Inserita in Cronaca il 05/10/2013
da Marina Angelo
Oggi a Trapani, un fiore in ricordo dei morti di Lampedusa
Erano in troppi per passare inosservati anche questa volta. Hanno fatto rumore spirando in silenzio. Piccoli uomini ma soprattutto piccole donne e bambini capaci di sorreggere il mondo con la forza che dimostrano nell’affrontare viaggi di quella portata, hanno fatto rumore mentre scivolavano lungo gli abissi del mare alla ricerca della salvezza e non più della libertà. Hanno fatto rumore perchè non erano 13 come quelli arrivati freddi sulle coste ragusane la scorsa settimana.
Questa volta erano più di 100. Ma quei morti rumorosi sono troppi sempre. Silenzioso è il nostro mare quando diventa un cimitero. Trapani si stringe al dolore di chi è riuscito a salvarsi. Di chi è rimasto a piangere i suoi morti.
«Contro le mafie dei trafficanti di uomini, contro ogni ingiustizia, per una legge giusta e solidale». E’ questo lo spirito con cui le associazioni trapanesi (aMalaTesta Circolo Arci – Trapani; Libera - Associazioni e numeri contro le mafie – Trapani;Trapani Cambia; Un´Altra Storia – Trapani) invitano la città di Trapani a partecipare numerosa alla manifestazione di affetto nei confronti di chi è rimasto.
L’appuntamento è fissato per oggi sabato 5 ottobre alle ore 19.00 dinnanzi il Palazzo Cavarretta, per percorrere il corso Vittorio Emanuele sino al porto di Trapani e deporre un fiore in acqua. «Questa tragedia è nostra.-scrivono- Questi morti sono nostri». Alla manifestazione parteciperà anche l’Amministratore apostolico della Diocesi di Trapani Alessandro Plotti
«E’ un dovere – ha detto mons. Plotti - condividere il ricordo solidale con chi ha perso la vita in questa tragedia immane e con chi ha continua a dimostrare generosità e solidarietà verso tutti i migranti come hanno testimoniato gli abitanti di Lampedusa e tutti coloro che hanno dato una mano per cercare di salvare tanti uomini e donne. La solidarietà e la generosità che essa suscita non è un’esperienza da vivere solo nelle situazioni di emergenza ma uno stile di vita che deve sempre più interpellare le nostre coscienze contro la cultura dello scarto»
Marina Angelo
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