 25´ non utilizza nessun medoto contraccettivo durante il primo rapporto sessuale. Il 43% è ricorsa al preservativo, l´1% a cerotto o anello, e solo il 14% alla pillola. Rispetto ad un´analoga ricerca del 2010, si registra un +5% di giovanissime che affrontano la prima volta senza utilizzare nessuna precauzione. La prima fonte di informazioni e consigli sulla contraccezione sono le amiche (76%), seguite dalla mamma (37%), ma è alta la percentuale di chi decide da sola (34%). Nel nostro Paese la contraccezione ormonale è utilizzata dal 16,2% della popolazione, un dato fra i più bassi in Europa. Fra le regioni, al primo posto si trova la Sardegna, seguita da quelle settentrionali (tutte sopra la media italiana ad eccezione del Veneto). Male Basilicata (7,4%) e Campania (7,2%).
Ma il Belpaese si prende una rivincita in fatto di diffusione dell´educazione sessuale (41,9%), piazzandosi a sorpresa tra gli Stati più virtuosi. È la classifica ´Barometer of Women´s Access to Modern Contraceptive Choice in 10 Countries 2013´, presentata al Parlamento europeo e oggi al Congresso nazionale dei ginecologi Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia) a Napoli.
In testa alla classifica delle nazioni più sensibili all´uso della contraccezioni tra i giovani c´è la Germania (73%), seguita da Paesi Bassi (69,6%) e Francia (67,2%). L´indadine è stata condotta dall´International Planned Parenthood Federation e ha preso in esame 10 Stati dell´Unione europea (Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Svezia), con l´obiettivo di offrire una panoramica internazione sulle politiche messe in atto dai vari governi in tema di diritto alla salute sessuale e riproduttiva e libero accesso ai moderni metodi contraccettivi.
In tema di salute e diritti sessuali e riproduttivi siamo quindi ancora lontani dai migliori, ma recuperiamo posizioni (quinto posto) nella graduatoria dedicata all´educazione sessuale tra i giovani.
«Non male - sottolinea Emilio Arisi, presidente della Società di medicina italiana della contraccezione (Smic) - per un Paese che è tra i pochi a non avere l´educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole. Questo grazie all´impegno di noi ginecologi e di insegnanti e volontari che danno il loro contributo con iniziative nelle scuole». In Italia la consapevolezza sulla disponibilità dei metodi contraccettivi moderni rimane, però, ancora molto bassa. «La pillola viene scelta nell´86% dei casi per la sicurezza - aggiunge Valeria Dubini, vice presidente dell´Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi) - ma siamo lontani dai Paesi virtuosi nei dati di utilizzo: in Italia solo il 16,2% delle donne la usa regolarmente, contro il 41,5% della Francia». Secondo Nicola Surico, presidente della Sigo, «quello relativo all´educazione sessuale è un dato molto positivo per il nostro Paese perchè gratifica gli sforzi profusi in questi anni dalle associazioni dei ginecologi italiani. Con “Scegli Tu” (www.sceglitu.it) siamo al fianco delle nostre giovani con l´obiettivo di promuovere una miglior cultura sulla sessualità».
«Vogliamo far sapere che la contraccezione ormonale è amica della salute riproduttiva - sottolinea Dubini - ma troppo spesso non si valorizzano i benefici della pillola, per esempio, su regolarità del ciclo, mestruazioni dolorose o abbondanti e la sindrome premestruale. I suoi punti di forza sono l´elevata sicurezza, l´alta tollerabilità, il ridottissimo impatto metabolico e la sua totale reversibilità. Tutte caratteristiche che la rendono l´alleata della salute di una donna, un metodo contraccettivo valido a tutte le età e particolarmente indicato per le giovani».
Per migliorare l´accesso alla contraccezione moderna nel nostro Paese, i ginecologi dal loro congresso nazionale lanciano un programma in 5 punti. «Sono 5 priorità che vogliamo mettere in pratica con il sostegno e il coinvolgimento delle istituzioni», precisano Surico e Arisi:
«Perfezionare la formazione degli specialisti, già a partire dalle università; introdurre l´educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole; migliorare la situazione qualitativa e quantitativa dei nostri consultori; condividere un´agenda della Salute per accompagnare le donne nelle diverse età della vita riproduttiva; migliorare l´assistenza post-partum e proseguire sulla strada intrapresa con il calo delle interruzioni volontarie di gravidanza».
«La contraccezione intrauterina è usata da più di 160 milioni di donne nel mondo - sottolinea Dubini - e rappresenta la via di somministrazione più diffusa al mondo. Ma se in Europa è utilizzata dal 15% delle donne, nel nostro Paese la percentuale di impiego è soltanto del 3-5% tra le donne in età fertile. In particolare, i contraccettivi intrauterini più innovativi, con rilascio locale di una bassa dose di progestinico, garantiscono un´efficacia reale del 99,9% e sono una soluzione molto pratica, perchè - conclude - non servono calcoli nè sforzi mnemonici. Inoltre presentano il vantaggio di non interferire con la sessualità».
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