Inserita in Cultura il 04/09/2013
da Marina Angelo
Calypso un progetto per prevenire i danni di eventuali sversamenti di idrocarburi a tutela dell’ambiente delle coste siciliane e maltesi
L’acqua è un bene prezioso, e dalle nostre parti, il mare è il nostro oro. Il monitoraggio continuo dello specchio acqueo del Canale siculo-maltese per prevenire i danni di eventuali sversamenti di idrocarburi a tutela dell’ambiente delle coste siciliane e maltesi con relativa valorizzazione e sviluppo socio-economico dei territori interessati. Sono questi gli obiettivi ed i benefici principali del Progetto ordinario Italia-Malta – La politica di coesione 2007-2013 “Calypso” che ha concluso la prima fase dopo due anni di progettazione, acquisizione, installazione, calibrazione e messa in funzione del sistema composto da tre antenne HF (una a Pozzallo in Sicilia e due a Malta a Ta’ Barkat e a Ta’ Sopu) per il monitoraggio delle correnti marine superficiali nel Canale di Malta con lo scopo di fornire dati sulle correnti superficiali utili ad ottimizzare gli interventi in caso di eventi di sversamenti di idrocarburi accidentali e deliberati.
Un progetto che ha visto l’Università degli Studi di Palermo – Polo territoriale universitario della Provincia di Trapani, rivestire un ruolo importante nello sviluppo ed attivazione del sistema che fornirà supporto per i prossimi 5 anni alle autorità competenti in caso di sversamento di idrocarburi nello specchio acqueo del Canale di Sicilia particolarmente vulnerabile a questi eventi poich´ interessato da un intenso traffico marittimo di petroliere.
Ed a La Valletta, nei locali dell’Old University Building di Malta e poi dell’Europa House dell’Isola dei Cavalieri, il 29 e 30 agosto scorsi, si è svolto il meeting finale del progetto “Calypso” organizzato dall’University of Malta in collaborazione con Transport Malta, Armed Forces of Malta and Civil Protection Department.
A rappresentare l’Università di Palermo: il Sicilian focal point del progetto Calypso, Giuseppe Ciraolo; il docente Goffredo La Loggia, membro dello steering committee; il docente Vincenzo Liguori, il quale ha curato le relazioni con gli stakeholders; l’ingegnere Fulvio Capodici, esperto di rermote sensing e di sistemi di monitoraggio attivi; l’ingegnere Carmelo Nasello, esperto nel monitoraggio delle condizioni idrodinamiche dei corpi idrici; Alba Abbate, la quale ha curato gli aspetti organizzativi e tecnico-amministrativi del progetto.
Presenti ai lavori, tra gli altri, anche il ministro maltese per lo Sviluppo sostenibile, dell’Ambiente e dei Cambiamenti climatici, Leo Brincat; il prorettore dell’Università di Malta, Richard Muscat; il comandante della Capitaneria di porto di Gela, Emiddio Greco; il comandante della cooperazione marittima della Guardia costiera, Vittorio Pagotto; il leader del progetto Aldo Drago dell’Università di Malta; il ports directorate di Transport Malta, Richard Gabriele.
L’Ateneo di Palermo si è occupato di coordinare le attività dei partners siciliani e curare le relazioni con il capofila e i partner maltesi, sia dal punto di vista tecnico che amministrativo. Tale ruolo è stato fondamentale per il corretto funzionamento del progetto e per il raggiungimento degli obiettivi. Inoltre l’Ateneo di Palermo ha messo a disposizione le proprie conoscenze tecnico-scientifiche nel campo del monitoraggio tramite telerilevamento, nel campo della modellistica idrodinamica e della caratterizzazione idrodinamica dei corpi idrici.
A far parte del progetto ben otto partner: gli Atenei di Palermo e di Catania, Arpa Sicilia e Cnr di Capo Granitola per la Sicilia, mentre per l’Isola dei Cavalieri l’University of Malta, l’Authority for Transport, l’Armed Forces e Civil Protection Department.
ARPA in particolare ha rivestito un ruolo fondamentale nel progetto in quanto Ente territoriale proprietario del sistema. Da questo punto di vista il sistema può essere visto come una eccellenza nell’ambito dei sistemi di monitoraggio della Regione Siciliana.
I sistemi Hf-radar, ormai riconosciuti dall’Ente internazionale della comunicazione e denominati “radar” per il principio di funzionamento che prevede l’utilizzo di una tecnologia di tipo attivo (il sistema emette un segnale e ne registra l’eco ricevuto), non nuociono alla salute pubblica in quanto operanti nel campo delle radiofrequenze comunemente utilizzate per la trasmissione Tv o radio. Le potenze utilizzate dalla stazione di rilevamento sono di 40 watt di media durante il funzionamento con emissione di campo elettromagnetico ben al di sotto dei livelli massimi consentiti dalla legge quadro sulla Protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. La frequenza operativa del sistema d’antenna sarà di 13,5 Mega Hertz.
Nella foto i rappresentanti dei partner nei locali dell’Old Univesity Building of Malta
|
|
|
|
|
|
|