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Inserita in Cronaca il 25/11/2015 da REDAZIONE REGIONALE

PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO STORICO E DELL’AGENDA STORICA 2016 DELL’ARMA DEI CARABINIERI

PRESENTAZIONE
Nella mattinata, presso il Comando Provinciale di Trapani, si è svolta la presentazione sia del Calendario Storico 2016 dell´Arma dei Carabinieri, ispirato dal tema “I Carabinieri e le arti”, che dell’Agenda dedicata al centenario della Grande Guerra e a “I Carabinieri nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione”.
Il notevole interesse da parte del cittadino verso il Calendario Storico dell’Arma, quest’anno con una tiratura di 1.200.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere (inglese, francese, spagnolo e tedesco), è indice sia dell’affetto e della vicinanza di cui gode la Benemerita, sia della profondità di significato dei suoi contenuti, che ne fanno un oggetto apprezzato, ambito e presente tanto nelle abitazioni quanto nei luoghi di lavoro, quasi a testimonianza del fatto che “in ogni famiglia c’è un Carabiniere”.
Nato nel 1928, dopo l’interruzione post-bellica dal 1945 al 1949, la pubblicazione del Calendario venne ripresa regolarmente nel 1950 e da allora è stata puntuale interprete, con le sue tavole, delle vicende dell’Arma e, attraverso di essa, della Storia d’Italia.
Le tavole artistiche dell’edizione 2016 del Calendario Storico sono state ideate e realizzate sotto la direzione artistica di Silvia di Paolo.
Il filo conduttore che lega i mesi dell´anno è costituito dal connubio tra la figura del Carabiniere inserita nel mondo dell’arte.
Questo calendario, soprattutto nell’anno in cui la Bandiera dell’Arma dei Carabinieri è stata decorata dalla Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte, per la meritoria opera svolta a salvaguardia del Patrimonio Culturale Italiano e internazionale”, rende omaggio all’Arma rivisitando alcuni capolavori di sommi rappresentanti della pittura italiana ed europea che hanno preceduto, accompagnato e immediatamente seguito il periodo delle immani tragedie delle due guerre mondiali, in un percorso immaginario lungo gli oltre duecento anni di storia dell’Arma.


E’ così che, ricevuto dagli enti preposti il necessario assenso a reinterpretare le immagini delle opere prescelte con la tecnica della pittura digitale, ha preso forma questo progetto culturale, coerente con la finalità della pubblicazione di contribuire a diffondere la conoscenza dell’Arte e del Carabiniere nella sua evoluzione storica e nella sua dimensione umana e sociale
In copertina, l’emblematico segno distintivo dei Carabinieri - la fiamma - si staglia tra le volute geometriche e nitide d’ispirazione futurista, segno della solidità istituzionale nel tempo, riprese da un’opera di Giacomo Balla, nei colori che contraddistinguono la Bandiera italiana - il verde, il bianco e il rosso - l’Arma dei Carabinieri - il blu e ancora il rosso - l’azzurro del vessillo europeo e il celeste dell’ONU”.
Nella II di copertina troviamo due commenti all’opera, di Ferruccio De Bortoli, che sottolinea come “non stupisce vedere” i Carabinieri “in nessuna situazione, sono i nostri insostituibili compagni di viaggio, anche nell´arte come nella letteratura, nei racconti di Sciascia, di Soldati, di Carofiglio e tanti altri” e di Philippe Louis Daverio che evidenzia come l’Arma, in questa edizione, abbia “deciso di dialogare con il mondo dell’arte…con un intento ben preciso, quello di trasmettere il messaggio d’una sensibilità per il mondo delle arti che dell’Italia è un fondamento imprescindibili”.
Il percorso immaginario delle tavole del Calendario interpreta l’evoluzione dell’Arma dei Carabinieri nel tempo, disancorato dalla rigidità cronologica delle opere.
Parte da Giovanni Boldini, con una composizione intima, evocativa di un momento storico ottocentesco, nella quale, alla giovane donna e al figlio dipinti dall’artista, si affianca la figura caratteristica di un Carabiniere, marito e padre, espressione di eleganza e di composta proprietà formale.
Con Amedeo Modigliani, l’operazione assume dimensioni quotidiane: le sue figure esili e allungate, che esaltano tutti i valori umani, ci riconducono alla bellezza e alla semplicità delle forme tipiche dell’arte rinascimentale.
Nelle tinte forti di Henri de Toulouse-Lautrec è stato incastonato l’elemento uniformologico più caratterizzante del Carabiniere, il mantello foderato di rosso, coincidente con una lettura fatta già negli anni ‘20 del secolo scorso dalla rivista “L’Arma Fedele”: nella cornice di una riunione mondana il Carabiniere assiste impassibile alla coinvolgente festosità.
La figura del Maresciallo, attento e paterno tutore del territorio, con i colori intensi della campagna e i protagonisti della serena vita di provincia, caratterizza invece i personaggi e le atmosfere di Vincent Van Gogh.
Ecco, poi, il musicante visto col candore arcaico di Henri Rousseau. Quindi, la pattuglia che vigila sul tranquillo pomeriggio festivo della gente, come concepito da Georges Seurat.
Per Giorgio De Chirico, una scelta che certo sarebbe piaciuta anche a lui: nelle vesti di un Generale dei Carabinieri dell’800 è lo stesso pittore in sella ad uno dei suoi cavalli riccioluti, un autoritratto virtuale che va ad aggiungersi ai tanti da lui dipinti nel corso degli anni, in costume da torero o da gentiluomo del settecento.
Nella doppia pagina centrale l’opera “I papaveri” di Monet, uno dei massimi rappresentanti dell’Impressionismo, è rivisitata con la semplice aggiunta di una pattuglia di Carabinieri, la cui presenza appare protettiva e rasserenante.
Con Salvador Dalì solleviamo i piedi da terra e ci portiamo con la fantasia al livello del Surrealismo; la pittura del grande artista spagnolo è sembrata la più valida a essere coniugata, nella chiave delle sue invenzioni oniriche, con la figura del Carabiniere sposata al concetto dell’eroismo a difesa dei cittadini.
A seguire, una serie di tavole ispirate alle opere degli eredi della Scapigliatura, i Futuristi, che si proponevano di adeguare ogni espressione d’arte al dinamico divenire della civiltà industriale e delle sue città. Il “trionfante progresso delle scienze” ha trovato la sollecita risposta dell’Arma dei Carabinieri che, da allora, ha ancor più dato slancio allo sviluppo delle proprie strutture, con l’adozione di sempre nuovi procedimenti, strumenti e mezzi operativi. Il vivace dinamismo è rievocato, in queste pagine, con le successive interpretazioni dell’aderenza e della tempestività dell’azione dell’Arma.
Ecco, quindi, la caotica realtà metropolitana di Umberto Boccioni che, nella rivisitazione, si svolge sotto lo sguardo amico, protettivo e vigile di due Carabinieri, cui seguono le immagini, dipinte nel tipico stile futurista, di un’autoradio e di un Carabiniere motociclista, tratte da un’altra opera di Balla e da una di Mario Guido Dal Monte. Conclude Carlo Carrà, il più ermetico, ma anche il più discretamente simbolista della pittura italiana: al suo stile è affidata l’evocazione di un’Arma che, dotata dei mezzi della modernità, opera nel presente e guarda al domani con il saldo spirito di sempre.
Infine, il sereno e sognante surrealismo di René Magritte onora, con l’immagine più alta, l’Arma e i suoi Decorati: attraverso una porta sospesa nello spazio, una pattuglia di Carabinieri procede serena verso il futuro nell’adempimento del proprio dovere. E’ leggera e sicura, perché trae forza e determinazione dall’esempio di tutti quegli Eroi con gli stessi alamari che, evocati dalle decorazioni indicate nel cielo etereo, hanno tanto contribuito a dare lustro all’Arma e sicurezza agli italiani.

L’Agenda, invece, per il 2016 vuole rinverdire le vicende dell’Arma nel primo conflitto mondiale e nella guerra di Liberazione nell’anno in cui se ne celebrano il centenario e il settantennale.
I testi elaborati, recepiti in due diverse monografie, sono arricchiti dal brillante e originale contributo introduttivo di Mario Calabresi, per il primo conflitto mondiale, e di Aldo Cazzullo per la guerra di Liberazione e la Resistenza.
Calabresi peraltro ha acconsentito di riprendere in buona parte gli scritti di un inserto pubblicato lo scorso 19 luglio dal Quotidiano la “Stampa” da lui diretto, allorquando l’Arma ha commemorato a Gorizia i cento anni della 2^ battaglia dell’Isonzo nel corso della quale i Carabinieri combatterono all’arma bianca sulle pendici del Podgora per conquistarne quota 240.
Vicenda eroica ricostruita più nel dettaglio dallo storico Vincenzo Barbero in una dettagliata e scrupolosa rievocazione.
Il documento sulla Grande Guerra annovera anche un documento di grande interesse del giornalista Francesco Grignetti, dedicato alla mobilitazione dell’Arma e al suo impiego sul fronte operativo e su quello interno a tutela del territorio nazionale.
L’Immagine più plastica tratta dalla lettura della monografia riporta a quel 24 maggio 1915quando, a poche ore dall’annuncio dell’entrata in guerra, la Bandiera dell’Arma partiva per il fronte scortata da un plotone d’onore e dalla Banda della Legione Allievi Carabinieri. E’ il momento iniziale di tre anni di guerra durissima durante i quali l’Arma, insieme all’Esercito e alla Marina Militare, ha scritto pagine di eccezionale eroismo.
Al termine della 1^ guerra mondiale si conteranno 1423 Carabinieri caduti e oltre cinquemila feriti.
Nella prefazione alla monografia dedicata alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione, Aldo Cazzullo ha voluto emblematicamente ricordare due episodi che hanno avuto come protagonisti militari dell’Arma. Il primo, più noto, è quello del Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto che, con un gesto nobilissimo, si fa uccidere a 22 anni per evitare la rappresaglia dopo un attentato che non ha commesso.
Il secondo, meno conosciuto, ma ugualmente straordinariamente generoso, narra la vicenda dei Carabinieri di Fiesole, Fulvio Sbarretti, Alberto La Rocca e Vittorio Marandola che, al grido di viva l’Italia, il 12 agosto 1944 , caddero sotto i colpi nazisti per salvare la vita di dieci ostaggi di quella comunità a loro affidata.
Così fecero tra gli altri anche i Carabinieri, tra duemila e duemilacinquecento, che disarmati in virtù dell’ordine infame dato dal ministro per la difesa nazionale della Repubblica Sociale Italiana, e sollecitato dallo stesso Kappler, capo della Gestapo romana, furono catturati nella Capitale il 7 ottobre 1943 e l’indomani, non avendo accettato di abiurare il giuramento prestato al Re per passare a servire la Repubblica Sociale, furono tradotti in campi di internamento militare in Austria, Germania e polonia, neanche considerati prigionieri di guerra. Oltre 600 di loro non fecero mai più ritorno. I nazisti, è appurato, fecero questo per non incontrare pericolose resistenze nel rastrellamento, nove giorni dopo, di 1023 cittadini italiani ebrei di Roma, catturati e avviati ad Auschwitz. La guerra di Liberazione contò 2735 caduti e 6521 feriti.
L’Agenda si completa poi con una parte introduttiva nella quale sono tra l’altro riportate:
 alcune date importanti della storia dell’Arma, e succintamente descritti gli eventi ad esse correlati;
 l’elenco nominativo dei decorati dell’Arma, in particolare delle 121 Medaglie d’Oro al Valor Militare di cui 96 alla memoria, 142 Medaglie d’Oro al Valor Civile di cui di cui 69 alla memoria, 14 Medaglie d’Oro al Valore dell’Arma, di cui 4 alla memoria e 20 Croci d’Onore alle vittime di atti di terrorismo e di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero di cui 16 alla memoria.
All’inizio di ogni mese sono riportati i fatti e le curiosità avvenuti nello stesso periodo, cento anni prima.
Infine le tradizionali pagine di diario.

I TESTI: 

1) 2016 - Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri

2) 
Pubblicazione annuale iscritta al n. 324/88 R.S. 
del Tribunale di Roma il 3/6/1988
Editore: Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri
Presentazione: Gen. C.A. Tullio Del Sette
Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri
Direttore Responsabile: Gen. D. Ilio Ciceri 
Ca.S.M. del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri
Coordinatori: Gen. B. Maurizio Stefanizzi 
Col. Aldo Iacobelli - Col. Davide Angrisani
Art Director: Silvia di Paolo
Stampa: Cantelli Rotoweb (Castelmaggiore - BO)
Carta: “Fidelia” delle Cartiere Miliani di Fabriano in esclusiva per l’Arma dei Carabinieri

Immagine di copertina:
“Omaggio a Giacomo Balla”

3)
La sicurezza è il più prezioso dei beni indivisibili. Grazie all´Arma dei Carabinieri è storia condivisa e parte insostituibile dell´identità nazionale. Esprime fiducia. Riflette l´immagine migliore dell´Italia che c´è e funziona. Questo calendario è un grande classico. Lo troviamo un po´ ovunque. Appeso con orgoglio in uffici pubblici e luoghi privati. Quante fotografie avremo scattato, quanti momenti avremo vissuto con la sua presenza discreta. E quante immagini e video conserviamo con ritratti i militari dell´Arma dei Carabinieri, magari colti di sfuggita, custodi della nostra vita quotidiana. Loro ci sono sempre, anche quando noi non ce ne accorgiamo. 
Una presenza forte e discreta. Come quella che si può ammirare, in questa edizione, con la rivisitazione di alcune opere famose. Non stupisce vedere i Carabinieri nemmeno nel Monet del paginone centrale. E vogliamo pensare che, scorgendoli all´orizzonte, la giovane donna e il bimbo abbiano sorriso, si siano sentiti ancora di più a loro agio. Forse il De Chirico non avrà sorriso, visto il suo carattere, ma non importa. 
Ecco il significato originale di questa edizione del calendario. Non stupisce vederli in nessuna situazione. Sono i nostri insostituibili compagni di viaggio, anche nell´arte come nella letteratura, nei racconti di Sciascia, di Soldati, di Carofiglio e tanti altri. E se pensiamo solo al grande contributo che i Carabinieri ogni giorno assicurano anche nella tutela del patrimonio artistico nazionale, non vi sarà nessun artista che potrà invocare un´invasione di campo. Nessuno.

Ferruccio de Bortoli

Accompagnano la Storia del Paese da prima che fosse unito. Per un certo verso sono i Carabinieri più antichi dell’Italia stessa. Due secoli di storia non sono pochi! 
E se hanno tenuto la ribalta così a lungo è perché, oltre ad essere efficaci, sono anche bonari, capaci di sopportare non solo le fatiche della missione, ma pure l’ironia dei concittadini. I Carabinieri sono da sempre una parte imprescindibile dell’inconscio collettivo degli italiani. Ma sono pure parte naturale della coscienza nazionale e di questa hanno contribuito a scandire la Storia. Una testimonianza assolutamente unica nell’evolversi d’Europa è il loro Calendario, ogni anno diverso e da sempre simbolo d’un rapporto di forte simpatia con la Nazione. 
L’edizione del 2016 è assai particolare: ha deciso di dialogare con il mondo dell’arte. D’altronde non si tratta d’un esperimento fuori norma, in quanto sin dal 1969 esiste il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che ha svolto attività imprescindibile nella difesa del nostro vastissimo patrimonio artistico, recuperando opere trafugate, fermando il commercio illegale delle antichità, ritrovando le refurtive di dipinti e di mobili, di gioielli e di oggetti preziosi, di documenti e di libri rari. La pittura e l’Arma dialogano da lungo tempo. Così è nata l’idea d’inventare un percorso attraverso e nell’arte moderna inserendo in alcuni dipinti classici e noti ai più una serie di piccole e parziali trasformazioni surreali: i Carabinieri entrano nel dipinto. Ne è sorta narrazione, ironica e bonaria appunto, che vede le uniformi note a tutti gli italiani passeggiare fra i capolavori dell’immaginario, anzi nei capolavori. 
Certo, quello di quest’anno è innegabilmente un calendario atipico, ma cela solo apparentemente il suo desiderio didattico. Vi è nelle sue pagine un intento ben preciso, quello di trasmettere il messaggio d’una sensibilità per il mondo delle arti che dell’Italia è un fondamento imprescindibile. Siamo ciò che siamo, in quanto abbiamo l’onore e l’onere d’una eredità potente che dovrebbe continuare a plasmare il nostro carattere e il nostro futuro. Siamo in questo assai unici nel mondo, ed è corretto esserne coscienti per esserne fieri. Ed è giusto esserne fieri per trasmettere ai nostri eredi la medesima qualità del vivere e del vedere che ci hanno tramesso i nostri predecessori: è questo il modo migliore per preparare l’avvenire. 
Con leggerezza di spirito ovviamente.
Philippe Louis Daverio

3 didascalia)
“Pessimismo e ottimismo” (1923) di Giacomo Balla
Copyright © Giacomo Balla, by SIAE 2015

4)
L‘attenzione dei Carabinieri alle arti e, tra esse, a quella figurativa è in qualche modo un’inclinazione ancestrale dell’Arma, ricambiata da innumerevoli artisti che con le loro opere hanno onorato l’immagine del Carabiniere e i valori che esso rappresenta. E’ un rapporto suggellato dai successi colti dal comparto di specialità per la tutela del patrimonio culturale, attivo da oltre nove lustri. E perciò, nell’anno in cui la nostra Bandiera è stata decorata della medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte, in cui nuove iniziative proiettano sempre più questa nicchia d’eccellenza a difesa della civiltà italiana in un contesto internazionale, lo stesso anno in cui si è celebrato il centenario del primo conflitto mondiale e il settantennale della Liberazione, abbiamo pensato, con il Calendario storico del 2016, di rendere omaggio all’Arma rivisitando alcuni capolavori di sommi rappresentanti della pittura italiana ed europea che hanno preceduto, accompagnato e immediatamente seguito il periodo delle immani tragedie delle due guerre mondiali, in un percorso immaginario lungo gli oltre duecento anni di storia dell’Arma. 
Il suggerimento è scaturito dalla celeberrima opera impressionista di Claude Monet “I papaveri”; è bastato inserire una pattuglia di Carabinieri nel paesaggio solare immaginato dal pittore francese per infondere quel profondo senso di sicurezza e serenità che la vigilanza dell’Arma da sempre trasmette alle nostre comunità. E’ così che, ricevuto dagli enti preposti il necessario assenso a reinterpretare le immagini delle opere prescelte con la tecnica della pittura digitale, ha preso forma questo progetto culturale, coerente con la finalità della pubblicazione di contribuire a diffondere la conoscenza dell’Arte e del Carabiniere nella sua evoluzione storica e nella sua dimensione umana e sociale. Il Calendario, con gli autorevoli, originali quanto preziosissimi contributi di Ferruccio De Bortoli e Philippe Louis Daverio - che ha anche illustrato da un punto di vista artistico ogni singola opera - presenta un’Istituzione solida e al tempo stesso duttile e aperta al cambiamento che, oltrepassata la porta del secondo secolo di vita, fiera della sua storia, fiduciosa nei propri mezzi, forte dello straordinario patrimonio umano e valoriale posseduto, affronta con entusiasmo le sfide dei nostri anni, a tutela della legalità e della gente.
In copertina, l’emblematico segno distintivo dei Carabinieri - la fiamma - si staglia tra le volute geometriche e nitide d’ispirazione futurista, segno della solidità istituzionale nel tempo, riprese da un’opera di Giacomo Balla, nei colori che contraddistinguono la Bandiera italiana - il verde, il bianco e il rosso - l’Arma dei Carabinieri - il blu e ancora il rosso - l’azzurro del vessillo europeo e il celeste dell’ONU. Poi le tavole interne che, dalle atmosfere ottocentesche di una famiglia dell’Arma, attraverso i mesi dell’anno, ci portano alla visione moderna e tecnicista della tavola di dicembre, per concludere con il foglio finale, evocativo dello stato dell’Istituzione che si è già avviata, resa più ricca dalla presenza femminile, verso un luminoso futuro. 
Il percorso immaginario delle tavole interpreta l’evoluzione dell’Arma dei Carabinieri nel tempo, disancorato dalla rigidità cronologica delle opere. Parte da Giovanni Boldini, con una composizione intima, evocativa di un momento storico ottocentesco, nella quale, alla giovane donna e al figlio dipinti dall’artista, si affianca la figura caratteristica di un Carabiniere, marito e padre, espressione di eleganza e di composta proprietà formale. Con Amedeo Modigliani, l’operazione assume dimensioni quotidiane: le sue figure esili e allungate, che esaltano tutti i valori umani, ci riconducono alla bellezza e alla semplicità delle forme tipiche dell’arte rinascimentale. Nelle tinte forti di Henri de Toulouse-Lautrec è stato incastonato l’elemento uniformologico più caratterizzante del Carabiniere, il mantello foderato di rosso, coincidente con una lettura fatta già negli anni ‘20 del secolo scorso dalla rivista “L’Arma Fedele”: nella cornice di una riunione mondana il Carabiniere assiste impassibile alla coinvolgente festosità. La figura del Maresciallo, attento e paterno tutore del territorio, con i colori intensi della campagna e i protagonisti della serena vita di provincia, caratterizza invece i personaggi e le atmosfere di Vincent Van Gogh. Ecco, poi, il musicante visto col candore arcaico di Henri Rousseau. Quindi, la pattuglia che vigila sul tranquillo pomeriggio festivo della gente, come concepito da Georges Seurat. Per Giorgio De Chirico, una scelta che certo sarebbe piaciuta anche a lui: nelle vesti di un Generale dei Carabinieri dell’800 è lo stesso pittore in sella ad uno dei suoi cavalli riccioluti, un autoritratto virtuale che va ad aggiungersi ai tanti da lui dipinti nel corso degli anni, in costume da torero o da gentiluomo del settecento. Nella doppia pagina centrale la già citata opera “I papaveri” di Monet, uno dei massimi rappresentanti dell’Impressionismo, è rivisitata, come detto, con la semplice aggiunta di una pattuglia di Carabinieri, la cui presenza appare protettiva e rasserenante. Con Salvador Dalì solleviamo i piedi da terra e ci portiamo con la fantasia al livello del Surrealismo; la pittura del grande artista spagnolo è sembrata la più valida a essere coniugata, nella chiave delle sue invenzioni oniriche, con la figura del Carabiniere sposata al concetto dell’eroismo a difesa dei cittadini. A seguire, una serie di tavole ispirate alle opere degli eredi della Scapigliatura, i Futuristi, che si proponevano di adeguare ogni espressione d’arte al dinamico divenire della civiltà industriale e delle sue città. Il “trionfante progresso delle scienze” ha  trovato la sollecita risposta dell’Arma dei Carabinieri che, da allora, ha ancor più dato slancio allo sviluppo delle proprie strutture, con l’adozione di sempre nuovi procedimenti, strumenti e mezzi operativi. Il vivace dinamismo è rievocato, in queste pagine, con le successive interpretazioni dell’aderenza e della tempestività  dell’azione dell’Arma. Ecco, quindi, la caotica realtà metropolitana di Umberto Boccioni che, nella rivisitazione, si svolge sotto lo sguardo amico, protettivo e vigile di due Carabinieri, cui seguono le immagini, dipinte nel tipico stile futurista, di un’autoradio e di un Carabiniere motociclista, tratte da un’altra opera di Balla e da una di Mario Guido Dal Monte. Conclude Carlo Carrà, il più ermetico, ma anche il più discretamente simbolista della pittura italiana: al suo stile è affidata l’evocazione di un’Arma che, dotata dei mezzi della modernità, opera nel presente e guarda al domani con il saldo spirito di sempre.
Infine, il sereno e sognante surrealismo di René Magritte onora, con l’immagine più alta, l’Arma e i suoi Decorati: attraverso una porta sospesa nello spazio, una pattuglia di Carabinieri procede serena verso il futuro nell’adempimento del proprio dovere. E’ leggera e sicura, perché trae forza e determinazione dall’esempio di tutti quegli Eroi con gli stessi alamari che, evocati dalle decorazioni indicate nel cielo etereo, hanno tanto contribuito a dare lustro all’Arma e sicurezza agli italiani.
Gen. C.A. Tullio del Sette
Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri

4 didascalia)
“Forme Grido:viva l´Italia” (1915) di Giacomo Balla 
Copyright © Giacomo Balla, by SIAE 2015


5)
Maestro assoluto dell’eleganza in quella Belle Epoque che rimane tuttora il momento di massima opulenza  d’Europa, Giovanni Boldini, nato a Ferrara nel 1842, ebbe la fortuna 
d’un successo parigino che fu ben più che mondano. Egli plasmò il gusto dell’epoca e lo fermò nello svolazzo delle sue libere pennellate. Ecco che un Carabiniere si inserisce nel ritratto che Boldini realizza nel 1906 del giovane lord Ivor Charles Spencer Churchill, cugino del grande Sir Winston, l’eroe della Seconda Guerra Mondiale. Tutti appartenevano alla storica famiglia dei duchi di Marlborough. L’elegantissima mamma era l’ereditiera americana Consuelo Vanderbilt, moglie del duca. E il giovane ufficiale, elegante e fiero, appare assolutamente a suo agio.
5 MESE) GENNAIO
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In questa pagina, elaborazione di un particolare di “La Signora in Rosa” (1816) e, in alto, “Consuelo Duchessa di Marlborough, con il figlio Ivor Spencer Churchill” (1906) di Giovanni Boldini.
               
6)
Amedeo Modigliani, Modì per gli amici che abbreviano così il suo cognome e “maudit” nel senso vero dei poeti maledetti, non ebbe vita facile e morì a Parigi giovane trentasettenne come l’altro Amedeo, il sommo musicista Mozart. Era in verità figlio d’una buona famiglia ebraica livornese d’origine romana e di stampo risorgimentale. Suo fratello maggiore Giuseppe Emanuele fu eletto deputato nel 1913 e finì in esilio dopo l’affare Matteotti. 
Giuseppe in onore di Garibaldi, Emanuele e Amedeo in onore dell’Italia e di casa Savoia. E sicuramente in casa Modigliani sarebbe stato apprezzato il Carabiniere che ha preso il posto di Leopold Sborowski, mercante mecenate del pittore, visto che l’Arma era stata fondata sotto il regno di Vittorio Emanuele, figlio di Vittorio Amedeo III, e che le sue “carabine” furono essenziali nella spedizione di Garibaldi e dei Mille.
6 mese) FEBBRAIO
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In alto, “Ritratto di Leopold Zborowski”(1916) e, sullo sfondo,  elaborazione di “Lunia Czechowska” (1819) di Amedeo Modigliani.

7)
Questa composizione contiene la combinazione di varie fra le più note  affiches di Toulouse Lautrec, quella che raffigura il noto cantautore dell’epoca Aristide Bruand con la sua immancabile sciarpona rossa e quelle che rappresentano la ballerina di cancan Jane Avril. 
Sono queste immagini il sunto della parte al contempo popolare e colta della Belle Epoque. Il gioco dell’elaborazione però non si ferma qui: non siamo a Parigi perchè la linea d’orizzonte lascia apparire la Mole Antonelliana, il grande edificio torinese che celebrava gli entusiasmi per l’Unità d’Italia in quel Piemonte che aveva visto appunto nascere l’Arma dei Carabinieri.
7 mese) MARZO
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Sopra, “Aristide Bruant” (1892) e, sullo sfondo, un particolare elaborato di “Danza al Moulin Rouge” (1890) di Henri de Toulouse-Lautrec.

8)
Vincent van Gogh, l’ansioso artista dei Paesi Bassi, tentò di trovare la pace dell’anima nel solleone del mezzogiorno francese. 
La pace non la trovò ma vi scoprì l’incanto dei colori e la bonarietà delle genti che erano ben meno angosciate di quelle che aveva conosciuto nelle miniere del Belgio, quelle dove aveva vissuto inizialmente come predicatore prima di darsi esclusivamente alla pittura. Dal 1888 Van Gogh è ad Arles dove si mette a dipingere con entusiasmo, paesaggi, campi, luce. 
E si prende d’amicizia con un personaggio centrale della vita locale, il postino Joseph Roulin, che ritrae quasi con ossessione, lui e poi la moglie e i figli. La pacatezza di quell’uomo in uniforme che rappresenta lo Stato nel decentramento totale della provincia lo rassicura.
8 mese) APRILE
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Sopra, “Il postino Joseph Roulin” (1888) e, sullo sfondo, particolare elaborato di “Notte Stellata” (1889 circa) di Vincent Van Gogh.

9)
Henri Rousseau, detto il Doganiere Rousseau perché lavorava nell’ufficio del dazio di Parigi, era assolutamente consapevole della potenza della sua arte, e benché sia passato alla Storia 
come l’inventore del dipingere Naïf, era egli tutt’altro che ingenuo. 
Pare avesse detto a Pablo Picasso che erano loro due i maggiori pittori dell’epoca, lui nello stile moderno e lo spagnolo in quello egizio. 
Il che provocava nel doganiere un forte senso dell’ironia che ne spiega assai bene la rasognata visione della natura in fiore e quella sospensione estatica delle sue invenzioni. Sembrava egli già intuire le responsabilità future della salvaguardia d’un ambiente senza il quale la vita in terra perde ogni poesia, e forse ogni possibile sopravvivenza.
9 mese) MAGGIO
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Sopra, “Il Sogno” (1910) e, sullo sfondo, elaborazione di “Paesaggio esotico” (1910) di Henri Rousseau.

10) 
Le signore dell’Ottocento affrontavano l’estate con l’ombrellino: non era ancora di moda l’abbronzatura. Gli italiani lo chiamano così perché dovrebbe offrire l’ombra mentre i francesi lo distinguono dal “parapluie” che ripara dalla pioggia. 
E’ quindi evidente che nei dipinti estivi francesi non possa mancare, sia che serva alla mamma che passeggia nella campagna fra i campi nel dipinto impressionista di Claude Monet “I papaveri” (nella pagina centrale) sia che appaia fra le signore parigine che vanno a prendere il fresco lungo la Senna nel dipinto puntinista di Georges Seurat. 
Ma in un quadro come nell’altro, i Carabinieri vigilano e camminano secondo la consegna, in due.
10 mese) GIUGNO
10 didascalia)
Sopra, “Una domenica pomeriggio alla Grande Jatte”(1883-85) e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare di “La Grande Jatte” (1884-86) di Georges Seurat.

11)
Giorgio de Chirico, il padre della metafisica in arte, è anche noto per la passione che aveva nell’autoritrarsi: si poneva indiscutibilmente al centro del proprio mondo creativo. I suoi autoritratti subiscono sempre l’influenza della sua arte che tende a celare l’apparente per dare rilievo alla metafisica recondita delle cose. Molto legato a suo fratello che prenderà lo pseudonimo di Alberto Savinio spesso si presenta con lui, ovviamente in modo 
misterioso e celato: ecco il motivo delle tante coppie di cavalli sulle rive della Tessalia greca dove trascorsero la loro infanzia. Corrono e si esaltano fra le rovine d’un mondo antico che in loro si perpetua e si rigenera, oppure appaiono come i dioscuri Castore e Polluce, quelli della mitologia greca ma pure quelli archeologici ritrovati negli scavi durante il Rinascimento e posti a montare la guardia a Roma dinnanzi al Quirinale e sulla scalinata del Campidoglio.
11 mese) LUGLIO
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Sopra, “Cavalli in riva al Mar Egeo”(1963) e, sullo sfondo, particolare elaborato di “Piazza d’Italia” (1913) di Giorgio de Chirico.

12)
Uno degli spiriti innegabilmente più eccentrici del XX secolo, Salvador Dalì, disegnatore eccellente amico dei poeti e del grande regista Luis Buñuel, va oltre il surrealismo parigino a navigare nella fantasia totale del suo immaginario di dandy catalano. 
Uno dei suoi dipinti più drammatici è quello che descrive “La tentazione di Sant’Antonio”, realizzato nel 1946, l’anno successivo alla fine della Seconda Guerra, quando l’ansia era tangibile in tutta Europa, anche in una Spagna che era rimasta estranea al conflitto perché aveva già pagato il suo tributo di sangue con la guerra civile. 
Nella reinvenzione per il mese di agosto i ruoli si invertono ed è il prode cavaliere a controllare la scena. D’altronde ben si sa che i Carabinieri a cavallo fanno sempre un’eccellente figura.
12 mese) AGOSTO
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Sopra “La tentazione di Sant´Antonio” (1946), di Salvador Dalì.
© Salvador Dalí, Fundació Gala-Salvador Dalí, VEGAP, SIAE, 2015.

13)
E’ nella città che sorge la modernità ed è la città che affascina Umberto Boccioni sin da quando dipinge ancora da divisionista i quartieri nuovi che sorgono a Milano. Il pulsare e le tensioni che questa città nuova generano saranno uno dei temi suoi preferiti quando diventa uno dei protagonisti della pittura futurista. Il suo primo capolavoro assoluto è “La città sale”, una grande esaltazione dei lavori in corso negli edifici che stanno allargando Milano. L’anno successivo, nel 1912, dipinge le “Visioni simultanee”, quelle che il turbinio della città offre allo sguardo moderno che ne contempla dall’alto le strade, il traffico e le case. 
Tutto è movimento, colore e materia; tutto appare nondimeno coordinato. 
Ed è su questa città d’una Italia rinnovata che vigila una coppia di Carabinieri, anche loro coinvolti nella sua potente energia.

13 mese) SETTEMBRE
13 didascalia)
Sopra, “Visioni simultanee” (1911) e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare di “Stati d’animo II - Gli Addii” (1911) di Umberto Boccioni.

14)
I Carabinieri, si sa, sono sempre stati all’avanguardia 
e condividono il mito della macchina e della velocità, inconsapevolmente forse, con il Futurismo. Quale miglior riferimento allora di quello con “Velocità astratta”, la tela dipinta da Giacomo Balla nel 1913, la quale sembra già anticipare il Pronto Intervento d’oggi! Le linee forza che scandiscono l’immagine sono quelle della vettura che penetra l’aria e del suono che emette. Balla fu della velocità un cantore supremo e quando, ormai tranquillo padre di famiglia negli anni Quaranta del secolo scorso, guarderà le figlie che si preparano ad uscire, lui con l’evolversi dei tempi e dei modi tornato ad una pittura ben più figurativa, non potrà esitare ad intitolare il suo dipinto “Presto che è tardi!”.

14 mese) OTTOBRE
14 didascalia)
Sopra, di Giacomo Balla “Velocità astratta (è passata l’automobile)” del 1913 e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare della stessa opera. Copyright © Giacomo balla, By SIAE 2015.

15)
L’arte talvolta anticipa i tempi. Quella futurista ha questo destino segnato nel proprio nome addirittura.
L’autodromo Enzo e Dino Ferrari ad Imola è del 1953: eppure nell’antivigilia di Natale del 1906 nasceva ad Imola Mario Guido Dal Monte che diventa pittore futurista giovane ventenne dopo avere visitato la Biennale di Venezia del 1926 e s’innamora dei motori e delle motociclette. Erano gli anni nei quali le competizioni su due ruote a motore iniziavano ad entusiasmare tutta la gioventù. I Carabinieri hanno in dotazione le motociclette sin dagli esordi del secolo ventesimo e già  nel 1912 il Ministero aveva autorizzato gli ufficiali a guidarle per motivi di servizio.
Dopo la Prima Guerra marche italiane come Bianchi, Guzzi e Gilera divennero strumento quotidiano per l’espletamento delle funzioni. 
La moto iniziava a sostituire il cavallo.

15 mese) NOVEMBRE
15 didascalia)
Sopra, “Il motociclista” (1927) di Mario Guido dal Monte.

16)
Di otto anni più anziano di De Chirico, Carlo Carrà di quest’ultimo subisce l’influenza che gli fa dimenticare la pittura futurista e già prima quella divisionista per farne uno dei protagonisti di quella metafisica. Fu fondamentale il loro incontro nelle retrovie all’infermeria militare di Ferrara nel 1917: è lì che nacque il movimento che passerà alla storia come “Metafisica”. Carrà diventerà successivamente famoso per i suoi paesaggi urbani ma già in quest’opera rappresenta il rapporto fra l’essere umano e la città, le piazze e i loro misteri. Dalla visione pulsante e caotica della città futurista si passa così ad una rappresentazione sospesa e silente di quella metafisica dove il Carabiniere inserito nel quadro restituisce il senso di sicurezza che la solitudine sembra avere cancellato.

16 mese) DICEMBRE
16 didascalia)
Sopra, “Ovale delle apparizioni” (1918) e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare di “La loggia” (1942) di Carlo Carrà.

17) RICOMPENSE CONCESSE ALL’ARMA DEI CARABINIERI DAL 1814 AL 2015
18) ALLA BANDIERA
6 Croci di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia

Medaglie d’oro
3 al Valor Militare 
3 al Valor dell’Esercito
9 al Valor Civile
6 al Merito della Sanità Pubblica
5 ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte
1 ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte
2 ai Benemeriti dell’Ambiente
1 di Benemerenza per il terremoto del 1908
4 al Merito Civile
1 di Benemerenza per il terremoto del 2009

Medaglie d’Argento
5 al Valor Militare 
1 al Valor Civile Medaglie di Bronzo
4 al Valor Militare Croci di Guerra
2 al Valor Militare 

19) INDIVIDUALI 
46 Croci di Cavaliere 
dell’Ordine Militare d’Italia

Medaglie d’oro
121 al Valor Militare 
2 al Valor dell’Esercito
1 al Valor di Marina
14 al Valore dell’Arma dei Carabinieri
142 al Valor Civile
63 al Merito Civile
26 al Merito della Sanità Pubblica
2 ai Benemeriti della Scuola, 
della Cultura e dell’Arte
9 ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte
5 ai Benemeriti dell’Ambiente

Medaglie d’Argento
3167 al Valor Militare
16 al Valor dell’Esercito
22 al Valor di Marina
51 al Valore dell’Arma dei Carabinieri
2206 al Valor Civile
48 al Merito Civile
23 al Merito della Sanità Pubblica
37 ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte
6 ai Benemeriti dell’Ambiente

Medaglie di Bronzo
5732 al Valor Militare
14 al Valor dell’Esercito
42 al Valor di Marina
29 al Valore dell’Arma dei Carabinieri
3543 al Valor Civile
138 al Merito Civile
46 al Merito della Sanità Pubblica
132 ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte
2 ai Benemeriti dell’Ambiente
3616 Croci di Guerra e Croci al Valor Militare
20 Croci d’Onore alle Vittime di atti di terrorismo all’estero

didascalia)
A sinistra, “La risposta inaspettata” (1933) di René Magritte
Copyright © René Magritte, By SIAE 2015.



 

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Antonio su VIII GRANFONDO DELLE VALLI SEGESTANE:
Da 3 anni che partecipiamo a questa gara e ogni anno è sempre un´emozione incredibile, la gara è abbastanza dura ma la bellezza del paesaggio e gli innumerevoli single track, sono la ricompensa alla fatica. Una Granfondo diversa che ogni appassionato dovrebbe fare.


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